Niente da fare, il “cruscotto” dell’ecobonus, sul sito del ministero dello Sviluppo economico, resta inchiodato sul verde fisso: tranne, naturalmente, che per i fondi (pari a 170 milioni) destinati alle auto con emissioni di CO2 comprese fra 61 e 135 g/km, dove il rosso campeggiava già venti giorni dopo l’avvio della campagna d’incentivi. Arrivati ormai quasi alla fine di luglio, dei 220 milioni destinati a sostenere l’acquisto delle auto elettriche (fascia di emissioni 0-20 g/km) ne sono ancora disponibili 175,7 (oltre l’85%); dei 225 riservati alle ibride plug-in (fascia 21-60 g/km), ne restano, invece, 197,4 (più del 91%). Flop annunciato, perché la domanda di questi tipi di auto è tuttora flebile; ma anche perché il provvedimento è nato male. A contestarlo sono, in primis, le aziende, escluse dalla possibilità di beneficiare del contributo: proprio i soggetti che, al contrario, nonostante la discriminazione risultano essere ancora quelli più propensi (se non quasi gli unici) a buttarsi sul full electric. Non solo: dal contributo è esclusa anche la formula di acquisizione del noleggio (se ne può fruire soltanto in caso di acquisto e leasing finanziario), cosa che ha indotto l’Aniasa (l’associazione che rappresenta in Confindustria il settore dei servizi di mobilità) a presentare al proposito un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Così non va. Al meccanismo degli incentivi servono, dunque, correttivi urgenti. Una parte del mondo politico ne è consapevole, tanto da avanzare delle proposte. La più recente arriva dal ministero dello Sviluppo economico e dal suo titolare Giancarlo Giorgetti, che vorrebbe utilizzare allo scopo lo strumento del decreto “Aiuti bis”, in fase di approvazione parlamentare. Giorgetti suggerisce di aumentare del 50% il bonus previsto agli acquirenti con reddito inferiore ai 30 mila euro. Significa che, per un’auto elettrica, il contributo salirebbe da 3 mila a 4.500 euro senza rottamazione e da 5 mila a 7.500 euro in caso di rottamazione di un’auto con omologazione fino a Euro 4. Per le ibride plug-in, le cifre passerebbero rispettivamente da 2 e 4 mila a 3 e 6 mila. Basterebbe? Difficile dirlo, anche se è probabile che chi ha un reddito annuo inferiore a 30 mila euro ben difficilmente è disposto ad affrontare l’impegno economico che oggi comporta l’acquisto di un’elettrica pura; senza considerare i limiti di utilizzo tuttora esistenti, tra autonomia limitata e difficoltà di ricarica. A proposito della quale, tra l’altro, il ministero ha formulato anche l’ipotesi d’introdurre un ulteriore contributo per l’installazione di colonnine nei box privati e nei condomini, pari all’80% della spesa, con un limite di 1.500 euro per richiedente e di 8 mila per i condomini.
Proroga per lo sconto accise. Più concreta, per il momento, sembra invece la possibilità che venga ulteriormente estesa la riduzione delle accise sui carburanti (benzina, gasolio, Gpl e metano), già portata dal 2 al 21 agosto. Una scadenza troppo vicina, dettata dalla contingenza politica del momento (stava per cadere il governo Draghi), che richiede un ulteriore intervento: lo “sconto” fiscale di 30 centesimi al litro potrebbe pertanto essere esteso fino alla fine del mese di ottobre.
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