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«Ecobonus, si liberino ai 350-400 milioni» – La Gazzetta del Mezzogiorno

Un malato grave, moribondo. Il mercato dell’auto, in tutte le sue sfaccettature (l’automotive) sta finendo fuori strada rischiando di portarsi all’inferno anche i conti dello Stato.
Non a caso, sebbene in ritardo e dietro pressing della associazione di settore, il Parlamento ora sembra voler correre ai ripari.

Ed è di queste ore la notizia che si lavora a prorogare gli ecoincentivi in Commissione Bilancio alla Camera, dove stanno passando al setaccio gli emendamenti al Sostegni bis. A disposizione delle modifiche (non solo quindi per l’ecobonus auto) presentate dai deputati ci sono in tutto 800 milioni, che però potrebbero aumentare se il governo decidesse di dare il via libera all’uso del cosiddetto «tesoretto», vale a dire 4-5 miliardi di risorse extra dovute alle domande inferiori al previsto da parte delle partite Iva per i contributi a fondo perduto e però parzialmente usate per finanziare il dl lavoro. Per il settore dovrebbero essere necessari fra i 350 e i 400 milioni di euro: l’obiettivo, condiviso dai gruppi parlamentari è ricalcare quanto approvato con l’ultima manovra mettendo in campo aiuti per spingere l’acquisto di euro 6 diesel, benzina o ibride senza la «spina», la fascia di veicoli più richiesta (il 79% degli acquisti nel 2020 e ben l’81% nel 2021), alle prese con un crollo drammatico delle vendite.

«In Italia abbiamo il parco auto più vetusto d’Europa ma il settore, il primo per Pil, livelli occupazionali e gettito fiscale, è abbandonato al proprio destino». È l’accusa senza mezzi termini che arriva da Francesco Maldarizzi, Cavaliere del lavoro, presidente di Maldarizzi automotive Spa, e membro esecutivo del direttivo Federauto, l’associazione di categoria che rappresenta circa 1.400 imprese con quasi 50 miliardi di fatturato e oltre 120mila addetti.

In una nota congiunta Anfia, Federauto e Unrae parlano di una perdita secca, a maggio, di 55mila vetture rispetto a maggio 2019, pari a un calo che sfiora il 30%. Di contro cresce l’età media dei veicoli del parco italiano. «Tutti questi dati sono la prova numerica della brevissima durata della prima e finora unica tranche di incentivi, esauriti troppo presto per innescare un effetto volano sul mercato e di conseguenze sulle aziende che hanno invece necessità di una prospettiva a più ampio raggio.

Un autogol del governo che rischia di rinunciare non solo al rilancio del settore, ma al contempo al risparmio sulle cig e alla possibilità di creare nuova occupazione. Solo se c’è respiro nel medio-lungo termine si assume», sottolinea Maldarizzi. Se si vuole si può tentare di invertire la tendenza, ma invece il decreto Sostegni bis, almeno nella prima stesura, aveva azzerato i fondi degli incentivi per chi rottama la vecchia auto e ne acquista una nuova nuova a basse emissioni.
Dubbi anche riguardo la spinta che arriva da alcune forze politiche sull’elettrico. In Italia per ora circolano 32 milioni di vetture in fascia inquinante, «sostituire in quattro anni milioni di veicoli con altri a motore elettrico mi sembra impossibile – sottolinea Maldarizzi – . Oltretutto parliamo di auto costose e che scontano la mancanza di infrastrutture, cioè di colonnine per la ricarica ed è realisticamente impossibile ipotizzare che in Italia ci si possa organizzare in tempi decenti». Poi c’è un altro particolare da considerare: «le accise sui carburanti valgono 38 miliardi di euro all’anno. Parliamo di un oleodotto, di cui gode lo Stato, pari a quattro finanziarie. Se con l’elettrico si elimina questo flusso di denaro, in un Paese, il nostro, che non produce energia, che si fa? Si mette una bella accisa sull’elettrico».

Ma basterà rifinanziare per l’anno corrente gli incentivi alla rottamazione? L’imprenditore barese e rappresentante di Federauto, non ha dubbi: «Gli incentivi devono essere a lungo termine. Poi, a mio parere sono tre le priorità da affiancare. E faccio appello a tutti i parlamentari. Innanzitutto, in rapporto alle misure di sostegno alla liquidità, la durata dei finanziamenti deve essere prolungata da 6 a 15 anni, con la permanenza della garanzia rilasciata da Sace o Medio Credito. Queste per le imprese che abbiano ottenuto un’erogazione di almeno 100mila euro e ne facciano richiesta entro il 31 luglio. Prevedendo anche la trasformazione dal medio al lungo termine per tutti i finanziamenti/mutui in corso. Inoltre nell’ambito delle misure a sostegno, con il perdiurare della crisi Covid, le imposte sui redditi d’impresa, quelle immobiliari, tasse e accise varie per il 2020 e il 2021 dovrebbero essere rateizzate fino a 120 mesi».

Infine, è la proposta pronta sul tavolo di Maldarizzi, «tutte le società che effettueranno nuovi investimenti, nonché le società di nuova costituzione, fino al prossimo dicembre devono poter autocertificare la sussistenza dei presupposti per permessi e autorizzazioni amministrative, urbanistiche, civili, sanitarie, ambientali avviando l’attività». E se qualcuno fa il furbo? «Verifiche a tappeto entro 12 mesi dal deposito delle autocertificazioni».

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