L’architrave su cui poggia la riforma dei contratti
pubblici con il
D.Lgs. n. 36/2023 è certamente rappresentato dai principi
costituzionali del risultato (art. 1) e della
fiducia (art. 2). L’obiettivo (almeno sulla carta)
dichiarato era quello di trasformare l’attività
della pubblica amministrazione al fine di
aumentare la competitività e la
produttività dell’intero sistema.
La transizione digitale della P.A.
Una trasformazione basata sull’innovazione tecnologica (che è
opportuno chiamare “transizione digitale”) che il
Libro I, Parte II, del Codice dei contratti, definisce non a caso
“digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti”
che ha cominciato a produrre effetti a partire dal 1° gennaio 2024
e sulla quale il Legislatore nazionale ha voluto correggere il tiro
con il recente D.Lgs. n.
209/2024 di modifica.
La transizione digitale della pubblica amministrazione si
concretizza in due aspetti principali:
- l’e-procurement, ossia il processo
completamente digitalizzato che accompagna l’intero ciclo di vita
del contratto pubblico; - la gestione informativa digitale
(GID), uno strumento fondamentale per ottimizzare
la programmazione, la progettazione,
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