ROVIGO – La quota di case ultracentenarie in Polesine è pari a quella della provincia di Venezia, che oltre agli antichi palazzi della città, ospita tutte le ville della Riviera del Brenta. In provincia di Rovigo, secondo un’analisi elaborata dal Sole 24 Ore su dati Eurostat, praticamente una casa su 10 è stata edificata prima del 1919. Il patrimonio edilizio residenziale censito in Polesine assomma a 124.438 abitazioni. Di queste, quelle che hanno meno di 20 anni sono appena 11.480, il 9,2%, quindi una quota inferiore rispetto alle 11.766, pari al 9,4%, sorte prima del 1919. In provincia di Venezia, a fronte di un 9,9% di edifici ante 1919, ce n’è un 11,1% edificato dopo il 2001. Solo la provincia di Belluno, in Veneto, ha abitazioni in media più vetuste di quelle polesane. Nella provincia montana, infatti, anche in virtù delle sue caratteristiche, ben il 22,3% degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1919, dopo il 2001 appena il 7,2%.
FASCE DI COSTRUZIONE
Tornando alle fasce d’età delle abitazioni rodigine, la quota maggioritaria, 22.889, pari al 18,39%, è sorta negli anni Sessanta, seguita dal 17,6% edificate degli anni 70 e dal 16,1% costruite nel periodo che va dal 1946 al 1960, il momento della ricostruzione postbellica e quello successivo alla disastrosa alluvione del 1951. Sono invece 9.808 le abitazioni che risalgono al periodo fra 1919 e 1945, il 7,9% del totale. Il 21,2%, invece è stato realizzato fra gli anni 80 e 90, mentre appena il 5,3% nel quinquennio fra 2001 e 2010 e solo il 3,9%, ovvero 4.849 unità, ha meno di tre lustri essendo sorto dopo il 2006. Complessivamente, quindi il 61,3% del patrimonio edilizio residenziale polesano ha oltre 50 anni di vita.
Una situazione non dissimile da quella polesana si trova nella vicina provincia di Ferrara, dove il 9,2% di edifici residenziali è ante 1919, il 7,2% fra 1919 e 1945, ed appena il 9,6% è sorto dal 2001 in poi. Decisamente più bassa, invece l’età media nell’altro provincia confinante, quella di Padova, dove solo il 9,2% delle abitazioni è stato edificato prima del 1945, mentre il 14% dopo il 2001. A Verona, la quota di abitazione pre 1945 è pari al 17,5% mentre quelle edificate dal 2001 è l’11,7%.
Dati interessanti soprattutto alla luce del cosiddetto ecobonus 110%, introdotto per far ripartire il comparto dell’edilizia, e l’economia in generale, del quale si sta continuando a discutere anche per l’uso improprio che ne è stato fatto da alcuni approfittatori, come le recenti inchieste che hanno lambito anche il Polesine testimoniano. L’idea di base è, per l’appunto, quella di svecchiare il patrimonio edilizio residenziale rendendolo più efficiente sotto il profilo energetico, che, di questi tempi, non è cosa di poco conto, viste le bollette che stanno arrivando. Tuttavia, dall’analisi del Sole 24 Ore emerge che le abitazione italiane non sono le più vecchie d’Europa. I Paesi con il patrimonio più antico sono, in particolare, il Regno Unito e la Francia, oltre che alcune zone della Germania, in particolare quelle della vecchia Repubblica democratica tedesca. Il patrimonio edilizio più recente, invece, lo si trova in Irlanda e in alcune regioni della Spagna.
MACCHIA DI LEOPARDO
L’Italia, tendenzialmente, presenta una situazione a macchia di leopardo. In alcune province, specie nel Centro-nord, la quota più elevata di immobili è stata costruita prima del 1919. In altre zone del Nord il decennio cui risale la percentuale maggiore di alloggi è quello tra il 1961 ed il 1970, come in Polesine, mentre in molte zone del Sud è quello successivo. In Veneto, tendenzialmente c’è un’ampia quota di nuove abitazioni, o comunque non particolarmente vecchie. Ovviamente su tutto influiscono anche fattori imponderabili: tanto per fare un esempio, nella provincia di Avellino il decennio con la maggiore quota di edificazione è quello che va dal 1981 al 1990, effetto della ricostruzione seguita al terremoto.
Francesco Campi
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