Il Superbonus è a oggi uno strumento fondamentale per la ripresa della filiera edile e per il rilancio dell’economia del Paese in generale. Grazie principalmente a questa misura il 2021 è stato un anno di forte espansione per l’intero settore delle costruzioni, che ha registrato una crescita del 16,4% rispetto al 2020 e del 9,1% rispetto al 2019. L’edilizia ha contribuito a ben un terzo della crescita del Pil italiano lo scorso anno.
Gli ultimi dati aggiornati al 30 novembre 2021 sull’utilizzo del provvedimento mostrano risultati positivi a conferma dei trend iniziali. Inoltre, come dimostra il monitoraggio Enea – Mise, nel mese di gennaio 2022, sono risultati 107.588 interventi legati al Superbonus per 18,3 miliardi di euro (12,7miliardi di questi, ovvero il 70%, si riferiscono a lavori già realizzati).
Rispetto alla rilevazione precedente (31 dicembre 2021), si è registrato un ulteriore incremento del +12,4% in numero e del +13,1% nell’importo, ovvero quasi 12mila interventi aggiuntivi per un valore corrispondente di oltre 2mld in un mese.
Tuttavia, il grave fenomeno delle frodi avvenute di recente nell’ambito dei bonus edilizi ha gettato – ingiustamente – un’ombra sulla misura del Superbonus. Infatti, secondo l’Agenzia delle Entrate, solo il 3% delle frodi sono legate al 110%, mentre la stragrande maggioranza sono legate a Bonus Facciate ed Ecobonus per i quali da molto tempo l’Ance chiede maggiori controlli e l’applicazione dei prezzari come per il 110.
Per contrastare le truffe il governo ha da poco varato alcune misure come il Decreto Antifrodi e la norma inserita nel Decreto Sostegni Ter che limitava a una sola possibile cessione del credito – ora corretta anche a valle delle richieste di Ance a un massimo di tre cessioni tra istituti vigilati dalla Banca d’Italia.
I dati allarmanti sui recenti abusi hanno giustamente richiamato l’attenzione sulle lacune dei bonus edilizi, ma se da un lato è fondamentale mettere in campo azioni riparative, dall’altro non si può intervenire con misure retroattive, che rischiano di mettere a repentaglio la sopravvivenza di imprese oneste e di famiglie, specialmente nelle fasce più deboli.
La cessione dei crediti, infatti, è una risorsa necessaria per far funzionare il superbonus e la nuova stretta sta di fatto facendo venire meno la moneta fiscale con pesanti conseguenze principalmente per chi ha approcciato questo mercato in maniera legittima.
Il problema non è rappresentato dalla misura in sé del Superbonus, ma piuttosto da come è stato ideato: tempistiche eccessivamente strette che impediscono alle aziende strutturate di rispondere in modo efficace alla domanda, favorendo in questo modo il proliferare di imprese improvvisate (11,600 solo nella seconda metà del 2021) spinte dalla assenza di requisiti di qualificazione.
In questo senso, da tempo l’Ance chiede non solo un sistema di qualificazione delle imprese del mercato privato, ma anche che tutti i lavori finanziati con denaro pubblico siano soggetti al requisito dell’iscrizione SOA e che tutte le imprese che lavorano su i bonus debbano necessariamente applicare il contratto dell’edilizia. La scorsa settimana il Governo ha parzialmente accolto queste proposte, e d’ora in avanti i bonus saranno concessi solo a chi applica contratti collettivi nazionali di settore.
di Angelica Krystle Donati – presidente Ance Giovani
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