La riforma del 2023, con la pubblicazione del D.Lgs. n. 36/2023,
ha rappresentato un passo necessario per migliorare l’impianto
normativo introdotto con il D.Lgs. n. 50/2016. Quest’ultimo, com’è
noto, era gravemente compromesso da una frammentazione che aveva
disperso la normativa tra decreti ministeriali e linee guida
(vincolanti e non), molti dei quali mai pubblicati, generando
confusione tra gli operatori.
La riforma del Codice dei contratti
Nello sviluppo dello schema di D.Lgs., poi confluito
nell’attuale Codice dei contratti, il Consiglio di Stato (a cui è
stato affidato il compito dal Governo Draghi) avrebbe potuto fare
meglio. Tuttavia, le tempistiche estremamente ristrette, aggravate
dalla pausa estiva del 2022, non hanno certo giocato a favore di un
risultato ottimale.
Detto ciò, va riconosciuto un merito importante alla riforma del
2023: quello di aver restituito ordine e chiarezza a un quadro
normativo altrimenti esploso. La suddivisione in libri,
l’introduzione di principi chiari e gli allegati legislativi
concepiti come un vero e proprio regolamento rappresentano una
scelta strutturale efficace.
Se il poco tempo
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