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Edilizia in netta ripresa nel Levante grazie all’ecobonus. “Manca la manodopera” – Il Secolo XIX

La facciata di un palazzo in via di ristrutturazione

Cna: scarseggiano addetti qualificati e sono aumentati i costi delle materie prime. Istituto Clima: dopo mille cavilli burocratici, stanno finalmente partendo i cantieri 

Chiavari – Il comparto dell’edilizia, trainato dalle agevolazioni sui lavori di ammodernamento delle abitazioni, è in prima fila nella ripartenza. Certo, come sottolinea Serafino La Rosa, segretario Fillea Cgil Genova, non si tratta di un vero boom: «Ci sarebbe per i lavori in autostrada ma, a parte un centinaio di assunzioni da parte di Pavimental, per il resto lavorano tutte ditte del Sud, con la loro manodopera», e quindi «c’è comunque da sperare che, allo sblocco dei licenziamenti, non ne facciano le spese i più deboli, i meno qualificati».

Fatta salva questa premessa, nel Tigullio, dove l’edilizia conta oltre 600 imprese e più di 3.000 lavoratori, i movimenti si vedono, tanto che Pierino Garibaldi, presidente Cna Tigullio, raccontando la sua esperienza, spiega che «è molto difficile trovare la manodopera qualificata per determinati lavori. Io, se potessi, assumerei». Inoltre, «non si trovano più ponteggi disponibili. Le ditte che fanno impalcature hanno ordinato, per poterne montare di più, ma non ci sono le forniture».

Gli edili fanno i conti anche con l’aumento dei prezzi di materie prime e materiali specifici: «Il ferro è triplicato – dice ancora Garibaldi – e i materiali che servono per i cappotti aumentano un po’ tutti i mesi. Noi, invece, dobbiamo attenerci ai prezziari». Segni, evidentemente, della vivacità del mercato. Forse, però, non esattamente rivolto all’ecobonus del 110%, ma alle altre agevolazioni in atto, come si apprende consultando l’Associazione della Proprietà edilizia, che fa consulenza ai proprietari di case e, nel Tigullio, conta su un migliaio di iscritti ed ha attivato uno sportello specifico sulla materia: «Da un paio di mesi, abbiamo notato un interesse generalizzato dei soci nell’investire per la riqualificazione edilizia ed energetica delle loro proprietà sia si tratti di case indipendenti che appartamenti in condominio – spiega Luciano Maggi, responsabile della Delegazione di Chiavari all’interno della sede provinciale di Genova, presieduta da Vincenzo Nasini – Questo, soprattutto grazie alla cessione del credito per i bonus edilizi. Attualmente, su questo versante è molto richiesto l’intervento cosiddetto “bonus facciate” che consente una detrazione d’imposta del 90% ed il sisma bonus al 110%. Interesse negli associati riveste anche il superbonus 110% per interventi di efficientamento energetico, anche se l’applicabilità in case di medio-piccola dimensione, molto frequenti nella nostra zona, non è sempre facile per vari motivi: estetici, costruttivi e di posizionamento. Il tanto decantato “cappotto” non è di immediata realizzazione nella nostra tradizione edilizia di facciate dipinte o a rilievi». «Stanno finalmente partendo i cantieri, anche se dopo mille cavilli – aggiunge Fabrizio Boitano, direttore generale Istituto Clima Liguria, associazione che lavora sui concetti di Casa Clima e Passiv Haus -. Per un 110 ci sono 38 moduli da compilare: i professionisti non erano preparati. Manca ancora un po’ di cultura su vari materiali e i sistemi migliori da adottare per l’impiantistica.

Fi-nalmente, l’Enea ha riconosciuto la VMC (ventilazione meccanica controllata), indispensabile in questa opportunità di finanziamento. Noi siamo i secondi in Italia ad aver inserito le voci nel prezziario della Liguria, dopo Bolzano. Il ricambio d’aria sarà il futuro delle abitazioni e scuole. Avverto però che tutta la filiera deve ancora istruirsi: regioni come il Trentino e il Veneto sono avanti almeno 15 anni». Questi bonus potrebbero essere l’occasione per continuare ad alimentare investimenti nel settore, anche se, sottolinea Garibaldi, «servirebbe una proroga oltre il giugno 2022, e comunque la certezza che tutti gli interventi che partiranno per allora siano finanziati». «Occhio però ai furbetti – dice Boitano – perché saranno sotto sorveglianza dell’ufficio entrate per la durata di 8 anni». «La pratica di cessione – spiega Maggi – comporta chiaramente un iter burocratico impostato principalmente sui canali informatici delle banche, ma è anche una garanzia per un eventuale controllo dell’Agenzia Entrata sulla correttezza». 
 

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