Le più utilizzate sono quelle per la salute e il recupero del patrimonio edilizio
Nelle intenzioni del governo vi è la rimodulazione delle aliquote Irpef. Da rivedere al ribasso almeno per la maggioranza degli scaglioni di reddito, nell’ottica di una riduzione della pressione fiscale, tra le più alte d’Europa. Se ne parla da tempo, ma a ostacolare una riforma oltre alle esigenze di gettito vi sono sempre state anche le opinioni discordanti delle forze politiche.
È anche per questo probabilmente che negli anni scorsi si è preferito ricorrere ad altri metodi, diciamo meno invasivi per il bilancio dello Stato, come il potenziamento di alcune detrazioni fiscali, l’inaugurazione di nuove, il lancio dei tanto discussi bonus.
E i risultati si vedono nelle dichiarazioni fiscali degli italiani. Le ultime sono quelle del 2020 che fanno riferimento ai redditi del 2019, e quindi non includono ancora le conseguenze dell’emergenza Covid, e sono più facilmente confrontabili con quelle degli anni precedenti.
Quello che emerge è che in particolare alcune detrazioni hanno visto un aumento sia del numero di contribuenti che ne hanno usufruito che dell’ammontare totale detratto dalle imposte. Ma anche l’importo medio pro capite è in realtà cresciuto. Sia perché sono cambiate le leggi, appunto, sia per i mutamenti demografici e sociali. È il caso di quelle per le spese sanitarie e per il recupero del patrimonio edilizio.
Le detrazioni fiscali per le spese sanitarie hanno interessato 2,5 milioni di persone in più in 5 anni
È possibile per i contribuenti detrarre dall’ammontare complessivo delle imposte il 19% delle spese sostenute in ambito sanitario, perlomeno quelle al di sopra della franchigia di 129,11 euro. Si va dall’acquisto o dall’affitto di protesi alle prestazioni specialistiche a quelli di medicinali da banco o prescritti, ai ticket pagati al Servizio sanitario nazionale.
Se nel 2015 erano stati 16.897.516 i contribuenti a utilizzare tali detrazioni per le spese del 2014, nel 2020 sono diventati 19.436.113, per un aumento di 2.538.597 persone, il 15%.
A crescere di conseguenza è stato anche l’ammontare complessivo detratto. Si è passati da meno di 16 miliardi a più di 20. Mediamente a livello pro-capite si è passati da 950 a 1030 euro di risparmio.
Con il passare del tempo appare evidente come l’incremento dell’età media abbia avuto la sua funzione, con sempre più persone che raggiungono l’età in cui i controlli e le terapie sanitarie sono più frequenti. Conta probabilmente una maggiore tendenza rispetto al passato a risolvere problemi fisici con interventi e protesi per esempio, l’aumento delle prestazioni private a pagamento, e un minore ricorso al nero.
Che sarà ancora meno frequente con tutta probabilità dopo l’entrata in vigore dal 2020 della norma che prevede la validità della detrazione solo per spese sostenute in modo tracciabile, con bonifico bancario o carta di credito o di debito.
In aumento del 35,2% tra 2015 e 2020 le detrazioni per le spese edilizie
Ancora maggiore è stato l’aumento dei contribuenti che hanno potuto detrarre le spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio, per cui sono previste detrazioni fiscali di diverso tipo in base alla tipologia di intervento.
Sono passati dai 7.615.095 del 2015 ai 10.299.034 del 2020, per un incremento di ben il 35,2%. Ancora più importante, dell’80% è la crescita dell’ammontare complessivo di tasse risparmiato dai cittadini, salito da 4,1 a 7,4 miliardi circa. E da 540 a 720 euro a testa calcolando il dato pro-capite.
Si tratta dell’esito sia della ripresa economica, che in effetti ha consentito a più italiani di affrontare spese in precedenza rimandare, sia di un effettivo allargamento delle agevolazioni.
Di base è possibile detrarre il 50% di quanto si è speso per le ristrutturazioni fino a un massimo di 96 mila euro. Questo vale anche per le manutenzioni ordinarie e straordinarie, per gli acquisti di materiale, le perizie, ecc., nonché per la rimozione di barriere architettoniche.
Se gli interventi riguardano l’adeguamento antisismico la detrazione raggiunge il 65%. Aliquota che poi con il tempo è stata incrementata, e anche da qui viene probabilmente il minor gettito per lo Stato, al 75% se ha consentito il passaggio a una classe di rischio inferiore e all ‘85% se la riduzione è di due classi.
Dal 2018 è stato anche introdotto il Bonus verde, che prevede una detrazione fiscale del 36% per la sistemazione e la manutenzione di giardini e parchi.
La domanda è ora se con l’arrivo della riforma fiscale tali detrazioni saranno mantenute o si riterrà di poterle cancellare o rimodulare per compensare la riduzione delle aliquote generali.
I dati si riferiscono al 2015-2020
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze
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