L’architetto Patrizia Burato dispensa tante idee per ristrutturare casa: dalla cucina a isola (o no) al bagno, dall’illuminazione ai battiscopa
Bonus infissi, facciata, tende. Ecobonus e bonus mobili. Gli incentivi confermati dalla Legge di Bilancio suonano come inviti a ristrutturare casa.
«C’è una vera e propria euforia nel settore», dice Patrizia Burato, architetto (famosa sul web come @archidipity) e autrice di Rifaccio casa, rifaccio vita Guida alla ristrutturazione della tua casa e di quelli che ci abitano dentro (Sonzogno), «Ma, mai come in questo periodo, bisogna tenere gli occhi aperti».
«Innanzitutto, per selezionare molto bene le imprese che lavoreranno per voi. I… furbacchioni si sono moltiplicati». Ecco allora le dritte dell’esperta per ristrutturare in serenità, facendo scelte che ci assomiglino e non rischino di stancarci domani.
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L’architetto, arbitro e garanzia
Per mettersi al riparo da (eventuali e sempre possibili) fregature. Per vivere tutte le fasi di una ristutturazione senza stress. Per scegliere i materiali giusti quando non si capisce niente di materiali. Per queste e per mille altre ragioni, fondamentale farsi aiutare da un buon architetto.
«Perché parla sia la lingua di chi ristruttura, il committente, sia quella dell’impresa. Fa da cuscinetto nel caso di imprevisti (e ce ne sono sempre) e tiene conto delle esigenze di tutti».
Nel libro Burato aiuta a capire come scegliere quello più adatto a sé. «È un vero e proprio arbitro, che deve lavorare in contraddittorio con l’impresa che fa i lavori, controllandone i risultati passo dopo passo». I proprietari che dicono «Ma ci vado io, in cantiere!» non sanno spesso a che cosa vanno incontro: grandissimo investimento di tempo, tanto stress e probabili imprevisti a cui non si sa fare fronte, non essendo del campo.
Si risparmia, certo, ma neanche tanto: «Un architetto può aiutarvi molto, anzi, a spendere meno: nella scelta delle ditte e dei materiali».
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Dimmi chi sei, ti dirò quale stile scegliere
«Molte persone si entusiasmano davanti a case che non fanno per loro», spiega Burato: «Magari vedono una foto sul web e dicono: lo voglio!». Un architetto aiuta anche a capire le implicazioni di ogni scelta e se certe soluzioni sono adatte al proprietario.
Per esempio: dovete scegliere tra parquet e gres porcellanato? «Considerate che il primo è un materiale che evolve con la casa e i suoi abitanti: dimostrerà in continuazione la vita che gli è passata sopra. È vivo, si rovina, si solleva, reagisce al contatto con l’acqua, magari si imbarca pure. Il grès porcellanato è invece molto resistente, ipertecnologico e riesce a riprodurre qualsiasi materiale possibile. Solo, non è un materiale continuo: le fughe tradiranno quindi la vera natura del pavimento».
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Queste caratteristiche potrebbero bastare a facilitare la scelta. Dipende, spiega l’architetto, dalla vita che fate. Anzi, di più: spesso le scelte giuste dicono chi siete.
Chi ama il parquet, chi il grès
Proviamo allora, per gioco, a fare l’identikit di chi ama l’uno e di chi ama l’altro? «Di solito, agli amanti del parquet piace girare scalzi per casa. Sono persone che apprezzano il buon vino e le cene con gli amici, vivono la vita in modo rilassato e badano poco alle convenzioni; gli amanti del grès sono persone molto precise e attente alla pulizia, organizzate e superaffidabili».
Il consiglio fondamentale quando si cerca lo stile di casa propria è guardarne moltissime ma poi studiare con l’architetto quelle che assomigliano a noi e alla nostra (inutlie innamorarsi di cucine industriali se si dovrà arredare una stanza due metri per due).
Il progetto finale è un lavoro di squadra in cui il proprietario ha, naturalmente, l’ultima parola. Ma in cui il proprietario intelligente ascolta i consigli di chi ne sa di più.
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Cucina con isola, sì o no?
«Per esempio spesso mi trovo a discutere con proprietari innamorati delle cucine con isola: è la cucina più desiderata dagli italiani. Ma nelle case della maggior parte di loro non è funzionale: non c’è abbastanza spazio. Tanti finiscono per costruire una casa intorno a quell’isola, pur di averla. Ma si renderanno conto presto che manca loro qualcosa, e hanno qualcosa di troppo. Appunto, l’isola.
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Battiscopa: non se ne può fare a meno
«Molti non considerano il battiscopa un problema semplicemente perché non lo considerano», dice l’architetto: «Gli altri lo odiano, e io sono tra questi. Ma lo zoccolino sulla parte inferiore di una parete interna della stanza, quello che copre il giunto tra la superficie della parete e il pavimento, può influenzare molto l’estetica e lo stile di una casa». Elemento praticamente ineliminabile, può essere più o meno alto, più o meno spigoloso e di diversi colori: come il pavimento, come la parete, come le porte.
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L’illuminazione: di fondo o d’accento
«Lo dico sempre ai miei clienti, molti non ne hanno la percezione: una casa bella illuminata male è brutta». Quindi, tenete da parte un po’ di soldi per l’illuminazione. «Al bando i faretti incassati in luoghi e modi indifferenti a quel che succede sotto», dice l’architetto. Il caro vecchio lampadario? «È accettabile solo su un tavolo da pranzo. Oppure deve essere un oggetto d’arredo studiato per stupire «per esempio in un bagno gioiello».
Faretti e lampadari sono cosiddette luci d’accento: illuminano in modo specifico le zone dove si svolgono attività precise, come per esempio mangiare, disegnare, leggere. O mettono in risalto determinati oggetti. Vietato improvvisare.
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La carta da parati e il vecchio che ritorna
«Il vecchio che ritorna è un tema a me molto caro», racconta Burato: «Alcune soluzioni del passato sono tornate prepotentemente di moda e sono molto interessanti, soprattutto quando appartengono alla nostra storia». Per esempio? Il parquet a spina di pesce, ma quello italiano, non ungherese. Oppure la graniglia veneziana: «Molti miei clienti in fase di ristrutturazione la fanno togliere, e invece molti produttori stanno lavorando per mettere sul mercato soluzioni simili. Ancora, la carta da parati: non fa “casa della nonna“, non più. Le nuove carte da parati sono così belle e tecnologiche che possono stare in soggiorno come nella doccia».
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Pareti colorate a effetto
Il colore delle pareti può fare molto per lo stile di una casa. Per esempio: il bianco, uniforme su tutte, aiuta a dare una sensazione di maggiore spazio e di ariosità. Colorare la parete di fondo di una stanza la fa apparire più corta, colorando quelle laterali la si “stringe” (effetti del cosiddetto color blocking). «Colorando il soffitto o, meglio, il controsoffitto la si “abbassa”, con un effetto di comfort che a me piace molto».
Ma l’avvertenza è di fare queste scelte di colore un po’ estreme in stanza piccole: uno studio, un corridoio, un ingresso. In un soggiorno risulterebbero “troppo”. «Il colore diventa dominante al punto che il resto deve essere subordinato. E non so quante persone sono disposte a comprare un divano in base al colore delle pareti, di solito si fa il contrario».
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Sanitari: sospesi o a terra?
Altro grande dilemma. Burato ci scherza: «Quelli sospesi piacciono agli esteti e ai fan della pulizia. Quelli a terra solo a chi non crede che possano stare sospesi davvero, senza, prima o poi, cadere». Fidatevi, e ascoltate il vostro architetto.
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