Il comparto florovivaistico ha vissuto un 2020 difficile e tortuoso: la chiusura improvvisa dei punti vendita ha costretto allo smaltimento di ingenti quantità di materiale, unitamente alla sospensione di matrimoni ed eventi. Il 2021 però pare restituire uno spiraglio di speranza, anche grazie a strumenti messi a disposizione del governo. Ne abbiamo parlato con Marzio Liuni, Onorevole della Lega alla Camera dei Deputati.
Com’è stato il 2020 per il comparto florovivaistico e qual è la situazione attuale?
Purtroppo l’anno 2020 è nato sotto una cattiva stella. In questo momento stiamo vivendo di nuovo un momento difficile, con l’intero Paese è in zona rossa. Nonostante i garden e i vivai siano aperti e le aziende di giardinaggio e manutenzione possono lavorare, manca la spinta del privato che va a sistemare il proprio giardino e i fiori. Anche a causa delle limitazioni agli spostamenti, c’è comunque una minore domanda rispetto agli anni precedenti. Speriamo di poter recuperare un po’ dopo il periodo pasquale. Il grosso della stagione di un florovivaista si fa in primavera. Veniamo da un 2020 drammatico, di conseguenza ci aspettiamo e speriamo che da dopo Pasqua si possa aprire sempre di più per permettere alle persone di dedicarsi al proprio giardino.
Quali sono i punti principali della proposta di legge sul florovivaismo?
Questa proposta di legge nasce nel maggio 2019 ed è arrivata a essere votata alla Camera lo scorso inverno all’unanimità. Proviene da un settore che non aveva alcuna visibilità. Il florovivaismo rappresenta circa il 6% dell’agricoltura italiana e ha un numero di addetti molto alto. Avevamo bisogno di un’Ufficio al Ministero che si occupasse in maniera precisa del comparto, avevamo bisogno di un tavolo tecnico che desse le giuste informazioni per la costruzione del piano florovivaistico nazionale, redatto già dal Ministero. Oggi corre tutto molto velocemente e anche il consumo delle tipologie di piante deve passare attraverso professionisti che possono e devono dare i numeri e le informazioni precise. Ci sono molti errori attualmente nel verde urbano, per l’assenza di professionisti. Oggi esistono realtà verdi grandissime e strutturate, ma non ben regolamentate. Andiamo quindi con questa legge a regolamentare i centri di giardinaggio florovivaistici, totalmente agricoli. La floricoltura a tutti gli effetti è infatti il braccio dell’agricoltura.
Strumenti come il Bonus Verde costituiscono un’opportunità per il settore?
Il Bonus Verde è una bella idea, che ancora però fa fatica a prendere piede. Forse andrebbero alzati i massimali, ma è una buona cosa. Ha due scopi: il primo è quello di incentivare il verde all’interno delle case e dei giardini condominiali; il secondo è mettere un freno al lavoro in nero, purtroppo molto sfruttato nel settore della manutenzione del verde. Il Bonus incentiva il committente ad affidarsi a dei professionisti che emettono fattura e permettono la detrazione delle spese grazie al Bonus. Si stanno facendo dei passi avanti, ma come accennavo prima forse bisogna aumentare le cifre.
Quali sono, in definitiva, le prospettive del comparto?
Le prospettive del comparto sono complicate. Veniamo da un 2020 drammatico, e il Governo non è riuscito a ristorare in maniera importante i coltivatori. In alcuni casi hanno veramente preso poco se non niente. Ci sono stati produttori che hanno buttato via il 70% della loro produzione. Si parla sempre di verde e ambiente, anche nel Recovery c’è una parte che riguarda questo campo: è sempre più importante che ci siano Uffici preposti per discutere di queste proposte. Non bastano le idee: per questo la legge che oggi è al Senato è importante che veda la luce il prima possibile. Un esempio: una pianta adulta in città raffresca più di dieci condizionatori che vanno tutto il giorno. Questo fa capire quanto andremmo a risparmiare sul consumo energetico, dando alle piante il giusto spazio. Per dare loro il giusto spazio occorre, come accennavo prima, che ci siano i giusti professionisti.
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