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I 10 pagamenti da non fare mai in contanti – La Legge per Tutti

Ricevute di pagamento, detrazioni, prestiti e contestazioni: ecco i consigli per chi usa carte di credito, bancomat o bonifici. 

Gli italiani non hanno più quell’attaccamento morboso ai contanti che avevano negli anni passati. Dopo essere stati a lungo il fanalino di coda dell’Europa per l’uso degli strumenti elettronici, la pandemia Covid ha rivoluzionato il rapporto con il denaro, imponendo pagamenti a distanza anche per la spesa quotidiana. Così, in un solo anno (il 2020 per l’esattezza), l’impiego di carte di credito, bancomat, bonifici e smpartphone è balzato dal 29% al 33% del valore totale dei pagamenti, agevolati anche dalla più rapida tecnologia contactless. Ciò nonostante il cash resta ancora lo strumento principale di cui il privato si serve per le proprie transazioni (per gli imprenditori esistono vincoli molto più stringenti). 

È bene tuttavia sapere che, in determinati casi, la legge vieta o comunque disincentiva l’uso dei contanti con restrizioni che possono pregiudicare la fruizione di benefici fiscali. Senza contare che il pagamento elettronico consente di non dover per forza conservare tutte le ricevute di pagamento e di eliminare la carta dagli archivi. Ecco dunque i 10 pagamenti da non fare mai in contanti. 

In questa mini guida, dal contenuto pratico e schematico, illustreremo cosa è meglio pagare con strumenti elettronici e tracciabili. Ma procediamo con ordine. 

Il negoziante può rifiutare pagamenti con carta di credito o bancomat?

È inutile parlare di pagamenti da non fare mai in contanti se poi l’esercente si rifiuta di accettare le carte di credito o chiede commissioni aggiuntive. Per tale ragione è intervenuta una legge che non solo obbliga tutti i commercianti e i professionisti ad avere un Pos, ma che prevede delle sanzioni amministrative per chi fa spallucce e magari si trincera dietro la consueta scusa dell’assenza di linea o di mancato funzionamento dello strumento. Dal 1° luglio 2022 sono previste multe pari a 30 euro più il 4% della transazione rifiutata. Multe che potrà irrogare anche la finanza su segnalazione del cliente a cui è stata rifiutata la carta. 

Quando è vietato pagare in contanti

Non è una questione di opportunità, ma di un vero e proprio divieto di legge: la normativa sull’antiriciclaggio vieta scambi di denaro in contanti, a qualunque titolo effettuati, tra privati o tra privati e pubblica amministrazione se di valore pari o superiore a 2.000 euro fino al 31.12.2022 e, dal 1.01.2023, di valore pari o superiore a 1.000 euro. La violazione di tale obbligo implica una sanzione che va da 2.000 a 50.000 euro (la soglia minima si abbassa a 1.000 nel 2023): sanzione a carico di entrambe le parti.

Ciò vale quindi per qualsiasi tipo di scambio: vendite, prestiti, donazioni, ecc. Sono esclusi solo i prelievi e i versamenti dal conto corrente: in questi casi, non viene infatti trasferita la proprietà del denaro ma ne viene richiesta solo la custodia.

È vietato frazionare il pagamento in più rate di piccolo taglio solo per violare la normativa. Chi, ad esempio, deve pagare 2.400 euro non può farlo artificialmente in tre soluzioni distinte da 800 euro l’una. I pagamenti rateizzati sono però ammessi quando sono il frutto di un esplicito accordo contrattuale (si pensi all’avvocato che si fa pagare la parcella a stadi del processo o al dentista che chiede acconti ad ogni seduta) o che rientrano nella comune prassi commerciale (si pensi alla ditta di ristrutturazione che viene pagata a stati di avanzamento lavori).

Spese mediche

Per le spese mediche è prevista una detrazione del 19%. Tuttavia essa è collegata al pagamento elettronico. Non si può ad esempio scaricare la visita specialistica presso lo studio privato se si paga in contanti. 

L’uso del cash per le spese mediche resta ancora possibile per: 

  • l’acquisto di farmaci presso le farmacie; 
  • i dispositivi medici come protesi, occhiali, ecc.;
  • le visite mediche ed esami in strutture pubbliche;
  • le visite mediche ed esami in strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale.

In tutti gli altri casi bisogna usare il bonifico o la carta.

Pagamento di colf e badanti

Per i lavoratori domestici non esiste l’obbligo di versamento dello stipendio con bonifico bancario come per tutti gli altri lavoratori dipendenti. Ciò nonostante è sempre opportuno avvalersi di strumenti elettronici per lasciare una traccia. Diversamente, a meno di richiedere ogni volta una quietanza, non si avrà la prova dell’esatto adempimento e si potrebbe essere soggetti all’azione del lavoratore che potrebbe richiedere, fino a cinque anni dalla cessazione del rapporto, tutti gli arretrati non dimostrabili. 

Lavori in casa

Per i lavori in casa sono previste le detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni la cui percentuale viene spesso modificata dalle politiche fiscali del governo (attualmente è pari al 50% con un tetto massimo di 96mila euro). In questi casi non basta il semplice bonifico ma deve trattarsi di bonifico parlante, ossia accompagnato da una specifica causale («Bonifico relativo a lavori edilizi che danno diritto alla detrazione prevista dall’art. 16-bis Dpr 917/1986»). In caso contrario si perdono le agevolazioni ma il pagamento resta comunque valido (purché rispetti la soglia di tracciabilità).

Acquisto elettrodomestici e arredo casa

Anche per queste spese esiste la possibilità di fruire della detrazione fiscale, il cosiddetto bonus mobili. Vi rientrano ad esempio letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, materassi, lampadari, lampade da terra ed elettrodomestici in classe energetica A +, A per i forni per gli elettrodomestici dotati di etichetta energetica.

A differenza di quanto avviene per il bonus ristrutturazioni, in questo caso è sufficiente il semplice bonifico non essendo invece richiesto il bonifico parlante. 

Altri pagamenti da portare in detrazione

Per tutte le altre spese che la legge consente di portare in detrazione sarà sempre opportuno pagare con strumenti tracciabili e chiedere la ricevuta. Si pensi alle spese per l’asilo dei bambini, per la palestra, per gli animali di compagnia.

Prestiti

Quando si fa un prestito, anche a un familiare, è sempre meglio usare il bonifico per mantenere prova dell’avvenuto versamento della somma. Sarà opportuno indicare, come causale, la natura del prestito (ad esempio «prestito fruttifero»). 

In ogni caso, qualora dovessero sorgere contestazioni in merito alla restituzione del denaro, al creditore spetta solo dimostrare l’avvenuto versamento della somma mentre al debitore la prova contraria che si è trattato di una donazione o di un prestito a titolo gratuito, ossia infruttifero (senza interessi).

Si tenga poi conto che se, oltre al bonifico, si ha anche una quietanza o un contratto, il documento scritto consente di agire dinanzi al giudice per chiedere un decreto ingiuntivo in caso di inadempimento della controparte. Diversamente bisognerà agire in via ordinaria, con una causa più lunga e costosa.

Pagamenti per cui è necessaria la prova d’acquisto

È consigliabile – anche se non obbligatorio – non usare mai i contanti quando è necessario precostituirsi la prova di un acquisto o di un pagamento. Si pensi a un oggetto elettronico che potrebbe necessitare di un intervento in garanzia nel caso di guasto: in tal caso, se si perde lo scontrino o la fattura, la garanzia è dovuta esibendo qualsiasi tipo di prova di pagamento (così come ha più volte sentenziato la Cassazione) che può essere data anche dall’estratto conto della carta di credito. 

Canoni di affitto

Per dimostrare il pagamento del canone di locazione è sempre meglio utilizzare strumenti elettronici che, anche a distanza di molti anni, garantiscono la prova dell’adempimento. In ogni caso, anche quando si paga con bonifico, il padrone di casa è obbligato a rilasciare la quietanza se richiesta dall’inquilino. 

Condominio 

Vale quanto appena detto per il canone di locazione; anche qui, lo strumento tracciabile consente di risalire al versamento anche dopo molto tempo e di evitare ingiunzioni di pagamento. In questo modo peraltro non si è costretti a conservare le varie ricevute di pagamento rilasciate dall’amministratore, essendo più che sufficiente la prova della tracciabilità. 


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