La commissione Ambiente del Senato ha adottato il testo base, nel quale sono state unificate tutte le proposte di legge relative alla rigenerazione urbana. I cardini del disegno di legge ruotano attorno a incentivi per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana e l’acquisto di case efficienti, concorsi di progettazione e di idee per garantire la qualità degli interventi, semplificazioni normative, fondo da 500 milioni di euro dal 2021 al 2040, banca dati del patrimonio immobiliare inutilizzato e lotta al consumo di suolo.
Gli incentivi per la rigenerazione urbana
Per massimizzare gli obiettivi delle opere, il disegno di legge prevede una serie di incentivi, volti ad invogliare i privati ad avviare i lavori sugli immobili di loro proprietà e ad acquistare immobili in classe energetica elevata. Gli interventi di rigenerazione urbana, realizzati anche con demolizione e successiva ricostruzione degli edifici, saranno incentivati con l’ecobonus, il sismabonus e, ove possibile, il superbonus 110%.
L’acquisto di unità immobiliari residenziali in classe energetica A o B, cedute dalle imprese in seguito agli interventi previsti dal Piano comunale di rigenerazione urbana, sarà agevolato con una detrazione Irpef pari al 50% dell’Iva pagata.
Negli ambiti urbani interessati dalla rigenerazione urbana sarà consentita, in deroga agli strumenti urbanistici, la realizzazione di schermature solari delle facciate e dei tetti e di strutture di supporto per pannelli fotovoltaici sui tetti. Saranno possibili ampliamenti fino al 10% della cubatura finalizzati, attraverso l’isolamento termico e acustico, alla captazione diretta dell’energia solare, alla ventilazione naturale e alla riduzione dei consumi energetici o del rumore proveniente dall’esterno. Si potranno, inoltre, realizzare terrazzi adiacenti alle unità residenziali nel rispetto delle normative sulle distanze.
Questi interventi potranno usufruire degli incentivi a condizione che, dopo i lavori, gli edifici raggiungano almeno la classe B di certificazione energetica o riducano almeno del 50% i consumi degli edifici ai sensi del D.lgs. 192/2005.
Per la durata degli interventi previsti dal Piano comunale di rigenerazione urbana, inoltre, gli immobili interessati non dovranno pagare Imu e Tari. I comuni potranno però aumentare fino allo 0,2% l’Imu sugli immobili inutilizzati o incompiuti da oltre 5 anni.
Saranno, inoltre, introdotte semplificazioni in materia di distanze tra edifici, procedure di esproprio per pubblica utilità e dotazione di parcheggi.
Concorsi di progettazione e di idee per gli interventi
Nel caso in cui la progettazione degli interventi ricompresi nel Piano comunale di rigenerazione urbana non possa essere redatta dal Comune interessato, si farà ricorso al concorso di progettazione o di idee.
Rigenerazione urbana: censimento edilizio e Fondo da 500 milioni
Sarà adottato il Programma nazionale per la rigenerazione urbana. Successivamente, le Regioni pubblicheranno il bando regionale per la rigenerazione urbana, cui potranno partecipare i comuni che abbiano predisposto un Piano comunale di rigenerazione urbana.
I comuni dovranno effettuare il censimento edilizio per individuare gli immobili pubblici e privati inutilizzati da inserire nella banca dati del riuso. La banca dati fornirà le informazioni sugli immobili disponibili per il recupero e monitorerà lo stato del consumo del suolo.
Il coordinamento tra i vari livelli di programmazione sarà curato dalla cabina di regia nazionale per la rigenerazione urbana. E’ inoltre prevista l’istituzione di un fondo con una dotazione di 500 milioni di euro a decorrere dall’anno 2020 e fino al 2040 per il cofinanziamento dei bandi regionali.
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