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Dieci semplici idee per salvare il pianeta – Linkiesta.it

Energia domestica: accendiamo le buone pratiche. Gran parte della nostra vita si svolge al chiuso: che sia a casa, a lavoro o nel tempo libero. Proprio da qui bisogna partire per tagliare i consumi energetici che sono tra le principali fonti di emissioni climalteranti.

Pensate che, secondo i dati diffusi dalla Ue, gli edifici nel loro complesso incidono per il 40% del consumo energetico. L’Eurozona, attraverso quanto stabilito dal Green deal, si è data obiettivi ambiziosi nella lotta ai cambiamenti climatici puntando alla neutralità in termini delle emissioni di carbonio entro il 2050. Per perseguire questo risultato, ognuno di noi può fare davvero tanto. Come l’adozione a casa propria di pratiche virtuose che riducano l’energia necessaria e la scelta di fonti rinnovabili.

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Da dove partire? Potreste far effettuare una diagnosi energetica dell’immobile per valutare lo stato dell’isolamento termico delle mura perimetrali, degli infissi nonché l’efficienza dell’impianto di riscaldamento6 e di quello di climatizzazione. Esaminati i risultati dell’analisi, si potranno pianificare gli interventi di riqualificazione energetica che, oltre ad abbattere i costi per il riscaldamento (con un risparmio immediato, anche in termini ambientali), consentiranno di usufruire di incentivi ed ecobonus.

I nostri comportamenti possono determinare quanto tenere aperto o chiuso un termosifone. Un primo suggerimento è di chiudere le persiane e le tapparelle di notte o comunque nelle stanze che non vivete. Se vi sono refoli, dotatevi di tende pesanti e paraspifferi.

Attenzione ai ricambi d’aria: sono fondamentali per la salubrità di un ambiente, ma c’è modo e modo di realizzarli! Basta aprire bene le finestre per pochi minuti più volte al giorno, invece di tenerle socchiuse per ore.

Evitate inoltre di collocare oggetti davanti e sopra i termosifoni, come le mensole, che costituirebbero una barriera per la diffusione del calore. Al contrario, tra muro e calorifero potrete apporre pannelli riflettenti (realizzabili anche da sé con fogli di carta stagnola) riducendo così le dispersioni attraverso la parete. Un aspetto da non trascurare è poi la regolare manutenzione della caldaia da parte tecnici specializzati.

Un impianto non regolarmente manutenuto è in primis pericoloso, rischia di consumare di più e quindi di inquinare di più.

Nelle giornate d’inverno, quando si cammina per la strada con il freddo che punge, trovare un dolce tepore in casa offre sicuramente una condizione di benessere.

La piacevole sensazione non deve però distrarci: quel momento può costare caro all’ambiente e al portafogli se la soluzione immaginata è quella di lasciare i termosifoni aperti tutto il giorno, solamente per una temperatura mite al rientro.

L’installazione di una centralina di regolazione automatica della temperatura permetterà di tenere sott’occhio il termometro (così da rispettare anche i limiti di legge), di sfruttare strumenti come cronotermostati che consentono di effettuare una programmazione oraria, giornaliera e settimanale dell’attività dell’impianto, nonché in alcuni casi di attivarlo da remoto per massimizzare i benefici e minimizzare gli sprechi.

Obbligatorie per legge nei condomìni, le valvole termostatiche permettono di regolare il flusso dell’acqua calda nei singoli termosifoni. Secondo i dati Enea, il loro utilizzo consente di abbattere i consumi del 20%: motivo per cui sono consigliatissime in ogni situazione.

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Una dieta sana e sostenibile è il primo passo per contrastare la crisi climatica. Per cambiare rotta è fondamentale rimettere al centro dell’alimentazione la scelta critica, rinunciando alla rapidità e alla comodità.

Quella europea (e soprattutto statunitense) è ad esempio un’alimentazione fortemente basata sul consumo di prodotti confezionati e derivati dagli animali.

Eppure, per produrre, ad esempio, anche pochi quantitativi di carne si devono coinvolgere ingenti risorse energetiche e idriche e sottrarre spazio all’agricoltura e alle foreste per coltivare i mangimi necessari a sfamare gli animali che verranno poi macellati. Per ottenere un chilo di carne bovina si generano nello specifico 15,4 chili di CO2, mentre per un chilo di lenticchie solo 0,7 chili.

Una differenza abissale, quindi, che deriva soprattutto dal modo in cui tali prodotti vengono realizzati. Senza poter approfondire in questo contesto le questioni etiche legate al consumo di carne, è già evidente come una dieta carnivora non sia sostenibile dal punto di vista ambientale. Meglio prediligere un’alimentazione sana e a basso impatto ambientale, come quelle con un alto contenuto di cereali, legumi, frutta e verdura, ma anche noci e semi.

«La spresa dovrebbe tornare a essere un momento importante delle nostre vite, invece di essere uno dei tanti tra la palestra e il cinema: finché acquisteremo il cibo come faremmo in un fast food, non riusciremo a fare del bene a noi stessi e men che meno all’ambiente», mi racconta Lorenzo Lombardi, giornalista ambientale ed esperto di alimentazione sostenibile.

Le nostre sono ormai sempre più delle “vite di corsa”, come ci ricorda l’antropologo Zygmunt Bauman: le giornate lavorative sembrano a volte dilatarsi senza sosta, lasciandoci il tempo di fare la spesa solo online o nei supermercati aperti h24. Comodità non da poco, certo, ma che ci fanno perdere di vista l’importanza della spesa come momento straordinariamente connesso con la nostra salute e l’ambiente.

Cambiare rotta è un percorso che va iniziato a piccoli ma efficaci passi: provate a prendervi il tempo per andare a un mercato agricolo, scegliete prodotti locali con una filiera più corta possibile, trovate produttori che coltivino la terra nei parchi, optate per alimenti con poco packaging o del tutto sfusi, selezionate sempre ingredienti stagionali.

Matteo Nardi, Letizia Palmisano, 10 idee per salvare il pianeta. Prima che sparisca il cioccolato), Città Nuova, 2021, pagine 164, euro 17

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