LECCE – Pratiche per l’accesso al credito bloccate e cantieri a rischio. È la denuncia di Confartigianato Lecce che interviene in merito al problema dei ritardi relativi alle procedure per l’accreditamento delle somme riguardanti i bonus edilizi. Mentre da Confindustria arriva un allarme quasi parallelo legato al caro prezzi e alla contestuale scarsità delle materie prime che pone un altro freno alla crescita per le piccole e medie imprese del Salento.
Da un lato quindi le preoccupazioni sulle novità normative introdotte dal Decreto antifrode, che prevedono il visto di conformità per cedere il credito fiscale o accedere allo sconto in fattura, volte a scongiurare la creazione fittizia di crediti inesistenti. Misure che secondo Confartigianato “rallentano l’iter per l’accesso al credito e molte imprese sono a corto di liquidità”. Da qui anche l’appello al Governo affinché intervenga per evitare il blocco dei cantieri.
A lanciare il grido d’allarme sull’effetto “congelamento” è stato il presidente della categoria costruzioni di Confartigianato Lecce, Luigi Marullo, preoccupato per lo stallo causato a seguito del varo del nuovo decreto.
“Il bonus facciate, così come tutti i bonus edilizi, avrebbe dovuto essere un incentivo per il comparto dell’edilizia e invece sta generando un effetto boomerang” spiega Marullo, “con il blocco di quel processo virtuoso generato dai bonus edilizi e che aveva iniziato a dare i suoi frutti. La cessione dei crediti fiscali per lavori in edilizia e sconto in fattura, in seguito all’emanazione del decreto, sono di fatto sospesi. C’è confusione tra gli addetti del settore”.
Le banche infatti hanno di fatto bloccato l’iter per l’accesso al credito. Gli istituti bancari non possono acquistare il credito fiscale senza prima eseguire i controlli antiriciclaggio necessari, e questo sta rallentando tutta la burocrazia con gravi ripercussioni sulla liquidità delle imprese che si ritrovano a dover programmare nell’incertezza.
“Anche le aziende che giustamente si sono adeguate al decreto” lamenta Marullo, “sono in crisi perché hanno pianificato l’attività e l’equilibrio finanziario proprio sulle tempistiche di incasso dei crediti fiscali acquisiti. Un problema che riscontriamo non solo per i nuovi cantieri, ma anche per quelli in corso visto che ci sono vincoli retroattivi che incidono sulle pratiche già avviate”.
Altro aspetto su cui Confartigianato Lecce pone l’attenzione riguarda gli aumenti dei prezzi delle materie prime che sta mettendo in grave difficoltà tutto il comparto artigianale salentino legato all’edilizia. Ci sono categorie, come il ferro o il legname, dove Confartigianato registra aumenti del 70-80 per cento e per questo si chiede, anche in questo caso, un adeguamento urgente del prezzario regionale.
Il rischio per le aziende è infatti quello di dover abbandonare le commesse perché non generano più utili o perché non si riesce a onorare le consegne per insufficienza di materie prime, oramai carissime.
Una problematica che viene contestualmente messa in rilievo anche dal presidente della sezione Piccola industria di Confindustria Lecce, Roberto Marti.
“Le nostre Piccole e medie imprese si trovano ad affrontare una nuova crisi, quella legata alla scarsità delle materie prime, dei componenti elettronici e della forte speculazione sui prezzi che ne sta derivando” ammonisce Marti, “il territorio si stava appena riprendendo dagli effetti della pandemia, che si ripresenta tra l’altro con ulteriori incognite per il futuro, quando si è abbattuta la tremenda crisi dei componenti elettronici e delle materie prime per l’industria”.
“Sono tanti i componenti essenziali per le nostre produzioni diventati ormai introvabili” aggiunge, “anche sui mercati internazionali. Sono talmente rari da alimentare un fiorente mercato del falso. Un’altra stortura della globalizzazione delle produzioni e dei mercati che, in questi mesi, sta mettendo in ginocchio i sistemi produttivi del nostro paese. E a pagarne maggiormente le conseguenze sono proprio le piccole e medie imprese”.
E non si tratterebbe dunque di un tema solo per le poche aziende elettroniche de territorio. Ne stanno pagando le conseguenze molte aziende metalmeccaniche per la carenza di ferro e derivati, l’industria chimica e le costruzioni per la volatilità dei prezzi sui mercati delle materie prime, l’industria cartotecnica, quella di materie plastiche, chi lavora il legname e molti altri settori.
A tale situazione, come evidenziato dal Centro studi di Confindustria, si aggiunge l’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali ampio e diffuso: petrolio +13 per cento a dicembre 2021 su fine 2019, rame +57 per cento, cotone +58 per cento. Di recente, si è aggiunta anche l’abnorme impennata del gas naturale in Europa (+723 per cento).
“Il balzo del gas” evidenzia ancora Marti, “si è trasferito sul prezzo dell’energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: 37 miliardi previsti nel 2022, dagli otto nel 2019”.
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