Il superbonus 110% e gli altri contributi per l’edilizia, con o senza lavori trainanti, potrebbero cambiare a breve. A volerlo è il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto al Senato per comunicazioni urgenti dopo la crisi di governo innescata dal mancato voto di fiducia del M5s al decreto Aiuti.
Il numero uno del governo ha spiegato quale programma intende portare avanti se il Parlamento gli confermerà la fiducia e se, attorno al suo esecutivo, si ricostruirà un ampio e solido patto di unità nazionale tra le forze politiche.
L’intervento di Draghi al Senato
All’interno di questo elenco di cose da fare Draghi ha parlato anche dei bonus edilizi, confermando la volontà di sbloccarne le difficoltà burocratiche, a partire dal caos sulla cessione dei crediti alle banche.
L’elevato flusso delle richieste di cessioni, infatti, sta portando da mesi le principali banche italiane a mettere un freno alla compensazione. Troppe cessioni «in pancia», infatti, vuol dire per gli istituti di credito difficoltà a smaltirle con le detrazioni d’imposta annue.
Il presidente del Consiglio, però, ha contemporaneamente spiegato di voler ridurre “la generosità dei contributi”. Tradotto: con questo esecutivo non ci sarà un nuovo stanziamento di fondi a favore del superbonus 110% come chiesto dal Movimento 5 Stelle, impedendo di fatto l’avvio di nuovi lavori con il pieno sostegno statale.
Superbonus 110%, fondi esauriti fino al 2026
Al momento i fondi per il contributo sono finiti, perché sono stati impegnati tutti i soldi messi in campo: risultano infatti prenotati lavori per 33,7 miliardi di euro su 33,3 stanziati fino al 2026. Secondo Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco il superbonus 110%, assieme agli altri sostegni edilizi (principalmente ecobonus e bonus facciate), sta in qualche modo “drogando” il mercato, contribuendo anche all’aumento dell’inflazione.
Le scadenze attuali del superbonus
Quanto ai lavori già prenotati con il superbonus, le scadenze attualmente sono le seguenti:
– fino al 31 dicembre 2025 (con contributo pieno al 110% per le spese sostenute nel 2023, che poi scende al 70% nel 2024 e al 65% nel 2023) per: condomini (sia interventi trainanti che interventi trainati nelle singole unità immobiliari), organizzazioni di volontariato, Onlus e associazioni di promozione sociale, persone fisiche uniche proprietarie di edifici da 2 a 4 abitazioni ed eventuali pertinenze;
– fino al 30 giugno 2023 per case popolari e istituti similari (con estensione al 31 dicembre 2023 se entro il 30 giugno 2026 i lavori sono arrivati al 60%), ma anche cooperative di abitazione a proprietà indivisa;
– fino al 31 dicembre 2022 per persone fisiche su edifici unifamiliari e villette a schiera, con il vincolo del 30% dei lavori effettuati entro il 30 settembre di quest’anno.
Le novità del decreto Aiuti
L’intervento di Draghi, ora, conferma il meccanismo di decalage sul superbonus da qui al 2025 e potrebbe aprire a ulteriori riduzioni dell’importo dell’aiuto statale. Contemporaneamente, però, ci saranno interventi aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal decreto Aiuti per sbloccare i crediti fiscali.
Grazie alle modifiche apportate dalla legge di conversione del decreto, le banche e le società appartenenti a un gruppo bancario possono sempre cedere i crediti derivanti da bonus edilizi a imprese e professionisti. In particolare, la cessione può avvenire nei confronti di soggetti che non agiscono per attività imprenditoriale.
Il requisito essenziale è che questi soggetti abbiano “stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo”. Questi ultimi cessionari non avranno la facoltà di un’ulteriore cessione. L’agevolazione per le banche si applicherà:
– anche alle cessioni o agli sconti in fattura comunicati all’agenzia delle Entrate prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Aiuti (16 luglio 2022);
– alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.
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