Negli ultimi anni la popolarità della bicicletta a pedalata assistita è cresciuta molto, anche in Italia. Un ulteriore impulso alla sua diffusione è arrivato nel 2020 grazie al bonus mobilità, contributo pubblico per l’acquisto da parte dei cittadini di bici e altri mezzi elettrici come i monopattini (la cosiddetta micromobilità elettrica). Un incentivo proposto sia per decongestionare i mezzi pubblici in tempo di pandemia, ma anche per spingere le persone ad abbandonare l’uso delle auto e frenare l’inquinamento. È proprio in questo periodo che molte persone si sono interessate a questo tipo di due ruote. Ma quali sono le sue caratteristiche?
Cosa dice la legge
La bicicletta a pedalata assistita altro non è che una bici con un motorino elettrico integrato. Chi la usa può attivare, a sua discrezione, un aiutino di questo motore mentre pedala grazie a un comando integrato sul manubrio e regolare il livello di questa assistenza. Per attivarla, tuttavia, è sempre necessaria la spinta sui pedali del ciclista. Altrimenti si tratterebbe di un mezzo più simile a un ciclomotore e sarebbero necessarie omologazione e immatricolazione.
La legge d’altronde è chiara. La direttiva europea 2002/24/CE (recepita recepita in Italia con il decreto 31/01/2003 del Ministero dei Trasporti) definisce la bicicletta a pedalata assistita come una bicicletta dotata di motore elettrico ausiliario. Per rientrare nelle categoria deve avere: una potenza nominale massima continua del motore elettrico di 0,25 kW, un’alimentazione del motore progressivamente ridotta e quindi interrotta al raggiungimento dei 25 km/h e prima dei 25 km/h se il ciclista smette di pedalare.
Occhio a chiamarle ebike
Se rispetta questi requisiti non è richiesta l’omologazione ed è considerata a tutti gli effetti come le biciclette tradizionali e come queste può quindi correre lungo le piste ciclabili. Sebbene a volte venga chiamata anche ebike bisogna fare attenzione. In Europa sono considerate ebike quelle bici simili a motorini 50cc che possono funzionare anche senza pedali. Queste necessitano di documenti e dell’utilizzo del casco e in Italia non c’è ancora una legge che permetta il loro utilizzo. Le cosiddette “bici elettriche a funzionamento autonomo“, che possono arrivare anche a velocità di 45 km/h, non sono a pedalata assistita.
Le caratteristiche
Quest’ultima è caratterizzata da tre componenti. C’è il già citato motore elettrico, che può essere integrato nel telaio e invisibile oppure a vista. Ce ne sono due tipologie: quello centrale, posizionato nell’area dei pedali per far girare la corona e assistere la pedalata; oppure al mozzo, cioè installato sulla ruota anteriore (dove dà una sensazione di “tiraggio”) o della ruota posteriore (dove offre una “spinta”).
Ovviamente, è presente una batteria ricaricabile che, il più delle volte, è al litio e ha una capacità che va dai 300 wattora (Wh) ai 500 Wh (in alcuni casi arriva anche a 700). Più cresce, maggiore è l’autonomia, più sono i chilometri che si possono percorrere. Infine, le bici a pedalata assistita sono dotate di un display sul manubrio che consente di visualizzare i dati della corsa e di regolare il livello di aiuto del motore senza staccare le mani dalle manopole.
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