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Dal Superbonus alla riforma Irpef, gli indirizzi-chiave della Nadef – We Wealth

Dal Superbonus alla riforma Irpef, gli indirizzi-chiave della Nadef | WeWealth




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Il governo non prefigura nuove strette fiscali da qui al 2024, confermando la linea di Mario Draghi, contraria a nuove tasse

Il governo ha rivisto in senso migliorativo le prospettive di crescita e di debito e punta a mantenere un atteggiamento espansivo nei prossimi anni. La proroga al Superbonus e il primo stadio della riforma Irpef saranno nell’agenda delle prossime settimane

Il miglioramento delle condizioni economiche osservato negli ultimi mesi ha consentito al governo di rivedere in senso migliorativo le sue previsioni su crescita, deficit e debito. Il Consiglio dei ministri ha approvato mercoledì 29 settembre la Nota di aggiornamento al Def (Nadef), anticipando alcuni provvedimenti attesi nella prossima Legge di Bilancio. Sullo sfondo, il tema fiscale rimane quello più interessante. La proroga al 2023 del Superbonus al 110% è uno degli elementi che emergono con maggior chiarezza dagli indirizzi della Nadef, ma non manca anche un’indicazione sull’arrivo del “primo stadio” della riforma fiscale dell’Irpef. Quest’ultimo sarà già operativo dal 2022 e, ha confermato il governo, la legge delega in arrivo prenderà le mosse dal documento di indirizzo pubblicato dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato lo scorso 30 giugno. Sul fronte fiscale l’impegno assunto alcuni giorni fa dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato chiaro: il governo non intende introdurre nuove tasse. Per questo, nella Nadef viene precisato che il percorso di rientro dal debito pubblico creato durante la pandemia sarà intrapreso combinando due fattori: crescita economica e lotta all’evasione.

“Gli interventi di politica fiscale che il governo intende adottare determinano un rafforzamento della dinamica espansiva del Pil nell’anno in corso e nel successivo”, si legge nel documento. “Con la prossima Legge di Bilancio 2022-2024”, viene affermato più avanti, “sarà previsto il prolungamento di diverse misure di rilievo economico e sociale, fra cui il Fondo di Garanzia per le Pmi e gli incentivi all’efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi”. Il riferimento al Superbonus al 110% appare, dunque, evidente. La proroga della misura, d’altronde, era stata richiesta con forza dall’Associazione nazionale dei costruttori edili, che la reputa necessaria per completare i lavori più complessi e per evitare il blocco delle nuove iniziative. L’incentivo fiscale per il rinnovo del patrimonio edilizio ha avuto un controvalore di 5,7 miliardi di euro a fine agosto, con 37mila cantieri aperti.

Si prevede, inoltre, “la prima fase della riforma dell’Irpef”, con l’obiettivo di razionalizzare e migliorare l’equità del sistema fiscale, ha affermato il governo nella Nadef, senza fornire indicazioni più precise. Come detto, i risultati dell’indagine conoscitiva sull’Irpef condotta dalle Commissioni Finanze costituiranno “la base per la predisposizione da parte del governo di un disegno di legge delega sulla riforma fiscale”. Un’indicazione sulle posizioni dei partiti in merito a nuove tasse può essere tratta da ciò che nel documento delle Commissioni non viene trattato: ovvero, i temi più scottanti del dibattito fiscale, come eventuali tasse patrimoniali, imposte di successione e tassazione sulla prima casa. Su questi fronti, insomma, appare più probabile la continuità con le misure già vigenti.

Chiudiamo con le considerazioni di più ampio respiro macroeconomico. Gli indirizzi di finanza pubblica contenuti nella Nader indicano ancora un orientamento espansivo per i prossimi anni: al netto degli interessi sul debito, lo Stato continuerà a spendere più di quanto incassa almeno fino al 2024. Per l’anno in corso il deficit primario sarà pari al 6% del Pil per poi ridursi al 2,7% nel 2022, e all’1,3% e allo 0,8% nei due anni successivi. Questo scenario sembra confermare, ancora una volta, come il governo Draghi non intenda frenare con un inasprimento fiscale la ripresa economica post-Covid.

Grazie alla crescita economica e a una riduzione della spesa per interessi nei prossimi anni, tuttavia, il governo prevede che il debito pubblico sul Pil potrà comunque ridursi dal 155,6% al 146,1% nel periodo 2020-2024. La strada per recuperare i livelli di debito pre-crisi sembra ancora piuttosto lunga, se si considera che nel 2019 il rapporto era un (già elevato) 134,6%. Anche per questo, probabilmente, il presidente Draghi ha voluto sottolineare in conferenza stampa come le regole del Patto di Stabilità dovrebbero essere modificate per consentire ai governi gli opportuni spazi di manovra.

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Source: we-wealth.com

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