Green pass e fine dello smartworking: cosa accadrà all’aftermarket?
Tornare alla vita ‘di prima’, un desiderio che si sta finalmente concretizzando e che prevede fra i suoi step anche la fine dello smartworking e quindi il ritorno in ufficio. Sappiamo che l’epidemia da Covid-19 ha instillato nelle persone, come certificato dall’Osservatorio Continental sulla Mobilità 2020, un ritorno di interesse per l’auto privata come mezzo di trasporto che garantisce sicurezza, compresa quella quella sanitaria. Questo atteggiamento si sta probabilmente confermando anche quest’anno e assisteremo quindi ad un aumento della circolazione dei mezzi privati, con un aumento delle necessità di manutenzione. Parliamo quindi per esempio di un aumento dell’usura di pneumatici e freni, per esempio, così come di un non auspicabile ma possibile incremento nel numero dei sinistri, magari delle classiche, piccole collisioni cittadine. La fine dello smartworking potrebbe quindi incrementare il business dell’aftermarket ma non solo: secondo il Ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta “oggi ci sarà un ritorno alla normalità o ad una nuova normalità. È In atto una manovra di politica economica legata alle riaperture, alle piene potenzialità del mondo del lavoro in sicurezza. Il Green Pass è più un intervento di politica economica più che sanitaria“.
Fine dello smartworking, un nuovo inizio dell’economia italiana? Anche per l’aftermarket?
Il Ministro ritiene che: “questi ultimi aspetti del ritorno alla normalità faranno sì che tante parti delle nostre città ricominceranno a vivere. Questo implica consumi, efficienza e produttività, ossia un aumento di consumi e reddito. Ecco perché nell’ultimo trimestre 2021 ci aspettiamo un aumento del PIL oltre al 6%, superiore quindi alle stime della Nadef, che potrebbe derivare da grande distribuzione, ristoranti, terziario urbano”. Se questo si avverasse a giovarsene sarebbe anche l’aftermarket: basta infatti pensare a tutte le attività della logistica connessa ai locali pubblici che gravitano intorno agli uffici, in forte ripresa con tutte le ricadute sulla manutenzione dei mezzi commerciali, per rendersene conto. Lo scenario dell’automotive post pandemia è comunque diverso rispetto a quello della fine del 2019, ad esempio per i vari incentivi e bonus che si sono succeduti nel 2020 e nel 2021. Le agevolazioni c’erano anche prima ma sono molto aumentate in questo periodo, fino alla creazione di un Ecobonus per le auto usate Euro 6, e questo ha tolto dalla strada per rottamazione molte auto ante Euro 5 immettendo al loro posto vetture nuove elettriche e ibride e diverse automobili usate Euro 6. Se le stime del Ministro si concretizzeranno è possibile che si riprenda la manutenzione delle automobili trascurate durante il lockdown, che potrebbero ritornare in auge per la necessità di spostarsi data dalla fine dello smartworkig. Aggiungiamo che se i proprietari delle auto nuove (come quelle acquistate con gli incentivi) raramente si rivolgono agli operatori indipendenti, molti veicoli anziani sono stati rimpiazzati da quello usati Euro 6, più sofisticati e tecnologicamente dotati. Basta pensare ai dispositivi anti inquinamento di ultima generazione per capire che l’aftermarket potrà dire la sua ma dovrà saper operare su dispositivi più avanzati, senza contare che anche una nuova auto elettrica o ibrida potrebbe aver bisogno di ricambi e/o di manutenzione/riparazione. Il concetto è chiaro: la formazione sarà ancor più importante dopo la fine dello smartworking.
Nicodemo Angì
Il progressivo ritorno alla situazione pre-pandemia si sta concretizzando grazie al Green pass e alla fine dello smartworking: quali riflessi ci saranno per l’aftermarket?
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