Soffrire di vertigini non è ammesso nella ‘famiglia’ di 1400 persone fatta di muratori appesi alle corde, esperti nel riparare e restaurare facciate di edifici. A capo dei wall men c’è l’imprenditrice Anna Marras, 55 anni, torinese, socia e responsabile per le risorse umane di Edilizia Acrobatica. L’azienda è stata fondata a Genova nel 1994 da Riccardo Iovino, ex skipper, che ha iniziato riparando una grondaia nel centro storico della città per fare un favore a un amico. Edilizia Acrobatica ha chiuso il 2020, in piena pandemia e fermo dei cantieri, con 44,7 milioni di euro di ricavi, in crescita del 14 per cento rispetto al 2019. Da novembre 2018 è quotata sul mercato Euronext Growth Milan e da febbraio 2019 sul mercato Euronext Growth di Parigi. Ha più di 100 aree operative in Italia, Francia e Spagna.
L’anno scorso Anna Marras per reclutare e contrattualizzare altri 350 operai è partita da 60 mila curricula. Da poco è pubblicato un altro bando per la ricerca di 658 nuove figure professionali, tutte a tempo indeterminato, con selezioni sul territorio nazionale: 500 muratori, con percorsi di formazione ad hoc, 125 nell’area commerciale e 33 responsabili d’area.
La sede di Edilizia Acrobatica era in un garage; nel 2006 fatturava 676mila euro, contava 12 persone, Riccardo Iovino operava a Genova e da poco si era affacciato a Milano. “Io entro in ballo allora. Riccardo faceva lavori in prima persona, appendendosi, un po’ come in barca a vela quando saliva in testa all’albero, e si occupava di tutto: vendite, preventivi, incontri con i clienti. Una signora ottantenne la cui famiglia amministrava numerosi condomini nel centro storico, dopo averlo messo alla prova, aveva deciso di dargli fiducia. Era bravo, però aveva delle difficoltà nel reclutare le persone e tenerle con sé in maniera duratura. Attirava quelli abili ad appendersi, magari appassionati della montagna. Li formava e quelli gli facevano concorrenza su know how, materiale e attrezzature. Questa è la difficoltà vera di un’idea imprenditoriale: per quanto valore abbia, se non utilizza le persone giuste non si può espandere e prendere forma”.
Anna Marras allora era consulente specializzata presso aziende che volevano crescere e prosperare attraverso un processo di maturazione. Lavorava per Open source management, di Paolo Ruggeri, e teneva corsi di formazione, avendo come suoi ispiratori i guru del coaching imprenditoriale come Tom Peters e Stephen Covey, autore del best seller ‘Sette regole per avere successo’. Iovino frequentava gli incontri mensili per imprenditori. “Galeotta fu la classe di studio, ed è stato un doppio innamoramento. Lui aveva il sogno di trasformare l’edilizia in Italia, io quello di contribuire a far emergere e valorizzare il maggior numero di persone, lucidando le loro ambizioni”. Marras decide di rilevare delle quote della società. “Ho capito subito che c’era buon materiale su cui lavorare. Uno dei primi punti di svolta della nostra azienda è stato il cambio di paradigma. Ci volevano abili muratori per incrociare il risultato con le esigenze di tanti condomìni di ristrutturare. Ho creato il dipartimento hr, la cura del personale è il comandamento della mia vita. Sicuramente un bella sfida. Ci siamo ancorati a precisi principi. Ho aperto selezioni per attirare persone di valore e dare loro il coraggio di crescere, non è stato facile formare, non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano. Poi io e Riccardo ci siamo uniti pure nella vita, anche se io sono già nonna”.
Il core business di Edilizia acrobatica è il ripristino completo di facciate, come una qualsiasi preparata azienda di ristrutturazione, montaggio di pareti a cappotto applicate con tecnica su fune, intonaco, rasatura. La differenza sta anche nei materiali tecnologici, sui cicli di lavorazione. “Non è faticoso, anzi lo è meno. All’inizio dico la verità ero un po’ terrorizzata, li guardavo come fanno i bambini. C’è tutto un sistema, le funi sono molto simili alla barca a vela, ci si possono appendere delle tonnellate, noi siamo delle piume. C’è una doppia fune, si lavora in due, se uno si sente male l’altro lo soccorre. Abbiamo delle risorse con più di 50 anni”.
Scalatori, operatori su fune, sistemi di ancoraggi ad incravattamento, tassellazioni chimiche, rapidità degli interventi, sicurezza. “Qui c’è un’attenzione pazzesca, ecco perché servono geometri, architetti, ingegneri. E quando la percezione del pericolo è molto elevata si riduce il rischio stesso; in tutti questi anni mai stato un incidente a chi lavora su fune. I pericoli sono più probabili su un ponteggio. Faccio parte di un gruppo di lavoro all’università di Siena che sta studiando questi temi”.
L’idea di rivoluzionare il mondo dell’edilizia si è concretizzata anche con l’apertura di show room fatti per accogliere le persone. Inusuale la pratica di avere nei quartieri dei point presso cui recarsi, avere un rapporto umano e un punto di contatto con l’impresa che esegue i lavori e, al di là dell’aspetto economico, potersi confrontare sui benefici e sul risultato da conseguire”. L’amministratore di condominio è il tramite. Un’esperienza tutta nuova. “I wall men mentre operano appesi alle funi parlano con gli abitanti del palazzo, spesso a casa ci sono i meno giovani, prendono il caffè che gli viene offerto, a volte anche il pranzo. È quasi uno show guardare qualcuno appeso, i bambini si divertono, e poi gli stabili così non sono impacchettati, i balconi posso avere i loro panni stesi, non c’è il pericolo di intrusioni dei ladri dai ponteggi, e sono sicuri anche gli animali che non se ne vanno a passeggio sulle impalcature. Gli interventi sono decisamente meno invasivi, i ponteggi costano, inquinano, e poi non se ne trovano. I vantaggi sono la qualità della vita, il risparmio, l’aspetto ecologico, tanti riflessi positivi e benefici che non vanno banalizzati. La nostra cultura è metterci l’attenzione”. Nella squadra che lavora sospesa alle cime ci sono anche quattro donne, altre lavorano in azienda in ruoli non operativi ma fondamentali.
Strategie dell’impresa puntate sulla qualità del lavoro. “Bisogna essere innovativi, da sempre abbiamo un dipartimento che si occupa di ricerca e sviluppo”. La formazione ha un ruolo cruciale. “Un giorno al mese teniamo una riunione per misurare le nostre performance intermedie, scambiare le azioni di successo perché possano essere migliorate e replicate, per poter far crescere la capacità di iniziativa dell’individuo, la sua possibilità di sentirsi una guida e vivere delle emozioni positive. Con l’obiettivo di farli stare bene, farli realizzare. Li chiamo i clienti interni. Abbiamo creato una nostra Academy. Sono grata a Riccardo che me lo ha permesso perché rinunciare a un giorno di lavoro al mese con i relativi mancati incassi, è un grande sforzo, ma anche l’atto vero di fede nelle risorse”.
Per i collaboratori, Marras ha abolito la parola dipendenti, ci sono piani di crescita e incentivi a tanti livelli, altre possibilità. Scuola serale, corso per geometri, per acquisire clienti, gestire squadre. “Devono essere dei bravi muratori, abbiamo contribuito nel rivalutare questa figura e vediamo che i nostri ragazzi ne sono proprio fieri, una nuova categoria, numeri uno nella relazione. Monitoriamo che guadagnino un po’ di più e che realizzino i loro sogni di vita. In cinque casi da muratori sono diventati responsabili di area. Abbiamo creato anche un ramo multiservizi che ci consente di convertire le risorse più attempate o che non desiderano più lavorare appese. Ogni tanto si mettono in proprio, vuol dire che funziona. Il requisito è l’auto motivazione. Guardare le cose dall’alto apre degli orizzonti”.
Di formazione Marras si occupa anche in Brasile dove c’è una società del gruppo “e tanto da lavorare”. Dal beauty e dalla profumeria di lusso, il campo in cui l’imprenditrice ha lavorato a lungo in precedenza, dopo una mancata laurea in Architettura “perché dovevo mantenermi lavorando”, il passo non è stato così lungo. “Prendete delle azioni di successo in un settore e mettetele in un altro settore. Io venivo dalla profumeria di lusso, dove l’attenzione al cliente finale è quasi esasperata e sembrava abbastanza distante dall’edilizia. La cultura differente mi è servita moltissimo perché in quegli anni il mondo del mattone ha avuto una flessione del 65 per cento. Ho creato personalmente la rete commerciale cominciando a fare telefonate. Subito è nato il customer service”.
Il sogno di Anna Marras, molto legata alle sue origini sarde, il papà Sergio, il nonno Pietrino, di Carbonia, militare nella finanza, più che a quelle valtellinesi da parte di madre, si è realizzato. La rinuncia alla laurea è stata compensata dalla nascita di due figli, prima Bruno, 36 anni, e poi Giulia, 32, che l’ha resa nonna di Matteo, “il mio più grande amore”. Il suo ideale è vivere all’aria aperta, a contatto con la natura, che sia l’acqua “vado in barca in catamarano”, che siano le piante e il verde di cui ama circondarsi. “Lavoro perché è una grande passione, mi permette di realizzare a pieno la mia identità. Nel nostro progetto c’è l’espansione in Europa e andare Oltreoceano. Da 22 anni sono buddista, è stata la svolta. Sulla mia visione delle strategie aziendali ho scritto ‘Spiritual business’, e di recente ‘L’impresa è donna’, storie di imprenditrici di successo: lo lanciamo l’otto marzo a Bologna”.
Il superbonus ha dato un grande impulso all’attività edilizia. “Le richieste sono aumentate ma abbiamo mantenuto la nostra crescita abituale attraverso tutti gli interventi che non accedono al bonus. Noi lavoriamo sul quadrante due, quello che previene, dove le attività cioè non si presentano con urgenza ma sono molto importanti. Il bonus è stato un booster che abbiamo dosato dando sempre priorità al nostro lavoro quotidiano, senza abbassare la guardia. Sarebbe sbagliato farci travolgere dall’onda. Stiamo cercando di diffondere questo nostro modo di pensare all’impiantistica elettrica e idraulica perché deve esserci una buona base organizzativa”.
Anche l’imprenditrice ogni tanto si appende alle funi vestita come uno dei supereroi della Marvel. Lo fa soltanto per l’omonima associazione no profit che ha fondato con Edilizia Acrobatica. “Andiamo in giro per gli ospedali pediatrici con la missione di portare il sorriso, raccogliamo fondi e aiutiamo l’associazione”. Lo farà domani, al Bambino Gesù a Roma, per la giornata internazionale sulle malattie rare. “Sarà una bella occasione, ci tengo moltissimo. Ci sarà un gruppo di donne che come me si caleranno e parteciperanno”.
Source: repubblica.it
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