Venerdì il governo ha approvato un decreto legge per correggere l’articolo 28 del decreto Sostegni ter, pensato per contrastare le diffuse frodi legate al superbonus 110%, l’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione che migliorano l’efficienza energetica di case e condomini. Oltre a contrastare le frodi, l’articolo 28 aveva avuto un effetto non considerato dal governo: aveva bloccato il mercato dei crediti d’imposta e di conseguenza anche i cantieri.
Il nuovo decreto legge è un compromesso tra una versione del bonus più permissiva e una più restrittiva: concede la possibilità di cedere il credito, ma non per un numero illimitato di volte e con alcuni accorgimenti per controllarne i passaggi. In questo modo, secondo le previsioni, si riuscirà a contrastare le frodi e allo stesso tempo le aziende edili potranno continuare a lavorare senza il timore di non poter sfruttare la cessione del credito.
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Il credito fiscale è principio su cui si basa il superbonus 110%, una detrazione del 110 per cento sulle spese sostenute per l’ammodernamento degli edifici. In sostanza, se una persona spende 100mila euro per ristrutturare la casa, ne riceverà 110mila dallo Stato. Più che un sostegno, quindi, è di un generoso incentivo per fare i lavori, che moltissime persone in Italia stanno sfruttando: al 31 gennaio, secondo i dati dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo economico sostenibile, erano stati aperti 107.588 cantieri per 18,3 miliardi di euro investimenti.
Il bonus si può ricevere in diversi modi. Il primo è attraverso la dichiarazione dei redditi, pagando meno tasse nei cinque anni successivi. Una seconda possibilità è lo sconto in fattura, recuperato successivamente dai fornitori che riscuoteranno il credito dallo stato.
La terza opzione è la cessione del credito di imposta: si può trasferire la detrazione fiscale a imprese edili, banche, società, enti o professionisti. In cambio della cessione del credito, chi ristruttura casa ha la possibilità di avere subito i soldi che servono per iniziare i lavori oppure per accedere a un mutuo o a un finanziamento. Una persona che vuole fare dei lavori di efficientamento energetico può pagare l’impresa, invece che una somma ipotetica di 10mila euro, con il credito d’imposta di 11mila euro. Chi compra un credito di imposta fa un investimento sicuro, se sa che può poi cederlo a sua volta per esempio a una banca.
Nella sua versione originale, il superbonus 110 consentiva di cedere il credito ad altre società o enti per un numero illimitato di volte. Gli innumerevoli passaggi di società in società e tra più intermediari erano stati ampiamente sfruttati per frodare il fisco, come denunciato in più occasioni dal presidente del Consiglio Mario Draghi e da diversi ministri. Per questo, alla fine di gennaio, il governo aveva approvato una misura, all’interno del decreto Sostegni ter, per stabilire che i crediti si potevano cedere una sola volta.
Le nuove regole avevano avuto significativi effetti collaterali: Cassa depositi e prestiti, società finanziaria controllata dal ministero dell’Economia, Poste Italiane e Banco BPM avevano deciso di sospendere la compravendita di tutti i crediti fiscali, che quindi una volta acquisiti non si potevano più cedere.
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Sia le associazioni di categoria delle imprese edili, sia i tecnici del servizio bilancio del Senato, hanno spiegato che ci sarebbero state ricadute gli investimenti futuri nel settore. Martedì scorso un centinaio di imprenditori edili aveva partecipato a una manifestazione organizzata a Roma per chiedere al governo un’ulteriore correzione, approvata infine venerdì.
Grazie alle modifiche approvate nel decreto legge, il credito può essere ceduto fino a tre volte. La prima cessione è libera, cioè è possibile verso chiunque, mentre la seconda e la terza devono coinvolgere esclusivamente soggetti vigilati dalla Banca d’Italia. In questo modo vengono tutelate le imprese edili che possono acquistare i crediti fiscali e successivamente rivenderli, ma soltanto a soggetti vigilati come le banche. Anche le banche, una volta acquisiti i crediti, possono rivenderli a un soggetto vigilato. Al credito, inoltre, viene associato un codice identificativo univoco che consentirà di risalire a tutti i passaggi e controllare meglio le vendite e gli acquisti.
Sono state previste anche sanzioni più pesanti per i tecnici abilitati che dichiarano il falso per ottenere il superbonus e frodare lo Stato: chi «espone informazioni false o omette di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla effettiva realizzazione» rischia da due a cinque anni di carcere e una multa da 50mila a 100mila euro.
In attesa che il decreto legge venga pubblicato in Gazzetta ufficiale, e quindi diventi operativo, Banco Bpm ha annunciato la ripresa dell’acquisto dei crediti fiscali. Secondo il Sole 24 Ore, anche Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti torneranno a operare nel settore dopo il blocco delle ultime settimane. Secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, l’associazione bancaria italiana, le soluzioni trovate dal governo sono equilibrate e riescono a coniugare l’esigenza di continuare a consentire l’utilizzo dei crediti di imposta e l’esigenza di facilitare la tracciabilità per evitare abusi.
Source: ilpost.it
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