di Erika Noschese
Resta la cessione del credito il grande problema del Superbonus 110%. La misura varata dal governo centrale è ormai ferma al palo perché ci sono nodi importanti da sciogliere ma a livello politico tutto tace. Con la caduta del governo Draghi poco cambia se non che si allungano i tempi, fermo restando che resta la scadenza del 31 dicembre 2023. “La cessione del credito resta il nodo principale da sciogliere, nulla è cambiato fino ad ora e questo sta solo peggiorando una situazione già difficile per imprenditori e cittadini”, ha dichiarato Angelo Grimaldi, costruttore e presidente dell’Unaco, unione nazionale dei Costruttori che da tempo chiede un cambio di passo a livello nazionale e che mettono a rischio soprattutto le aziende, spesso costrette a rinunciare in corso d’opera per evitare il fallimento. “La scadenza, per quanto riguarda il Superbonus 110% è fissata per il 31 dicembre 2023 ed è ormai dietro l’angolo, manca troppo poco tempo”, ha attaccato Grimaldi che ribadisce la posizione dell’Unaco: “Non c’è una chiara interpretazione delle norme, non sono favorevoli e questo crea danni importanti alle imprese, soprattutto per coloro che hanno scelto di investire in maniera importante forte di quella che poteva essere una grande occasione di sviluppo ma, ovviamente, così non è stato”. Per il numero uno dell’Unaco, al momento serve una norma che salvaguardi il pregresso e per mettere in atto questa normativa sarebbe stato opportuno, fin dal primo giorno, creare un tavolo tecnico con gli attori principali, a partire dai costruttori, dai commercialisti e tecnici perché “solo in questo modo si poteva trovare una strategia che consentisse di salvaguardare quanto fatto fino ad ora e dare una sterzata concreta”, ha chiarito Grimaldi. “Si è verificato esattamente quanto emerso lo scorso anno e da noi costruttori più volte attenzionato con il blocco delle cessioni e le modifiche che non sono state apportate nonostante le varie sollecitazioni – ha detto ancora il presidente dell’Unaco – I fatti ci danno ragione, oggi molte aziende sono in difficoltà e questo vale soprattutto per chi ha fatto un grosso investimento convinto di poter portare a termine un progetto e offrire innovazione al proprio cliente”. Lo scorso anno, è stato prodotto il 6% di Pil ma per affrontare il 2024/2025 occorre assumere importanti decisioni: “serve norma al bonus per abbattere l’aliquota, anche dell’80% perché se è vero che il superbonus 110% terminerà nel 2023 è altrettanto vero che bisogna portare a termine gli impegni elettorali e dare una risposta chiara e precisa non solo ai costruttori ma anche ai cittadini che speravano di poter sfruttare la misura governativa per gli interventi necessari alle loro abitazioni “, ha chiarito ancora Grimaldi evidenziando che l’Unaco sarà vigile e presente rispetto al nuovo governo che avrà il compito di correre ai ripari in tempi assolutamente rapidi. “Noi ci saremo, siamo pronti a vigilare ma ribadisco un concetto semplice: lavori di dieci anni non si possono portare a termine in soli due anni perché si mette a rischio l’intero patrimonio edilizio”, ha poi detto Grimaldi. Altro problema riguarda le professionalità: mancano tecnici e professionalità perché manca la formazione. “Dobbiamo ripartire dai giovani, formarli, permettere loro di specializzarsi e soprattutto avvicinare i ragazzi a questo lavoro, al mondo dei costruttori perché solo così l’Italia può tornare agli antichi splendori perché abbiamo realizzato noi la maggior parte delle opere importanti e dobbiamo ritornare a quel livello altrimenti perdiamo tutti i sacrifici fatti in passato”, ha poi aggiunto il costruttore salernitano che evidenzia quanto l’aumento delle materie prime abbia creato forti difficoltà: i prezzari delle opere pubbliche sono in costante aumento, non c’è certezza circa la stabilizzazione – ha detto infine – Siamo in una fase di stallo, un limbo che non ci consente di assumere nuovi impegni e tutto a discapito del popolo e degli utenti”. Solo un mese fa, Grimaldi aveva chiesto l’attenzione dell’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il governo dovrebbe consentire il completamento dei lavori già iniziati per due motivi principali: evitare il fallimento delle imprese coinvolte (33mila secondo i calcoli degli artigiani del Cna), con la conseguente perdita di posti di lavoro, e scongiurare spiacevoli situazioni per i contribuenti nel bel mezzo di una ristrutturazione. Di fatti, nato per incentivare i cittadini a rendere le proprie case più ecologiche e sicure, il Superbonus si è rivelata una soluzione difficile da gestire e interpretare e sta portando al fallimento decine di imprese, anche in provincia di Salerno così come a livello nazionale.
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Source: cronachesalerno.it
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