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Cherry Bank lancia la divisione special situations per sostenere pmi sane ma in tensione finanziaria. La guida Bosco – BeBeez


Giovanni Bossi

di Salvatore Bruno

Cherry Bank ha lanciato  la divisione Special Situations, la cui funzione è investire in aziende sane, ma temporaneamente in tensione finanziaria (si veda qui il comunicato stampa). L’istituto, che è la ex Banca delle Tre Venezie ed è oggi controllata e guidata da Giovanni Bossi (ex ceo di Banca Ifis), è già attiva nel credito distressed come investitore e gestore di portafogli di Npl.

La nuova linea di business è stata  affidata alle cure di Walter Bosco, dal 2020 associate partner di Arlington Capital Partners., una società americana di private equity specializzata in società di medie dimensioni e anche in operazioni di ricapitalizzazione. Bosco negli ultimi 25  anni ha accumulato una lunga esperienza nei settori del private equity, leveraged finance e special situations presso primarie banche e società di investimento con sede in Italia e nel Regno Unito.

La nuova divisione di Cherry Bank guarderà alle piccole e medie imprese che hanno perso l’accesso al credito tradizionale, ma che hanno le potenzialità per stare sul mercato. Cherry ne sosterrà lo sviluppo utilizzando strumenti diversi di sostegno scegliendoli caso per caso.

Ha spiegato Bossi: “Sarà un approccio necessariamente tailor made, perché è il tipo di sfida che lo richiede. Il team di special situations effettuerà, caso per caso, valutazioni sui business delle aziende con una consapevole assunzione di rischi di credito e operativi. È un settore in cui l’offerta bancaria è estremamente rarefatta. Viviamo un momento storico unico che richiede risposte nuove. Gli aiuti di Stato sono stati necessari in una fase di grande emergenza. Ma la pandemia, i cambiamenti di mercato e ora la crisi Ucraina hanno indebolito finanziariamente molte imprese. Un intervento finanziario risolutivo può contribuire a preservarne la capacità di produrre di ricchezza, ovvero occupazione e indotto, e creare un beneficio per tutto il sistema produttivo. Siamo già presenti nell’agevolare l’accesso delle imprese agli strumenti del PNRR: ora abbiamo una freccia in più”. 

Ricordiamo che Cherry Bank è dallo scorso marzo il nuovo nome dell’istituto di credito padovano Banco delle Tre Venezie (si veda altro articolo di BeBeez), nel quale è stato fuso per incorporazione il servicer Cherry 106 spa nell’ottobre 2021, dopo che le rispettive assemblee degli azionisti, svoltesi a settembre, avevano approvato con ampie maggioranze il progetto promosso da Bossi, oggi socio di maggioranza relativa con il 40,7% e, come ricordato, amministratore delegato della nuova realtà (si veda altro articolo di BeBeez). A seguito della fusione,  i preesistenti soci del Banco Tre Venezie  detengono oggi il 49% del capitale sociale della banca post-fusione, mentre gli ex soci Cherry 106 detengono ora il 51%, con appunto Bossi in maggioranza relativa.

Ricordiamo che Cherry 106 spa era la ex Cassiopea NPL, un intermediario finanziario iscritto al registro di Banca d’Italia di cui all’art. 106 Testo Unico Bancario (TUB), di cui Bossi aveva acquisito il 65% nel  novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2020 la società è poi cresciuta di organico nelle tre sedi di Roma, Milano e Padova e ha ampliato le aree di attività, dopo i settori degli Npl e della tecnologia applicata al credito (Cherry Bit, la piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da Cherry srl fondata sempre nel 2020 da  Bossi, si veda altro articolo di BeBeez), si sono infatti aggiunti i servizi legali con la nascita della società tra avvocati Cherry Legal (si veda altro articolo di BeBeez) e la compravendita di crediti fiscali, grazie al lancio, insieme a Banco BPM, della piattaforma fintech SuperB Cherry106, dedicata all’acquisto di crediti fiscali derivanti dagli interventi di riqualificazione energetica superbonus, ecobonus, sismabonus (si veda altro articolo di BeBeez).

Bossi aveva spiegato: “Con la fusione si prefigura la nascita di un operatore altamente specializzato e innovativo sia per modello di business sia per dotazione tecnologica, con una forte attenzione ai temi di tutela ambientale e in generale a tutto l’ambito ESG. L’obiettivo è proseguire l’attività bancaria di supporto alle imprese e agli imprenditori del Triveneto, ampliando l’attività con il supporto della digitalizzazione dei processi e l’intervento in settori che necessitano di un operatore rapido
nell’intercettare i bisogni del mercato, in grado di offrire qualità, velocità di risposta e servizio personalizzato. Sarà data particolare attenzione ai clienti privati nella gestione dei loro patrimoni, con focus sull’innovazione di prodotto e servizio. Centrale anche l’attività di acquisto e gestione di portafogli di crediti deteriorati, concentrando gli investimenti sul segmento unsecured, corporate e retail/consumer e su segmenti di portafoglio più difficili da trattare; attraverso un intensivo utilizzo della tecnologia, infine, si punterà ad aumentare la base clienti, diversificare le fonti di raccolta e fornire servizi di investimento innovativi”.

La nuova denominazione richiama la forte vocazione all’innovazione della nuova banca, con un’allusione al concetto di “cherry picking”, ossia alla capacità di selezionare le opportunità che creano valore per i clienti e per la banca. A fianco del nuovo nome, è stato realizzato un ampio progetto di restyling della corporate identity e l’elaborazione di un nuovo marchio. E’ stato inoltre ultimato il trasferimento di tutte risorse che operano su Padova presso gli uffici nel Net Center, ambiente moderno che favorisce l’integrazione, restano operative le sedi di Milano e Roma e tutte le filiali: Padova, Mestre-Venezia, Treviso, Vicenza e Verona.

Bossi aveva anche commentato: “Gli investimenti più importanti che faremo avranno l’obiettivo di valorizzare il patrimonio umano del nostro istituto, che conta 165 persone. Oggi il 21% ha meno di 30 anni e il 62% meno di 40 anni”. E ha aggiunto Bossi: “Abbiamo adottato un modello di governance innovativo e sostenibile e stiamo progettando il nuovo headquarter della banca, un edificio privo di barriere architettoniche e totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico, che sia anche un green HUB a disposizione delle aziende. Applichiamo i criteri ESG nella definizione del merito creditizio, con l’obiettivo di supportare la crescita di quelle imprese che, nel lungo periodo, producano positività nel sistema in cui operiamo; infine, come detto, mettiamo al centro della nostra strategia le persone. Le donne, in particolare, rappresentano il 49% del personale di Cherry Bank e per il 39% ricoprono ruoli manageriali”.

La banca ha chiuso il 2021 con una lieve perdita netta, 800 mila euro, contro un rosso di 5,6 milioni nel 2020, crediti verso clientela di 504 milioni di euro, un CET1 ratio di poco superiore al 13% e soprattutto un net NPE ratio dell’8,7% contro il 12% dell’anno precedente (si veda pag. 17 del bilancio 2021)

Il consiglio di amministrazione della banca, nominato lo scorso novembre, è composto da: Giuseppe Benini (presidente), Gabriele Piccolo (Vicepresidente), Stefano Aldrovandi, Bossi, Elisa Cavezzali, Laura Gasparini, Emanuele Leoni, Bruno Pedro Colaco Catarino, Marina Vienna (si veda qui il comunicato stampa).

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