Non servono grandi azioni, bastano piccoli accorgimenti. Ciascuno di noi può, e deve, fare qualcosa per salvare il Pianeta. In occasione della Giornata della Terra o Earth Day — con la Risoluzione A/RES/63/278 del 2009, l’Assemblea Generale Onu ha scelto come data quella del 22 aprile — Legambiente lancia un pacchetto di dieci impegni per il futuro. Cinque rivolti al Governo e cinque ai cittadini. Dieci azioni e impegni per il futuro che hanno al centro queste parole chiavi: più rinnovabili, più mobilità sostenibile, più economia circolare, ma anche politiche climatiche più ambiziose, maggiore coinvolgimento dei territori. Ed ancora cittadini promuser, attenti a una spesa intelligente, a uno stile di vita sostenibile, al riciclo, agli orti urbani.
«È fondamentale agire ora e subito. Non c’è più tempo da perdere, la crisi climatica avanza con la sua folle corsa e senza un impegno concreto da parte di Governo e cittadini sarà difficile ostacolarla e fermarla. Dall’Esecutivo ci aspettiamo interventi più coraggiosi e decisivi a partire da un’accelerata nello sviluppo delle fonti rinnovabili, su cui non sono più ammessi più ritardi e ostacoli, e la messa al bando progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi. In questa partita in nome dell’ambiente e del Pianeta, anche i cittadini possono e devono fare la loro parte seguendo in primis uno stile di vita più sostenibile», spiega al Corriere della Sera, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
Al Governo è chiesto di investire e puntare su:
1 – Più rinnovabili, per fermare la dipendenza dalle fonti fossili e il ricatto del gas. Occorre, quindi, arrivare ad autorizzare entro un anno 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili da realizzare entro il 2026 come proposto da Legambiente, Greenpeace Italia e Wwf Italia, sulla falsariga di quanto chiesto anche da Elettricità Futura di Confindustria. Inoltre il Governo deve approvare con urgenza un decreto sblocca rinnovabili per sostituire le centrali a gas costruite dopo il blackout nazionale del 2003 e ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di m3 all’anno entro il 2026.
2 – Più mobilità sostenibile. Come? Servono più colonnine di ricarica e più treni e autobus elettrici nelle città inquinate, più risorse ai Comuni per i Piani Mobilità sostenibile e gli spostamenti ciclopedonali, ridisegnare lo spazio pubblico e le zone 30 come principale misura di sicurezza stradale. Stop — invece — ai bonus per l’acquisto di qualsiasi veicolo a motore a combustione.
3 – Politiche climatiche più ambiziose, con l’obiettivo di 1.5 °C e deve prendere misure non più rimandabili come lo stop ai sussidi ambientalmente dannosi per far uscire il nostro Paese dalla dipendenza delle fonti fossili, a partire dal gas russo, accelerando lo sviluppo delle politiche di efficienza e delle fonti rinnovabili.
4 – Più economia circolare. Perché? per far decollare in Italia la rivoluzione del pacchetto europeo sull’economia circolare il Governo definisca una strategia e un piano nazionale che abbia al centro: mille nuovi impianti di riuso e riciclo, più controlli ambientali e dibattito pubblico nei territori, più semplificazioni e decreti End of waste, lo sviluppo del mercato dei prodotti riciclati.
5 – Più coinvolgimento dei territori e delle comunità locali attraverso il dibattito pubblico, ad esempio nel percorso legato alla realizzazione delle opere del Pnrr prevedere l’obbligo di un confronto e un coinvolgimento dei territori permetterebbe anche di contenere la sindrome «nimby» dei cittadini (not in my backyard, «non nel mio giardino») e il «nimto» degli eletti (not in my terms of office, «non nel mio mandato»).
E i cittadini, invece, cosa sono chiamati a fare?
1- Essere cittadini promuser, produttori-consumatori della propria energia rinnovabile, diventando così protagonisti di un nuovo modello energetico sempre più distribuito, incentrato sulle fonti rinnovabili, in grado di contrastare in maniera determinante i cambiamenti climatici ma che permette anche alle famiglie di risparmiare sulla bolletta.
2- Fare una corretta raccolta differenziata e seguire la regola delle tre R: riduci (è fondamentale ridurre la produzione di rifiuti all’origine), riusa (ogni prodotto va utilizzato più volte possibile), ricicla (partendo dal fatto anche un rifiuto può essere una risorsa).
3- Portare avanti uno stile di vita più sostenibile, ad esempio nel campo della mobilità o optando per l’utilizzo delle rinnovabili, a partire dal proprio fornitore di energia.
4- Gestire orti urbani, dal verde urbano incolto alle aree degradate, passando per i rooftop garden (l’agricoltura su tetti e terrazzi che mitiga in modo naturale temperatura esterna e interna degli edifici).
5 – Una spesa intelligente e sostenibile, che fa bene all’ambiente, al Pianeta e al portafoglio e permette di evitare anche lo spreco di cibo. Qualche consiglio? Optare per prodotti freschi, a km 0 e con pochi imballaggi.
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