Pubblichiamo integralmente la lettera aperta al presidente del Consiglio Draghi da parte degli ordini degli Architetti di molte città italiane, tra cui Varese, che denuncia la gravosissima situazione dei bonus edilizi, che da opportunità si è rivelata una trappola per committenti e professionisti.
Egregio Presidente,
cantieri rallentati, blocco dei lavori in fase di esecuzione, danni per tecnici e cittadini: gli strumenti messi in campo dal Governo, che sulla carta avrebbero dovuto semplificare gli iter per superbonus e bonus edilizi, sono risultati assolutamente fallimentari. Di fronte ad una norma scritta male, ci si domanda se l’Esecutivo e gli uffici che intervengono nel processo legislativo conoscano i tempi di progettazione e realizzazione di un intervento edilizio.
La realtà parla di professionisti che si ritrovano oggi con lavori fatti o quasi conclusi, senza alcuna possibilità di cessione del credito o sconto in fattura, con l’unica prospettiva di un aumento di contenziosi e azioni legali.
Come si è arrivati a questo? In principio arrivarono i bonus, presentati come incentivi gratuiti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici; poi si comprese che tale meccanismo sarebbe stato efficace solo grazie alla cessione del credito attraverso banche e istituti finanziari.
All’inizio del 2021 si aprì la possibilità della cessione agli istituti bancari, rimanendo il problema delle legittimità edilizie: troppi edifici con abusi, troppo tempo per ottenere i documenti richiesti con gli accessi agli atti, norma complessa e tante circolari di chiarimento. A fine luglio 2021 arrivò la CILAS, si cercò di evitare la verifica della legittimità degli immobili (lasciando ai committenti il rischio di lavori effettuati su parti non legittime) e poi si inserì il vincolo dell’ISEE a 25.000 euro: poco dopo lo si tolse e si modificarono nuovamente le scadenze.
Il 12 novembre 2021 si aggiungono le asseverazioni e le congruità anche per le ristrutturazioni e per il bonus facciate. Il decreto-legge del 25 febbraio 2022 aggiunge l’ennesima incombenza, imponendo di fatto la necessità di avere una singola polizza per ogni cantiere e con lo spettro di un ulteriore aggravio e costi aggiuntivi a danno della collettività. Tra le modifiche apportate, lo stesso DL ha poi nuovamente reso possibili le cessioni multiple del credito per i bonus edilizi, consentendo anche a noi tecnici, per determinati interventi, la possibilità di fare lo sconto in fattura al cliente, per poi procedere alla successiva cessione del relativo credito a un istituto bancario.
Una possibilità che sembrava potesse mettere nuovamente in moto il settore dell’edilizia, illudendo noi tutti su una possibile ripresa del comparto. Ma così non è stato e, anzi, la situazione è peggiorata. Ciò che sembra solo una storia da teatro dell’assurdo, è in realtà la triste vicenda “vera” dei bonus edilizi nel Belpaese.
Professionisti, associazioni di categoria, Rete Tecnica delle professioni da tempo rappresentano il loro disappunto sulle decisioni prese: eppure non sono mai stati consultati.
Chiediamo un dialogo per tracciare una strada nuova che non preveda insidie ad ogni passo. Bisogna intervenire sulle truffe a danno dello Stato, è vero, ma facciamolo scrivendo bene la norma ed evitando di penalizzare cittadini e tecnici onesti.
Noi professionisti oggi continuiamo il nostro impegno professionale perché rispettiamo i nostri committenti, le persone con cui abbiamo preso un impegno da rispettare: ma operiamo in una situazione insostenibile.
Disorientati, imprese e professionisti non sono più in grado di sostenere il peso di scelte sbagliate, come ci testimoniano le numerose segnalazioni che ogni giorno provengono dai nostri iscritti.
Inoltre, non si ha certezza sulla disponibilità dei fondi a copertura: è utile continuare a trascinare regimi di proroga quando la situazione è più complessa?
Chiediamo al Governo di cambiare strada e trovare una nuova formula per incentivare la fiscalità d’impresa e il rilancio dell’edilizia, settore ormai bloccato da decenni.
Noi siamo disponibili al confronto e mettiamo a disposizione le nostre competenze. È necessaria una via d’uscita, non c’è più tempo da perdere.
Firmato:
Gli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori delle province di
Arezzo, Asti, Bologna, Bolzano, Campobasso, Caserta, Chieti, Cremona, Fermo, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Genova, Gorizia, Grosseto, L’Aquila, Latina, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Milano, Palermo, Parma, Perugia, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Prato, Ravenna, Rieti, Rimini, Roma, Salerno, Siena, Teramo, Torino, Trento, Trieste, Udine, Varese, Vercelli, Viterbo.
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