Entro breve aprirà il cantiere per la demolizione e la successiva ricostruzione degli immobili di proprietà dell’Ater di in viale Europa a Montesilvano attraverso l’ecobonus.
Si tratta di palazzine fatiscenti, la cui costruzione terminò nel lontano 1949, come ricorda il consigliere comunale Marco Forconi.
Forconi poi porsegue: «È un’operazione che mi sta molto a cuore perché, senza volerlo, rientra in una linea di pensiero che ho sempre, politicamente sposato: la non periferizzazione e concentrazione di alloggi popolari, ripensando uno sviluppo urbanistico secondo cui è preferibile ricostruire e spalmare (compatibilmente con lo stato di usura e di deficienze strutturali) sull’intera città (in base a quote per ogni quartiere, rione, municipio ecc) l’edilizia residenziale pubblica. Il tutto senza ricorrere al deleterio “modello ghetto”. Le case popolari infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, sono nate ai confini delle città in contesti di emarginazione non solo sociale ma anche geografica. Inserendole in ambiti urbani ben precisi verrebbe meno anche il concetto di spazi inaccessibili stile “banlieue” parigine, con enormi ricadute positive su sicurezza e ordine pubblico».
Il consigliere comunale delegato alla Sicurezza così conclude: «Via Lazio 61, giusto per citare un esempio recente e conosciuto, con i suoi 59 alloggi popolari è stato un errore proprio perché nel corso degli anni lo stabile è stato trasformato in una “fortezza criminale”, un luogo franco sottratto al controllo nazionale. I legittimi assegnatari di alloggi popolari siano identificati per nome e cognome non per appartenenza a una via o quartiere. A settembre è in programma un convegno su questa tematica».
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