Slitta la fiducia sul decreto Aiuti dopo che è tornata la tensione in maggioranza. Ieri, 4 luglio, c’è stata alla Camera la discussione generale sul dl, e oggi è previsto il voto sugli emendamenti per avere l’ok del governo sul testo. Ma con l’incontro tra Draghi e Conte slittato a mercoledì – ieri il premier è dovuto correre a Canazei per la tragedia della Marmolada – ha riportato a galla il rischio concreto che non si arrivi a un’intesa tra maggioranza e Movimento 5 Stelle. Stando a quanto si apprende da fonti dell’esecutivo riportate dall’Ansa, il governo starebbe pensando di non mettere la fiducia oggi, con la promessa che però il provvedimento abbia l’ok entro il 15 luglio, «perché ci sono tanti destinatari che attendono le risorse». L’alternativa ipotizzata era un voto sul rinvio del provvedimento in Commissione per ulteriori riflessioni, un passaggio che però avrebbe allungato troppo i tempi. La stessa viceministra all’Economia Laura Castelli (ex M5s che ha seguito Luigi Di Maio a Insieme per il Futuro) aveva frenato in mattinata: «Per il Mef non ci sono profili economici che necessitano di intervento e di un ritorno in commissione».
Le tensioni sul fronte M5s
Stamattina c’è stata una lunga riunione di maggioranza per provare a trovare un intesa, ma il Movimento 5 Stelle sembra intenzionato a non votare il testo nella sua interezza. Il M5s vorrebbe lasciare che i suoi deputati votino secondo coscienza su alcuni dei temi più caldi su cui discutono in Parlamento: su tutti il Superbonus e il termovalorizzatore di Roma. Durante la discussione di ieri alla Camera, i deputati hanno dato sfogo ai loro dubbi. «L’inceneritore di Roma non è la soluzione», aveva detto Marco Bella. «Se dobbiamo fare un inceneritore, facciamolo a Montecitorio», aveva provocato Alberto Zolezzi. L’ex ministro Riccardo Fraccaro si era poi schierato a favore del Superbonus: «Bloccarlo senza alternative è una follia».
Immagine di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI
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Source: open.online
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