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Il futuro a idrogeno di Bosch passa dall’Italia, che vale 2,4 miliardi di ricavi – La Stampa

La strada di Bosch verso il futuro della mobilità a a celle a combustibile passa da Brescia. Perché è lì che ha sede la OMB Saleri, la società italiana con la quale a multinazionale tedesca impegnata nella fornitura dell’industria automobilistica ha avviato una collaborazione tecnologica. L’intesa a diversi zeri (ma non è dato sapere quanti) consentirà a Bosch di offrire componenti per i serbatoi a idrogeno per la produzione di massa. La società di Stoccarda, che aveva già deciso di ampliare gli investimenti nel ramo dei semiconduttori (ha inaugurato uno stabilimento specifico a Dresda), aveva anche anche fatto sapere con il Ceo Stefan Hartung di ritenere l’idrogeno “essenziale per rendere il mondo neutrale dal punto di vista climatico”.

L’opzione è parte di un massiccio piano di investimenti di 3 miliardi di euro: entro la fine del decennio al nuovo business verranno destinati 500 milioni di euro. La collaborazione con la OMB Sileri è strategica soprattutto nel settore degli impianti di rifornimento, un mercato destinato a lievitare in fretta, in particolare, nel settore dei veicoli commerciali.


La filiale italiana è “redditizia” per la casa madre: con 5.800 addetti (e 700 esuberi stimati a Bari entro il 2027) assicura ricavi per 2,4 miliardi (+20%). Nel Belpaese Bosch occupa meno dell’1,5% del personale (quasi 403.000 dipendenti a livello globale), ma incide per oltre il 3% sul fatturato (78,7 miliardi). I dati nazionali (20 società controllate e 4 centri di ricerca) sono stati presentati dal general manager Renato Lastaria, che ha anche parlato di un primo trimestre positivo per il 2022, malgrado la guerra e le incertezze sui prezzi. Dalla Germania Bosch aveva già fatto sapere che gli aumenti delle materie prime sarebbero stati scaricati sulle industrie clienti. “La digitalizzazione, l’efficienza energetica e la sostenibilità costituiscono il nostro core business – ha sintetizzato Lastaria – per questo il gruppo sta investendo, dalla mobilità al riscaldamento, in tecnologie per la neutralità climatica come l’elettrificazione e l’idrogeno”.


Il giro d’affari italiano ha beneficiato lo scorso anno della “intensificazione del lavoro di supporto” con Stellantis, il colosso dell’auto nato dalla fusione tra FCA e PSA, tanto che il settore Mobility Solutions ha “performato meglio del mercato di riferimento”. Fortemente penalizzato dalla pandemia, il ramo Automotive Aftermarket ha in parte recuperato la perdita dell’anno precedente, ma le grandi soddisfazioni sono arrivate dai beni di consumo che hanno fatto registrare un aumento in doppia cifra, anche grazie agli incentivi fiscali.


Bosch ha confermato la “crescita rilevante” per la divisione Termotecnica, anch’essa sostenuta dai bonus pubblici per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico. Gli ordini per caldaie a condensazione in classe A e a basso impatto ambientale, come le pompe di calore, sono stati elevati. Lastaria ha ricordato che se l’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2, quello della mobilità non può essere il solo settore sotto osservazione. Gli impianti di riscaldamento incidono per il 30% sul totale delle emissioni clima alteranti: l’idrogeno potrà rappresentare un’alternativa anche su questo fronte. Bosch lavora a soluzioni ibride con l’idrogeno come additivo al metano per aumentare l’efficienza.

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