Presidente Conte, il suo tour elettorale sbarca in Veneto. Sappiamo che, tra gli altri temi, porrà l’accento sul Superbonus 110% e sulle comunità energetiche. Può spiegarci meglio?
«Il superbonus 110% è una misura ideata dal M5S che è stata capace di cogliere obiettivi cruciali: abbattimento delle emissioni inquinanti, taglio delle bollette per 500 euro l’anno per famiglie con redditi medio bassi, primo posto in Europa per l’Italia sull’edilizia con +6.6% di Pil e 630 mila posti di lavoro. Ricordo che il Veneto è tra le regioni che hanno maggiormente fatto ricorso a questa misura e per lo stesso motivo è anche un territorio dove lo stop alla cessione dei crediti provocata dalle scelte del governo Draghi sta causando i maggiori disagi. Noi siamo stati gli unici a incalzare sul punto ottenendo grande resistenza dal premier. Le comunità energetiche sono un’opportunità imperdibile per accelerare il ricorso alle rinnovabili e abbattere il costo strutturale delle bollette fino al 30%. Il futuro è già qui e il Movimento è ancora una volta in prima linea».
Caro energia: in due parole, le vostre proposte per gli interventi d’urgenza a favore delle industrie e delle famiglie venete.
«Il governo purtroppo non ci ha ascoltati e siamo in forte ritardo. Abbiamo chiesto da mesi di spingere in Europa per un Recovery Fund energetico, e qui da noi di ricorrere anche a uno scostamento di bilancio. Il Parlamento ora deve subito dare il via libera a un intervento corposo contro il caro bollette per imprese e cittadini. Vanno recuperati immediatamente i 9 miliardi di extraprofitti che il Governo ha perso per strada. Non possiamo tollerare che mentre alcune grandi aziende speculano, piccole e medie imprese possano rischiare di chiudere per i costi dell’energia, o che le famiglie non riescano a fare la spesa. Il M5S è favorevole solo a rigassificatori temporanei galleggianti per sopperire all’emergenza. Quanto al nucleare siamo contrari se parliamo delle attuali tecnologie anche in ragione dei due referendum negativi. Semmai non è affatto chiara la posizione dei partiti che si dicono favorevoli: da un lato affermano di volerlo ma dall’altro non dicono dove realizzerebbero queste centrali, in quanti anni, con quali fondi e dove metterebbero i depositi di scorie».
I 5 Stelle giocano una partita molto difficile qui in Veneto. Si è parlato di una sostanziale sparizione del Movimento.
«Viviamo una fase di rinnovato entusiasmo. Siamo una forza credibile e concentrata per dare risposte: l’unico luogo dal quale siamo spariti sono i dibattiti tra i partiti che si azzuffano e si parlano addosso. Dove invece c’è sofferenza sociale, lotta contro l’inquinamento e innovazione ci siamo solo noi».
Del Movimento non è piaciuta la caduta del governo Draghi ai moltissimi imprenditori di questa regione. Anche a quelli piccoli, e piccolissimi, che per una stagione avevano mostrato un certo interesse verso di voi.
«A Draghi abbiamo posto da marzo scorso questioni, tuttora urgenti, sulle quali cittadini e imprese chiedevano risposte. In particolare sul caro bollette e l’inflazione. Quelle risposte non ci sono state. La spinta del governo si era esaurita da tempo e mancava la volontà politica di intervenire con decisione sui problemi già evidenti. Per cui ritengo che Draghi stesso considerasse sostanzialmente esaurita quella esperienza. Le risposte del governo sono state insufficienti: 6 euro al mese in più in busta paga sono buoni per una colazione al bar».
Reddito di cittadinanza. Il Veneto è la regione con il più basso tasso di utilizzatori. Come risponde all’impressione, da queste parti, che sia uno strumento costosissimo e assistenzialista e che sta creando anche problemi nel lavoro stagionale nel turismo e nell’agricoltura?
«Voglio ricordare che 2 beneficiari su 3 del Rdc non possono lavorare, gli altri per il 50% lavorano ma prendono il Rdc come integrazione a stipendi da fame, sotto la soglia di dignità. È evidente dunque che in Italia abbiamo un serio problema sulle retribuzioni, i casi di stipendi bassissimi non si contano. A fianco agli strumenti di welfare come il Rdc, l’emergenza è ora alzare gli stipendi con il salario minimo legale e sostenere le imprese con taglio Irap e sgravi».
Parliamo di autonomia. I veneti la invocano da tempo e hanno risposto con un plebiscito al referendum di Zaia. È nel programma del centrodestra, sia pure in termini generici.
«La Lega aveva l’opportunità di realizzare l’autonomia quando era al governo con il Movimento 5 stelle. Era scritto nel programma comune, poi Salvini decise di far saltare tutto dal Papeete. Ritengo che l’autonomia richiesta dai cittadini veneti sia una istanza legittima. Allo stesso tempo lo Stato ha la responsabilità di garantire gli stessi diritti e servizi ai cittadini su tutto il suo territorio. Ecco perché se davvero vogliamo valutare l’attribuzione alle regioni di alcune specifiche ulteriori competenze, dobbiamo definire in via preventiva i livelli essenziali delle prestazioni in modo da rafforzare la coesione sociale, scongiurando l’allargamento del divario tra Nord e Sud».
Nelle stesse ore del suo tour, a Vicenza c’è in giro Enrico Letta. Vuol mandargli un messaggio? In Veneto la previsione è di un «cappotto» del centrodestra il prossimo 25 settembre.
«Voglio mandare un messaggio ai cittadini più che a Letta: il mondo non è diviso in due poli ideologici e polarizzare lo scontro rischia di costruire un’autostrada alla Meloni. La destra si batte con le proposte per migliorare la vita di giovani, imprese e famiglie».
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30 agosto 2022 (modifica il 30 agosto 2022 | 10:55)
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