Il Piano di ripresa e resilienza dell’Italia, presentato dal governo di Mario draghi per ottenere i finanziamenti del Recovery Fund, è tra quelli che violano i requisiti ambientali stabiliti da Bruxelles. È l’accusa che arriva dal gruppo dei Verdi del Parlamento europeo, che hanno scritto una lettera all’esecutivo comunitario per chiedere uno scrutinio attento, e che puntano il dito contro interventi come l’Ecobonus e il piano per risanare all’ex Ilva di Taranto.
“Abbiamo identificato molti casi in cui i requisiti dettagliati del regolamento e delle linee guida della Commissione per l’applicazione del principio ‘non fare danni significativi’ e la categorizzazione degli investimenti verdi sono stati elusi, ignorati o semplicemente non affrontati, portando al greenwashing e in alcuni casi a una potenziale violazione del requisito di spesa del 37 per cento per gli investimenti verdi”, si legge nella missiva firmata dai due co-presidenti del gruppo, Ska Keller e Philippe Lamberts. Per quanto riguarda l’Italia tra i progetti ritenuti “impresentabili” dal gruppo ambientalista “troviamo il mantenimento dei finanziamenti alle fonti fossili, in particolare al gas, come quelli per l’installazione delle caldaie a condensazione grazie al Superbonus 110 o per il rinnovamento del parco autobus regionale, e all’idrogeno non rinnovabile”, spiegano in una nota i membri della delegazione italiana dei Greens, Rosa D’Amato, Eleonora Evi, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini.
Secondo i deputati “sembrano estremamente problematiche anche le misure previste dal DL Semplificazioni in materia di procedure di valutazione dell’impatto ambientale, che aggirano quanto stabilito a livello europeo dalla Direttiva VIA”, mentre “problematica” è anche “la situazione relativa all’impianto siderurgico ex-Ilva di Taranto, che vede la creazione di nuovi altiforni DRI e forni elettrici, ma con il mantenimento di 2 altiforni a carbone, senza che vi sia una valutazione d’impatto ambientale e una valutazione d’impatto sanitario, come richiesto invece dalla direttiva 2014/52/UE.”
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