Arezzo, 21 febbraio 2022 – Oltre 800 richieste asseverate per un totale di circa 100 miliardi di interventi. Sono queste le stime sui numeri del Superbonus 110% in provincia di Arezzo. Ma i problemi per i cittadini e le imprese non mancano. L’ultima in ordine di tempo era la decisione del governo di bloccare la cessione del credito da un soggetto a un altro: solo qualche giorno fa è stata riattivata, pur limitando a tre i passaggi. Una schizofrenia normativa che può provocare la paralisi del settore. I bonus fiscali rischiano così di diventare inapplicabili con un nuovo decreto ogni mese che cambia le carte in tavola. «Il principio che ispira i bonus per l’edilizia è assolutamente condivisibile perché crea lavoro e rende più efficienti le abitazioni dal punto di vista energetico – spiega Igor Michele Magini, presidente provinciale dei costruttori edili di Confindustria – ma allo stesso tempo stanno mettendo in ginocchio le aziende. Da una parte c’è l’instabilità sulle regole, dall’altra lo Stato cerca di ripararsi dalle numerose frodi che stanno emergendo nelle ultime settimane». Fatta la legge, trovato l’inganno è un proverbio sempre attuale. Il perché lo spiega Magini: «Consideri che in Italia sono nate oltre 11 mila nuove aziende per fare i bonus. La gran parte sono costituite da persone che non hanno nulla a che fare con l’edilizia e sono state messe su solo per creare credito d’imposta. È evidente che c’è un rischio per la sicurezza dei lavoratori, di scarsa preparazione, e per l’esecuzione corretta delle riqualificazioni. Non dobbiamo stupirci troppo, insomma, se poi leggiamo di lavori fasulli per centinaia di milioni di euro». La soluzione non è semplice ma Magini consiglia di puntare sulla storia e sulla credibilità delle imprese per evitare che i bonus diventino un boomerang: «Faccio un ragionamento semplice – continua il presidente di Ance Confindustria – siccome ci sono finanziamenti dello Stato che coprono completamente le spese quelli del 110% vanno considerati lavori pubblici. Per partecipare alle gare d’appalto serve una certificazione obbligatoria che si chiama Soa: per ottenerla è necessario un percorso che dura anni. Credo che basterebbe questo a escludere dai benefici statali gli avventurieri senza scrupoli». Alle regole ballerine si aggiunge l’inflazione e la speculazione sulle materie prime degli ultimi mesi che porta anche a una carenza di scorte a disposizione. Un altro ostacolo non indifferente sulla strada dell’ecobonus: «Il problema principale resta il fatto che le aziende edili sono in gran parte microimprese con dipendenti che si contano sulle dita delle mani – sospira Magini – l’incertezza rischia di provocare una crisi di liquidità. Sarebbe un paradosso: uno strumento messo in campo per rilanciare il settore che gli si ritorce contro e mette tante aziende sane e oneste nella condizione di dover chiudere i battenti. Dobbiamo fare di tutto per evitarlo».
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