di Dan.Bo.
Un documento che ha «un valore in sé perché rappresenta il primo documento di politica industriale della giunta regionale», con alcuni punti di forza e altri che sollevano dubbi. È questa, in sintesi, la valutazione che Cna fa del Recovery plan umbro, ufficializzato nei giorni scorsi dalla giunta regionale. Sul piano da 45 progetti e 3,1 miliardi di euro il presidente di Cna Umbria, Renato Cesca, spiega a Umbria24 che «finalmente, dopo l’impegno speso a fronteggiare la pandemia, non senza criticità, confidiamo che a partire dal Pnrr venga avviato un confronto sul futuro dell’economia dell’Umbria».
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Cosa va e cosa no «Per quanto riguarda i contenuti – dice – condividiamo l’intenzione di riqualificare le aree industriali ma anche le aree dismesse all’interno dei centri urbani, la costituzione di fondi rotativi per sostenere la digitalizzazione e la capitalizzazione delle imprese, la riqualificazione di Umbria Fiere; il potenziamento delle ciclovie e dei percorsi religiosi, la riqualificazione dell’area del lago Trasimeno. Sono invece da approfondire programmi complessi come quello della costruzione di un polo per le nanotecnologie nell’area della ex Merloni, di un polo per la grafica a Umbria Fiere e di un polo per le plastiche biodegradabili a Terni.Così come il tema degli eco-quartieri».
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Le proposte Su questo punto cerca ricorda che Cna aveva messo sul tavolo la proposta di «istituire anche una sorta di Superbonus riservato agli immobili produttivi, un passaggio a nostro avviso fondamentale nel processo verso un’Umbria più sostenibile». Promossi i dossier che riguardano la digitalizzazione della pubblica amministrazione, «ma riteniamo che prima – dice Cesca – sarebbe opportuno prevederne la riorganizzazione e definirne la semplificazione». Quello che non convince il presidente di Cna invece è la destinazione delle risorse, a a suo avviso troppo concentrate intorno ad alcuni settori; un tema sul quale Confindustria Umbria ha visioni differenti.
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Patto per la rinascita «Dei circa 3 miliardi di euro che, si ipotizza, dovrebbero arrivare in Umbria – osserva Cesca – ci sembra ci sia un’eccessiva concentrazione su ricerca, scuola e sanità, mentre minore attenzione viene riservata alle imprese e ad alcune filiere produttive riconducibili, nel loro insieme, al made in Italy, che sono strategiche per l’Umbria». Da ultimo, Cesca ricorda che «nei mesi scorsi la Cna, insieme ad altre associazioni di categoria, aveva proposto alla presidente Tesei prima un patto per la rinascita dell’Umbria e poi un patto sulla semplificazione; proposte che riteniamo tuttora valide e necessarie, affinché le progettualità che verranno sviluppate nei prossimi anni siano condivise e portino benefici al maggior numero di imprese e cittadini».
Twitter @DanieleBovi
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