I costi “più che triplicati” delle ristrutturazioni e un dato che denuncia truffe sui bonus edilizi per ben oltre cinque miliardi. Non aveva bisogno di conferme, Mario Draghi. Ma in quei dati ha fondamento la sua convinzione che il Superbonus al 110% sia una misura sbagliata. Sulla sua “validità non siamo d’accordo”, dice a Strasburgo, in replica alla M5s Tiziana Beghin e al Verde Philippe Lamberts che vorrebbero esportarla in Ue. Apriti cielo. Da Roma i 5Stelle s’indignano, protestano. Cresce la tensione, dopo lo strappo in Consiglio dei ministri sul termovalorizzatore di Roma: “Basta ricatti”, dicono i pentastellati. E annunciano nuove barricate.
Non vuole entrare in polemica, Draghi. Osserva il tentativo del M5s di alzare i toni, auspica che non ci sia la volontà di aprire crepe più profonde ma mette i puntini sulle “i”. Respinge le accuse sugli inceneritori (“Il mio è nato come un governo ecologico”) e ribadisce la sua contrarietà al Superbonus. “Il costo di efficientamento degli edifici è più che triplicato, perché non c’è trattativa sul prezzo”, sottolinea. “Il governo ha fatto quel che poteva”. Ha corretto e limitato la misura. Ma deve prendere atto che “le cose vanno avanti in Parlamento”. A ogni stretta, i partiti lottano per allargare le maglie. Il M5s teme ora che le frasi del premier annuncino nuove restrizioni, anche se Chigi nega. Riccardo Fraccaro intima di “non boicottare” il 110%, un gruppo di senatori accusa Draghi di “attaccare il bonus per prendere di mira il M5s”.
Proprio lunedì è passata in Consiglio dei ministri, su pressione della maggioranza, una proroga di tre mesi per il bonus sulle villette. Ma ora è in corso un braccio di ferro sulla cessione del credito: al ministero dell’Economia valutano una norma nel decreto Aiuti per rendere più facile la quarta cessione, con la responsabilità in solido fra gli istituti coinvolti. Non sembra bastare al M5s, che chiede tra l’altro anche la possibilità di frazionare il credito. “Se il governo non agisce emenderemo in Parlamento”, dice il senatore e relatore del decreto Energia Emanuele Fenu.
Al Mef c’è cautela. Le ragioni sono nei risultati del lavoro che da mesi Guardia di finanza, Agenzia delle Entrate, Enea stanno compiendo con le principali procure italiane. Due miliardi di truffe sul bonus facciate. Uno e mezzo circa sull’ecobonus. Frodi complessive che superano di gran lunga i cinque miliardi. E la percezione che più si scava, più a fondo si viene trascinati. Da un’analisi a campione è emerso che più di un’azienda su due aveva in pancia crediti fasulli. I casi più emblematici Repubblica li ha già raccontati: “mister miliardo”, imprenditore pugliese, aveva accumulato un miliardo di crediti fiscali. Ma l’allarme arriva da un nuovo tipo di controlli. In un primo momento ci si concentrava su società con crediti verso il fisco per milioni di euro. Ora l’asticella si è abbassata: troppe aziende appena nate hanno un elevatissimo tesoretto pronto da scontare. E la possibilità – ora in parte revocata – di vendere quel credito rende praticamente impossibile risalire all’origine della presunta truffa.
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