
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Com’è noto, il nuovo codice dei contratti pubblici ha
stabilizzato e rivitalizzato il collegio consultivo tecnico,
individuandolo come rimedio generale per prevenire o consentire la
rapida risoluzione delle controversie e delle dispute tecniche di
ogni natura che possano insorgere nell’esecuzione dei contratti
(art. 215 d.lgs. n. 36 del
2013: di seguito, codice).
Il Collegio Consultivo Tecnico dopo il correttivo
L’intervento correttivo di fine anno 2024 (d.lgs. n. 209 del
2004: di seguito, correttivo) ha riportato l’istituto al suo
originario ambito applicativo, costituito dagli appalti di lavori
superiori alla soglia di rilevanza europea, dopo la scelta
inizialmente operata dal codice di comprendervi anche lo
svolgimento di servizi e forniture di importo pari o superiore a un
milione di euro.
Dopo le alterne vicende collegate alla sua istituzione,
repentina soppressione e rinascita, il collegio consultivo tecnico
aveva trovato una “definitiva” – ma solo
temporanea – sistemazione nell’art. 6 D.L. n. 76/2020
(conv. in legge n. 120/2022).
Infatti, secondo il comma 1 dell’art. 6 cit., “fino
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