Il Superbonus ha avuto il merito, in un certo senso, di “aprire
gli occhi” degli operatori sui vantaggi dell’edilizia agevolata. La
sua aliquota al 110%, mai vista prima, ha portato i contribuenti
che possiedono immobili a interrogarsi sulle proprie possibilità di
risparmio fiscale, al punto che oggi non c’è proprietario di casa
che, nell’ambito della pianificazione di un intervento edilizio,
non richieda un consulto tecnico per comprendere a quali bonus
possa accedere.
Superbonus: il decalage di aliquota
Per questo e altri motivi, l’evidente intenzione del legislatore
di “smantellare” il Superbonus ha gettato i contribuenti nel
panico, generando anche una comprensibile “corsa finale” per
accaparrarsi le aliquote più generose. Abbiamo già detto addio con
il 2023 al 110%, mentre l’anno in corso (2024) vede la
maxi-detrazione applicata al 70%. E scenderà ancora al 65% a
partire dal 1° gennaio 2025, per poi uscire dai giochi nel
2026.
È chiaro che l’attrattività del Superbonus si è ridotta ma,
tenendo conto delle “condizioni al contorno”, il suo progressivo (e
già
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