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Un abuso edilizio può sempre essere sanato
attraverso il condono? Come incidono i
vincoli paesaggistici sulla possibilità di
ottenere la regolarizzazione? E fino a che punto
il diritto dei terzi può ostacolare l’accoglimento
di una domanda di condono?
Come spesso accade quando si parla di questi temi, a rispondere
ci pensano i tribunali come nel caso della
sentenza
del Consiglio di Stato 17 febbraio 2025, n. 1270, che
ha chiarito alcuni aspetti fondamentali in materia di
condono edilizio, ampliamento
volumetrico, cambio di destinazione
d’uso, tutela paesaggistica e
diritti dei terzi.
Il caso
Il caso di specie oggetto della nuova pronuncia di Palazzo Spada
riguarda il rigetto di una istanza di condono edilizio per il
mutamento di destinazione d’uso, da
magazzino a residenza, di un fabbricato.
L’istanza era stata presentata ai sensi dell’art. 32,
comma 27, del D.L. n. 269/2003 (terzo condono
edilizio), per sanare un’opera realizzata senza
titolo abilitativo in un’area sottoposta a vincolo
paesaggistico. L’amministrazione competente aveva
rigettato l’istanza, ritenendo
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