FIRENZE – Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021.
A lanciare il grido di allarme sono state le associazioni CNA Toscana Centro, Confartigianato Imprese Pistoia e Confartigianato Imprese Prato, con l’iniziativa “CARO ENERGIA: NON SPEGNIAMO LE PMI – Imprese e artigianato stritolate dai costi energetici” tenutasi ieri presso la CCIAA di Prato e Pistoia che ha visto la partecipazione di oltre 150 imprenditori. Obiettivo dell’evento, un confronto diretto su un tema rovente con gli esponenti politici locali – sia quelli attualmente in carica sia quelli candidati alle prossime elezioni – per cercare soluzioni concrete e possibilmente immediate per sostenere le piccole imprese in questa fase drammatica.
All’iniziativa, guidata dai Presidenti delle tre Organizzazioni, Claudio Bettazzi (Cna), Luca Giusti (Confartigianato Prato) e Alessandro Corrieri (Confartigianato Pistoia) sono intervenuti: Bartalini Chiara (Movimento 5 Stelle), Fanucci Edoardo (Azione – Italia Viva), Mazzetti Erica (Forza Italia), Nannicini Tommaso (PD).
Ad aprire l’iniziativa, le testimonianze scioccanti di tre imprenditori che vedono la propria attività minacciata dai rincari in bolletta e sulle materie prime, da cui è emerso con chiarezza che mentre molte aziende stanno rallentando la produzione, altre stanno pensando di chiudere i battenti sfruttando, quando possibile, la via pensionistica.
Stando ai dati dei rispettivi Centri studi nazionali, i tre Presidenti di categoria hanno sottolineato come “è evidente che il peso di questi aumenti energetici rischia di mettere seriamente in lockdown energetico e produttivo migliaia di micro e piccole imprese.
Gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traducono in un maggiore costo, a livello territoriale, di 1,6 Mld di Euro, che in uno scenario di costanza dei prezzi fino a dicembre raggiungeranno i 3,1 Mld di Euro in più di oneri a carico delle imprese
La corsa senza fine dei costi energetici sta avendo un impatto devastante su molte filiere, dall’alimentare alla ristorazione, dalla carta alla meccanica, la chimica, il tessile, la gomma e la plastica, nessuna esclusa, filiere che sono fatte di moltissime piccole imprese che non possono trasferire sui clienti i maggiori oneri.
La congiuntura si sta rapidamente deteriorando: il fatturato dell’industria accusa il primo calo mensile dopo cinque mesi di aumenti consecutivi, la produzione industriale mostra una tendenza negativa nelle ultime due rilevazioni e nei prossimi mesi è atteso un ulteriore indebolimento del comparto manifatturiero.
A peggiorare la situazione è la perdita di competitività che stanno subendo le imprese italiane, dato il fatto che in Italia la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia”.
Di qui la richiesta ai rappresentanti politici di interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi economica e sociale senza precedenti. Le recenti tensioni sul mercato di prodotti energetici infatti hanno riproposto il tema della dipendenza energetica italiana. Va assicurata la fornitura di energia adeguata alla domanda e a prezzi sostenibili. Servono scelte coraggiose, che si inseriscano all’interno di strategie condivise a livello europeo.
Ai candidati alle prossime elezioni è stato quindi consegnato un documento con precise richieste da parte del mondo produttivo
· Interventi immediati: vanno subito confermate e potenziate le misure già attuate da questo Esecutivo con azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga e aumento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Occorre altresì prevedere meccanismi che scongiurino eventuali crisi di liquidità delle imprese, ipotizzando ulteriori moratorie sui prestiti Covid ed un meccanismo di cessione del credito d’imposta maturato snello e semplificato.
· Prorogare il Temporary Framework: in una situazione congiunturale incerta e indeterminabile, è necessario continuare a garantire al sistema bancario flessibilità di azione nella valutazione di situazioni critiche, derivanti principalmente da crisi di liquidità che si stanno verificando, consentendo di accordare a famiglie e imprese rinegoziazioni, moratorie di pagamento o proroghe di moratorie in essere, senza essere classificati debitori in difficoltà finanziaria o addirittura in default; così come è necessario prevedere un allungamento delle esposizioni debitorie, attraverso una misura ad hoc per sostenere la rinegoziazione dei debiti, anche sulla stessa banca, senza obbligo di erogare credito aggiuntivo.
· Tetto “europeo” al prezzo del gas: proseguire nelle azioni volte alla fissazione di un “cap europeo” al prezzo del gas al fine di attenuare nel medio periodo la debolezza derivante dalle negoziazioni unilaterali dei singoli Stati membri europei e costruire comunque una prospettiva di medio lungo periodo svincolata da meccanismi troppo condizionati da comportamenti speculativi.
· Tassazione extraprofitti: va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale.
· Cassa integrazione guadagni: qualora le condizioni di mercato lo impongano ed al permanere della gravità della situazione, occorre prevedere la possibilità, quanto più ampia, di ricorrere alla CIG gratuita o fortemente scontata
· Riforma strutturale della bolletta: lo spostamento degli oneri generali del sistema elettrico sulla fiscalità generale o il loro aggancio ad altre forme di finanziamento al di fuori della bolletta; gli interventi emergenziali di alleggerimento della bolletta adottati a seguito dell’aumento del gas determinatosi a margine della guerra in Ucraina hanno dimostrato che esistono soluzioni praticabili in tal senso.
· Autoproduzione. Incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, finalizzata all’autoconsumo delle piccole imprese, può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione definiti dalla strategia europea. Vanno pertanto introdotti incentivi fiscali per l’installazione di impianti FER sui capannoni ai fini della produzione di energia destinata all’autoconsumo. Secondo nostre stime, già nell’arco del prossimo triennio, con un contributo pari al 50% dell’investimento, potrebbero essere coinvolte circa 125.000 unità immobiliari produttive. Vanno di pari passo semplificate le procedure autorizzative collegate (No permessi, autorizzazioni o assenso per l’installazione, con qualunque modalità, di impianti solari FV e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici (eccetto impianti su aree o immobili di notevole interesse pubblico o su complessi di cose immobili avente valore estetico e tradizionale)
· Efficientamento energetico e riqualificazione degli immobili. La forte accelerazione dell’utilizzo dei bonus in edilizia ha impresso una spinta alla ripresa di tutto il settore delle costruzioni e ha contribuito alla crescita del prodotto interno lordo. Tuttavia, sono emerse criticità che inducono a ripensare il modello di sostegno a questi lavori. Per raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico e messa in sicurezza del maggior numero di immobili, si chiede di assicurare continuità e sostenibilità agli incentivi, ampliandone l’ambito anche agli immobili produttivi. Inoltre è necessario disporre di un adeguato orizzonte temporale, perlomeno decennale, che consenta la programmazione e lo svolgimento dei lavori senza creare tensioni e strozzature.
· Comunità energetiche: introdurre premialità aggiuntive per le configurazioni delle Comunità Energetiche Rinnovabili, che abbiano al proprio interno almeno cinque micro e piccole imprese.
· Incentivi per PMI su transizione green: la riconversione green delle imprese e, più in generale, interventi collegati ad una crescita competitiva incentrata sulla qualità dei prodotti e processi e sull’uso efficiente dell’energia e delle risorse, sono tutti ambiti in cui ogni risorsa stanziata ha un effetto moltiplicatore sulla crescita delle imprese e del paese. Pertanto si richiedono incentivi a fondo perduto che supportino le micro e piccole imprese nella adozione di strumenti orientati alla transizione ecologica (bilancio di sostenibilità, impronta carbonica, certificazione ambientale, progetti di economia circolare)
IRPET: LA CONGIUNTURA TOSCANA FRA SEGNALI DI TENUTA, SPINTE AL RIBASSO E RIALZO DEI PREZZI – Note congiunturali 10/2022 | Luglio
In Toscana – A giugno, i prezzi al consumo sono aumentati dell’8% rispetto allo stesso mese del 2021, a livello nazionale, del 7,8% in Toscana. Nel primo semestre del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, l’inflazione è cresciuta in media del 6,3% in Italia (del 6% in Toscana)
La variazione tendenziale dei prezzi nel primo semestre è stata considerevolmente più elevata (+26%) per la divisione di spesa “abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili”, a causa dello shock energetico prima e del conflitto in Ucraina dopo.
Accelerano anche i prezzi dei trasporti, il cui incremento semestrale medio è del 10%. Crescono, infine, in modo preoccupante i prezzi dei beni essenziali per le famiglie come quelli alimentari (+6% in Italia e +5% in Toscana) e diventano più proibitivi i prezzi dei servizi ricettivi e della ristorazione e dei mobili e articoli per la casa.
I dati relativi al primo trimestre 2022 restituiscono l’immagine di un progressivo raffreddamento della congiuntura, con l’industria toscana sostanzialmente stagnante rispetto al IV trimestre 2021 (Figura 1). La dinamica dell’industria regionale appare in ogni caso migliore rispetto a quella nazionale, probabilmente in conseguenza della minore incidenza dei settori che più risentono sia delle strozzature nella fornitura di materie prime, sia della forte crescita dei prezzi dei prodotti energetici.
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