È possibile rendere più pervasiva la digitalizzazione in edilizia. Viviamo un periodo storico decisamente interessante perché si assiste a un allineamento a livello normativo, tecnologico, politico-economico unico. Ci sono grandi opportunità per il settore di digitalizzare seguendo l’impronta normativa. Si possono cogliere le opportunità tecnologiche offerte dalle aziende e sfruttare quanto messo a disposizione dallo Stato sotto forma di incentivi e finanziamenti (Superbonus su tutti). Su quest’ultimo punto, va ricordato che il decreto del Ministero dell’Economia e Finanze assegna 13,95 miliardi di euro del PNRR ai lavori per efficienza energetica in edilizia e antisismica, destinate all’ecobonus e al sismabonus fino al 110%. Inoltre, sempre legati a questi investimenti sono previsti altri 4,56 miliardi di euro finanziati dal Piano Complementare. Si arriva così a 18,51 miliardi. I lavori di domotica e di building automation rientrano, quali interventi trainati, nel Superbonus 110%.
Come sfruttare al meglio queste opportunità è stato argomento di uno dei convegni centrali di Smart Building Expo, dal titolo “Digitalizzare gli edifici: automazione, efficienza e sostenibilità. Strumenti e prospettive”.
Digitalizzazione in edilizia: c’è fiducia e una guida pratica
Come anticipato, oggi ci sono le giuste potenzialità del mercato in Italia perché si possa ampliare la digitalizzazione in edilizia, puntando a rendere gli edifici più efficienti, sostenibili e intelligenti. In tema di smartness si percepisce un clima di fiducia. «Si consideri, per esempio, il mercato della smart home che ha molti punti di contatto con BACS e digitalizzazione per l’efficienza energetica – ha messo in rilievo Davide Ceppi, Coordinatore Sottogruppo Domotica e Automazione di Edificio ANIE CSI –. È un mercato che nel 2020 ha raggiunto i 505 milioni (8,4 euro a persona). Seppure in leggero decremento (causa pandemia) è sempre stato caratterizzato da una crescita a due cifre». Inoltre si sa, sempre dai dati dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, che quello italiano ha ancora ampi margini di crescita specie se confrontato ad altri Paesi in cui il mercato smart home è assai più consistente: in Germania vale 2,9 miliardi (34 €/persona), nel Regno Unito 2,8 miliardi (42 €/p) e in Francia 1,13 miliardi (16,8 €/p).
Il clima di fiducia è sostenuto dalla crescita della cultura digitale: «il 25% degli italiani ha eseguito più operazioni nell’online banking; il 34% ha ordinato la spesa online almeno una volta, quasi 7 italiani su 10 dichiara di utilizzare le soluzioni IoT presenti tra le mura domestiche», ricorda ancora Ceppi. C’è di più: da un’indagine Doxa per il Politecnico di Milano, si evidenzia che il 46% degli italiani sta facendo o ha intenzione di fare a breve interventi dedicati alla digitalizzazione nella propria abitazione. A questa si associa la riscoperta del valore della casa, a seguito del lockdown e della necessità di fare smart working, e l’effetto traino del Superbonus. A questo proposito ANIE CSI ha da poco pubblicato la “Guida pratica al Superbonus 110%: building automation e ricarica elettrica”. L’intento è fare attività di disseminazione in modo semplice e completo per la filiera. Si vuole chiarire il perimetro applicativo del superbonus applicato ai Sistemi di automazione e controllo degli edifici (BACS), alla luce dei nuovi requisiti tecnici introdotti con il D.M. 6 agosto 2020. Il documento, oltre a riassumere il quadro legislativo istitutivo del Superbonus 110%, guida essenzialmente il lettore nella corretta lettura e applicazione dei testi di legge inerenti i sistemi BACS.
Condomini smart: serve la tecnologia e la mentalità giusta
Sempre a proposito di digitalizzazione in edilizia, Alessandro Ravagnin, membro del Sottogruppo Domotica e Automazione di Edificio ANIE ha sottolineato le opportunità incentivanti. Primo tra questi il Superbonus 110%: esso « finanzia di fatto il prodotto, ma anche l’installazione e la messa in servizio dei sistemi domotici». Ha messo in luce la possibilità di trasformare in uno smart building sia un condominio sia una villetta, grazie alle possibilità tecnologiche sul mercato possibili con soluzioni che rientrano nei requisiti della classe B della norma UNI EN 15232.
Sulla norma è tornato Massimiliano Magri, membro dello stesso sottogruppo ANIE. Ha ricordato come nell’allegato A del D.M. 6 agosto 2020 si riporti, riguardo agli interventi di installazione di sistemi di building automation nelle unità abitative
“congiuntamente o indipendentemente dagli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, l’asseverazione, o idonea documentazione prodotta dal fornitore degli apparecchi, specifica che la suddetta tecnologia afferisce almeno alla classe B della norma EN 15232”
Inoltre, ha messo in rilievo il fatto che in tema Ecobonus, siano stati finalmente messi in luce dalla normativa tre criteri fondamentali:
- automazione (tramite la classe B della EN 15232-1),
- contabilizzazione (diretta e indiretta),
- telegestione (telecontrollo impianto e telelettura consumi).
Ci sono, quindi, tutte le condizioni per rendere smart un condominio. Ma vanno messi in atto determinati aspetti. Uno di questi è la necessità di «convincere i condòmini a installare in tutti gli ambienti strumenti per l’automazione e la contabilizzazione. Ci vuole una comunicazione non solo interna, ma anche verso l’esterno». Serve anche attivare un flusso di informazioni verso un flusso di generazione e distribuzione: in poche parole, energia on demand. Ma non è così semplice, tutt’altro.
In ogni caso, lo schema c’è ed è ripreso dalla norma UNI 11388 che riguarda la contabilizzazione indiretta: l’idea di porre le basi per uno smart building condominiale è possibile, ma «il condominio smart può essere tale solo se tutti partecipano ai risparmi e la presentazione dei dati è la più chiara possibile», ha rimarcato Magri.
Digitalizzazione in edilizia ed emobility: dall’auto elettrica alle smart grid
Un fondamentale presupposto dello smart building è l’infratruttura di ricarica elettrica. Omar Imberti, coordinatore del Gruppo E-Mobility di ANIE ha messo in luce alcune importanti caratteristiche e specifiche di esse, anche a livello normativo. Come ha illustrato, esistono norme per sistemi di ricarica e per la loro sicurezza, norme per connettori, norme per sistemi di comunicazione tra veicolo, stazioni di ricarica e tra quest’ultima e la rete elettrica: si entra così a parlare di smart grid.
Importante elemento per un’applicazione smart delle potenzialità che metta ancor più in relazione auto elettrica e abitazione è il Building Management System. Questa soluzione permette di ottimizzare l’impiego dell’energia, favorendo l’auto consumo grazie anche all’uso di sistemi di energy storage. Una possibilità non solo accessibile a livello residenziale, ma estesa anche all’ambito aziendale.
Ha ricordato anche le prospettive verso cui si sta andando: tra questi c’è il Vehicle to Grid, che mette in relazione veicolo elettrico e rete elettrica, in un rapporto biunivoco. Ancora più in là sono allo studio soluzioni per la ricarica wireless, statica e dinamica (mediante trasferimento dell’energia da corsie stradali appositamente infrastrutturate) e veicoli con guida automatica.
Insomma, si sta costituendo uno scenario in cui il possessore di un electric vehicle sarà al centro di un ecosistema di cui saranno elementi portanti le dinamiche legate alla ricarica, ma ancor più alla produzione e distribuzione di energia.
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