“L’assunzione di fondo del Def è che sia sufficiente la ripresa delle attività economiche e della domanda aggregata, che presumibilmente si manifesterà nei prossimi mesi a seguito dell’allentamento delle misure restrittive, per riassorbire il sottoutilizzo di ore lavorate e le perdite occupazionali sin qui accumulate. Vi è, tuttavia, ragione di dubitare che ciò basti per ripristinare la crescita e recuperare il terreno perso”. E’ quanto si legge nella memoria inviata dal Cnel in occasione dell’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
“I motivi – si spiega – sono semplici. In primo luogo, l’evidenza delle passate crisi mostra come, in ciascun periodo di recessione prolungata (e globale), l’economia italiana sia uscita in ritardo, con un gap di produzione e occupazione associato ad un minor tasso di crescita. In secondo luogo, senza una profonda semplificazione della normativa sulle opere pubbliche, gli effetti degli investimenti pubblici saranno fortemente depotenziati dai vincoli burocratici”.
“Infine, lo shock che ci si attende dal massiccio aumento di investimenti pubblici e dagli incentivi agli investimenti privati, avrà probabilmente un impatto notevole sulle grandezze economiche, ma gli effetti saranno visibili solo nel lungo periodo e il rischio è che ne frattempo una parte dell’economia vada in sofferenza”, si sottolinea.
“Nel Def c`è bisogno di maggiore attenzione alla situazione occupazionale, che è sempre più critica, e al crescente fenomeno di povertà diffusa, questioni che sono di drammatica rilevanza sociale. In generale, si rileva un insufficiente raccordo degli obiettivi e delle misure indicate dal Def con quanto contenuto nel Pnrr. Servono impegni precisi e coraggiosi mirati all`innalzamento del tasso di occupazione verso i livelli dei Paesi dell`Ue che deve assumere una decisa centralità per i prossimi anni, con particolare riguardo ai giovani e alle donne. E` molto importante, come già richiesto dal Cnel, il sostegno alle produzioni labour intensive, essenziali per il benessere sociale e duramente colpite dalla crisi, come pure le attività e i servizi di cura alla persona e all`ambiente”.
“La questione demografica è la prima urgenza da affrontare per la sostenibilità del debito pubblico ma lo sono egualmente immigrazione, investimenti e mercato finanziario. Servono misure coraggiose di sostegno alle famiglie, giovani e donne”, ha detto il segretario generale Cnel Paolo Peluffo auspicando che “l`allungamento delle garanzie per le imprese sarebbe un aiuto importantissimo”.
“In una ottica di strategia di `medio periodo`, il Def dovrebbe indicare misure fatte non di sostegni o incentivi (tipo il rinnovo degli esoneri contributivi per il sud e le donne), ma di politiche attive per il lavoro, per la ricollocazione dei lavoratori, per la riqualificazione delle competenze a sostegno della mobilità dei lavoratori per favorire e supportare la transizione verde”, continua il Cnel.
Dal punto di vista metodologico, “nel documento del governo non sono adeguatamente precisate le attività di monitoraggio della implementazione dei progetti Def e Pnrr”.
“Alcuni contenuti del Def paiono portatori di criticità che si aggiungono alla mancata attenuazione dei difetti evidenziati nei precedenti Def e Nadef come, a titolo non esaustivo, il mantenimento di provvedimenti di cui non si è valutata o tenuta in considerazione l`efficacia sulla tenuta delle imprese e l`impatto sull`occupazione nazionale, come i bonus mobili ed elettrodomestici, bonus per mezzi di trasporto elettrici, decontribuzione per l`assunzione di categorie quali giovani e donne. Rientrano in questa categoria anche l`aumento dei giorni di congedo di paternità, lodevolissima misura, che però si continua a proporre senza istituire sia un effettivo controllo dell`obbligo sia un aumento della somma versata ai padri che non possono accettare una diminuzione del proprio reddito, spesso il principale della famiglia”, conclude il documento Cnel.
Le “due” condizioni “fondamentali” affinché ci si possa mettere sulla strada della ripresa sono il “pieno successo” della campagna vaccinale entro l’autunno e “che ci sia una piena e rapida approvazione del Def insieme al Pnrr e la predisposizione di progetti dettagliati con tempi precisi”.
Così il presidente del Cnel, Tiziano Treu.
Treu ha tenuto a sottolineare che “le riforme richieste dall’Europa come necessarie a complemento degli investimenti sono ancora indicate troppo genericamente nel documento. Quella della P.a è la riforma delle riforme per far calare gli investimenti nel territorio, la riforma del fisco che sia organica e comprenda una equilibrata distribuzione dei carichi e ci auguriamo vengano affrettati i tempi”.
Nel testo consegnato alle commissioni, il Cnel segnala “con preoccupazione la carenza di indicazioni e di scadenze precise per l`attuazione delle riforme che costituiscono il necessario complemento del Pnrr” e aggiunge che “solleva perplessità l`affermazione contenuta nel documento che le stime prudenziali del Def sono elaborate senza computare gli effetti di tali riforme”.
Il Cnel torna a sollecitare una “riforma organica da avviare subito, e una più decisa lotta alla evasione che è essenziale anche per restituire risorse alla collettività e per compensare almeno in parte gli oneri delle riforme stesse. A questo proposito il Cnel, attraverso la istituzione di una Commissione di esperti, sta elaborando una proposta complessiva, in parte già sottoposta al Parlamento, che verrà finalizzata in tempi brevi”.
TN
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