“Il patto di fiducia si è rotto, l’unica strada è ricominciare da capo”. Mario Draghi si è presentato davanti al Senato dopo le dimissioni (respinte) a Sergio Mattarella e ha dettato le sue condizioni per andare avanti: ha esordito dicendo di voler “spiegare” le ragioni del suo passo indietro e ha usato toni durissimi nei confronti delle forze politiche. Un aut aut, ribadito e sottolineato più volte nel suo discorso: “Non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte ha un significato politico chiaro”, ha detto tornando sulla rottura M5s sul decreto Aiuti. “Non si può ignorarlo, perché significherebbe ignorare il Parlamento, non si può ignorarlo perché vorrebbe dire consentire di ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo perché viene mesi dopo mesi di strappi e ultimatum“. Quindi ha chiuso rivolgendosi a chi, oggi, è chiamato a votare la fiducia all’esecutivo: “Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese. I partiti e voi parlamentari – siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito?”.
Quindi nel suo intervento, che almeno nelle intenzioni dovrebbe essere alla base del prossimo accordo dell’esecutivo, ha toccato alcuni dei temi centrali per il patto con i partiti. Ha quindi fatto alcuni accenni alle richieste M5s: come il reddito di cittadinanza (“da migliorare”, ma anche “per ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro”) e, soprattutto, il salario minimo (“misura verso cui dobbiamo muoverci”). Poi ha dichiarato che sui bonus edilizi, quindi il Superbonus, bisognerà “ridurre la generosità”. Molto netto è stato anche sulla fornitura delle armi all’Ucraina, questione fortemente contestata da Giuseppe Conte e dai suoi: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo, come questo Parlamento ha impegnato il governo a fare con una risoluzione parlamentare. Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi”. A fianco dell’agenza sociale, che ha definito “urgente” rivolgendosi di fatto al leader M5s, Draghi ha anche parlato del ddl Concorrenza, che riguarda anche “i taxi” e le concessioni balneari” (molto contestato dalla Lega) e che deve “essere approvato prima della pausa estiva. Ora c’è bisogna di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo” “non il sostegno a proteste talvolta violente”.
Durante il discorso di 33 minuti, Draghi ha più volte alzato la voce e in particolare quando si è rivolto direttamente ai partiti. Con un tono che è stato interpretato come una messa in stato d’accusa delle forze politiche. Tanto che, poco prima della replica in Aula, lo stesso Palazzo Chigi ha fatto circolare una velina di chiarimento: “Nessun attacco o sfida ai partiti, solo una ‘roadmap’ delle riforme da completare, degli impegni da onorare in chiave Pnrr”, hanno fatto sapere.
L’agenda sociale: “salari dignitosi” e “reddito da migliorare” – Gli occhi del Movimento erano puntati sulle risposte alle richieste che riguardano il fronte dell’agenda sociale. “Quest’anno”, ha detto Draghi, “l’andamento della finanza pubblica è migliore delle attese e ci permette di intervenire, come abbiamo fatto finora, senza nuovi scostamenti di bilancio“. In generale Draghi ha fatto alcuni accenni sugli interventi che, però, erano già stati avviati dal governo (e già ritenuti insufficienti dal M5s): “Bisogna”, ha detto, “adottare entro i primi giorni di agosto un provvedimento corposo per attenuare l’impatto su cittadini e imprese dell’aumento dei costi dell’energia, e poi per rafforzare il potere d’acquisto, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione”. Quindi “ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi è un obiettivo di medio termine”. Sui salari, Draghi in particolare ha detto: “Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine. Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie”. E ancora: “Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi. Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori”. E ha chiuso con l’unico riferimento concreto in materia, che però è di fatto una conferma del punto di partenza delle trattative con il M5s: “A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza”. Draghi ha anche fatto riferimento al reddito di cittadinanza: “Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà”, ha detto, “ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro“. Quindi, se da una parte è sembrato andare verso il Movimento, dall’altra ha strizzato l’occhio alle forze che invece vorrebbero rivederlo o addirittura abolirlo.
Superbonus e “criticità” da superare – Altro riferimento centrale è quello sul Superbonus, misura voluta dal Movimento e sulla quale Giuseppe Conte da settimane chiede garanzie. Su questo però il presidente del Consiglio è stato molto tiepido: “Per quanto riguarda le misure per l’efficientamento energetico e più in generale i bonus per l’edilizia, intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi“. Proprio il mancato rinnovo del Superbonus era stata citato dal M5s tra i motivi per non sostenere più l’esecutivo.
La riforma fiscale – Uno dei temi che più hanno mandato in fibrillazione i leghisti è quello delle tasse. “Non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini”, ha detto Draghi, e “dobbiamo approvare al più presto la riforma fiscale e varare subito dopo i decreti attuativi. L’autunno scorso il governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco“, ha detto. Entrando poi nel merito delle riforme del Pnrr, Draghi ha detto: “Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo. Per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini. Tuttavia per questo occorre procedere con uno sforzo di trasparenza. Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi; superare l’Irap; razionalizzare l’Iva. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione. In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale – una cifra impressionante. Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”.
L’autonomia differenziata – Draghi, in chiusura, ha parlato anche di “autonomia differenziata”. Questo passaggio è stato invece interpretato come un messaggio in favore del Carroccio. Anche se non tutta la Lega: è un modo per strizzare l’occhio ai governatori leghisti e rendere più difficoltoso lo strappo a Salvini. “Ci sono altri impegni”, ha detto il premier, “che l’esecutivo vuole assumere che riguardano, ad esempio, la riforma del sistema dei medici di base e la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata“.
Le riforme rivendicate dal premier: c’è anche il ddl Concorrenza “indigesto” per la Lega – Nel suo intervento Draghi ha poi rivendicato la sua lista di riforme. “La riforma del codice degli appalti è stata approvata ed è in corso il lavoro di predisposizione degli schemi di decreti delegati. Questi devono essere licenziati entro marzo del prossimo anno”, ha detto. Poi ha citato uno dei provvedimenti sul quale più ha protestato la Lega: “La riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire investimenti e occupazione”, ha detto. “Con questo spirito abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, alla tutela dei consumatori. La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari”. E proprio su quest’ultime il Carroccio aveva quasi fatto cadere il governo. “Il disegno di legge deve essere approvato prima della pausa estiva”, ha continuato Draghi, “per consentire entro la fine dell’anno l’ulteriore approvazione dei decreti delegati, come previsto dal PNRR. Ora c’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo – non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo“. Infine ha citato la riforma della giustizia, sulla quale non erano mancate le tensioni e con (quasi) tutti i partiti della maggioranza: “Per quanto riguarda la giustizia, abbiamo approvato la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria. Queste riforme sono essenziali per avere processi giusti e rapidi, come ci chiedono gli italiani. È una questione di libertà, democrazia, prosperità. Le scadenze segnate dal PNRR sono molto precise. Dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale. La legge di riforma della giustizia tributaria è in discussione al Senato, e deve essere approvata entro fine anno”.
Source: ilfattoquotidiano.it
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