Ulteriore passo avanti per il bonus terme: il 28 ottobre, dalle 12.00, è online la piattaforma gestita da Invitalia per la registrazione degli stabilimenti termali che aderiscono all’iniziativa. Un passaggio propedeutico all’apertura al pubblico della richiesta di usufruire dello sconto del 100% fino a un massimo di 200 euro per i servizi termali che scatterà l’8 novembre. Ma in attesa del click-day, si parla già di rinascita del settore. Anche perché, nel frattempo, il Governo ha bloccato 2,4 miliardi di euro del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per il turismo. Di questi 1,7 miliardi sono destinati alla riqualificazione e all’efficientamento energetico delle strutture ricettive. Terme comprese.
Un bonus per riscoprire «il vero termalismo»
«Il bonus terme consentirà alla clientela italiana di riscoprire il vero termalismo», afferma Massimo Caputi, presidente di Federterme che plaude all’incentivo deciso dal Governo. In sostanza, si tratta di un plafond di circa 53 milioni di euro messo a disposizione delle aziende per scontare ai clienti il trattamento termale prescelto fino a un massimo di 200 euro; senza limiti Isee o legati al nucleo famigliare. Insomma, una misura che vale per tutti (o quasi visto che a conti fatti saranno erogabili qualcosa come 260mila bonus) e che contribuirà a rilanciare il settore dopo le secche del Covid.
Le terme sono al centro di un rinnovato interesse per il turismo sanitario
Dopo il Covid, il rilancio delle terme con il turismo sanitario
Un periodo davvero duro per gli stabilimenti termali, soprattutto all’epoca della limitazione agli spostamenti e le zone colorate: «Grazie al protocollo “Terme sicure” gli stabilimenti termali sono sempre rimaste aperte. Tuttavia mancavano i clienti che non potevano raggiungere le strutture a causa delle restrizioni alla mobilità», ricorda Caputi. Ora, però, l’obiettivo è lasciarsi alle spalle il periodo più nero e ripartire di slancio. «Oggi l’attesa e la richiesta dei cittadini per i servizi termali è molto elevata. I clienti non cercano solo spa e centri benessere ma dei veri e propri centri specializzati. Le terme, quelle riconosciute dal ministero della Sanità, sono dei veri e propri presidi sanitari dove cura e prevenzione valgono il viaggio e contribuiscono allo sviluppo di un turismo sanitario che ha target ben precisi e identificabili», sottolinea Caputi. Il tutto con il benestare dei territori e delle attività del territorio in cui sorgono i centri termali. «Con i propri servizi, le terme concorrono a destagionalizzare i flussi turistici allungando la stagione di diverse località richiamando un target chiaro e preciso», aggiunge Caputi.
Sì al superbonus, ma servono investimenti anche nella promozione
Oltre al bonus per i clienti, le novità per le terme riguardano anche gli investimenti nella riqualificazione strutturale. Come detto in apertura, il Governo ha messo a disposizione delle strutture ricettive una somma di circa 1,7 miliardi per interventi di miglioramento energetico e antisismico. Per terme, alberghi, hotel, agriturismi, porti turistici, fiere e centri congressuali il superbonus viene erogato sotto forma di un credito d’imposta dell’80% delle spese sostenute, comprese quelle per la rimozione di barriere architettoniche, realizzazione di nuove piscine e altri capitoli di spesa (dal digitale alla manutenzione straordinaria).
Massimo Caputi, presidente Federterme
«Il Governo con le norme in corso di emanazione a valere sul Pnrr ha ritenuto correttamente di prevedere incentivi di rilancio del settore termale. Questo darà ulteriore spinta per fare del sistema termale italiano un polo di sostegno al turismo del benessere. Alcuni paesi europei, come la Spagna con Spain Cares, sono più avanti di noi a livello di commercializzazione delle destinazioni. La stessa cosa stiamo cercando di farla anche in Italia coinvolgendo il sistema sanitario primario. Il turismo sanitario è sempre più sviluppato, e i generatori di viaggi come i grandi tour operator vanno coinvolti», racconta Caputi.
Ora serve recuperare il personale
L’obiettivo è quello di raggiungere i livelli pre-crisi entro il 2023 in concomitanza, si spera, con la ripresa dei flussi turistici. Per quella data si dovrà recuperare anche sul fronte personale, così da farsi trovare pronti: «Attualmente mancano, in modo drammatico, diversi operatori dei servizi termali. È una tragedia che riguarda non solo il personale per i trattamenti sanitari ma anche quello per i trattamenti benessere. Su questo, a nostro avviso, alcune scelte pregresse come il reddito di cittadinanza nella sua attuale formulazione, hanno generato degli effetti indesiderati passando da un sostegno al reddito a un vero e proprio sostitutivo del salario con molti giovani che si accontentano e altri che preferiscono un’occupazione in nero», conclude Caputi.
Anche le terme scontano la mancanza di personale
L’attesa dei territori. Il caso Emilia-Romagna
Chi sembra partire un passo avanti, almeno dal punto di vista del personale, è l‘Emilia-Romagna che ha potuto contare su una forza lavoro «fidelizzata che, grazie al ricorso alla cassa integrazione prime e alle riaperture poi è tornata alla propria occupazione», racconta Lino Giglioli, presidente del Coter (Consorzio terme dell’Emilia Romagna). Qui l’attesa per il bonus terme si unisce a un certa fibrillazione: «Secondo i nostri dati, a settembre 2021 registriamo un +30% di giro d’affari su settembre 2020. E la fase autunnale e invernale della stagione possono riservarci sorprese positive. Se si dovesse mantenere l’attuale livello di vaccinazioni e l’attenzione al green pass contiamo di chiudere l’anno con un +40% rispetto al 2020 e magari riusciremo a conquistare qualche nuovo cliente che grazie allo sconto più togliersi qualche sfizio», spiega Gigliol. Ovviamente la realtà presenta una situazione a macchia di leopardo ma una cosa è certa: «Il 2022 sarà l’anno in cui si darà avvio al ritorno alla normalità», conferma Giglioli.
Prospettive che, anche a seguito delle indicazioni provenienti dal Governo sul tema superbonus, aprono lo spazio per valutare eventuali investimenti: «Le terme sono, naturalmente, delle imprese energivore. Se fosse confermata la decisione del Governo le nostre strutture potrebbero mettere in atto un ampio progetto di efficentamento energetico e, contemporaneamente, di aggiornamento tecnologico che porterebbe sicuramente a dei risparmi e quindi a una maggiore redditività», conclude Giglioli.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.