L’orientamento del Governo pare essere quello della stabilizzazione degli incentivi, con atterraggio sul livello standard di incentivazione sperimentato prima della pandemia
Sono tante le voci che si susseguono in queste ore sul futuro degli ecobonus. Un primo paletto di certezza è rappresentato dal Documento programmatico di bilancio per il 2022 che fissa le linee di intervento che verranno sviluppate nella legge di bilancio 2022. Lo ha approvato il Consiglio dei Ministri del 19 ottobre scorso (vedi news).Il comunicato stampa relativa alla seduta aveva fatto sobbalzare moltissimi visto che non citava né superbonus, né ecobonus né alcun intervento per l’edilizia.
Proroga degli ecobonus
Comunque rassicuriamo i tanti: la TABELLA III.1 TABELLA III.1 -12 -13 e la TABELLA III.1 TABELLA III.1 -14 -15 del Documento programmatico di bilancio per il 2022 contemplano la voce “Detrazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie ed ecobonus”. Tale voce è accompagnata dalla specifica “Proroga dei bonus per ristrutturazioni edilizie, riqualificazione energetica, mobili, sisma, verde”. Senza alcun dettaglio sulle aliquote che verranno applicate nel 2022. Il tutto è ora al vaglio della Commissione europea che potrebbe anche non essere d’accordo. E al solito ci toccherà attendere fine dicembre per sapere che cosa si farà l‘anno prossimo. E’ da segnalare peraltro che nel Documento programmatico di bilancio per il 2022 non ci è alcun accenno a sconto in fattura e cessione del credito che si sono rivelati potenti driver dell’economia edilizia.
E il futuro degli ecobonus?
Quanto alle prospettive delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica è da segnalare quanto ipotizza Rete Irene, il gruppo di imprese che promuove la riqualificazione energetica.
“Le notizie delle ultime ore delineano per il Superbonus un orizzonte pluriennale indefinito, con un profilo di intensità calante: 110% nel 2022 e 2023, 70% nel 2024 e assestamento al 65% dal 2025, al consueto livello dell’Ecobonus che in tal modo sembrerebbe divenire strutturale. Si accenna anche al Bonus Facciate che, dopo il contrasto manifestato dal MEF, potrebbe essere conservato per un altro anno ancorché ridotto al 70%, per poi essere assorbito al livello standard del Bonus Casa 50% a partire dal 2023. Nulla è stato precisato, invece, in merito ai casi particolari dell’Ecobonus Condomini né al Sismabonus”.
Atterraggio sui livelli pre-pandemia
A voler dar credito a queste indiscrezioni, l’orientamento che pare di leggere è dunque quello della stabilizzazione, con atterraggio sul livello standard di incentivazione sperimentato prima della pandemia”.
Così si esprime il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Virgilio Trivella che evidenzia come non funzioni più il meccanismo delle proroghe annuali. E riflette: “A nostro parere andrebbe assicurata una progressione un po’ meno ripida e annunciata con largo anticipo, proprio per regolare in modo più accorto la temperatura della domanda, assicurare continuità all’offerta e realizzare un robusto consolidamento degli investimenti in capacità produttiva e risorse umane specializzate”.
Prorogare cessione e sconto in fattura
Trivella sottolinea anche che: “ben più importante della percentuale di detrazione è la facoltà di utilizzare gli incentivi con le modalità alternative alla detrazione diretta: cessione e “sconto in fattura”. È palese che, oltre a moltiplicare la capacità propulsiva del meccanismo, la facoltà di cessione rappresenti un irrinunciabile fattore di equità sociale. La sua assenza ripristinerebbe un grave effetto regressivo, avvantaggiando la popolazione più abbiente, con un conseguente ritorno ai modestissimi investimenti in efficienza energetica e sicurezza sismica già sperimentati in passato”.
La storia che non racconta il MEF
Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico non trascura di affrontare il tema della copertura finanziaria degli incentivi. Egli si domanda: ““Ha ragione il Ministro Franco, secondo cui il superbonus può avere “effetti stratosferici” sui conti pubblici, oppure le analisi del CRESME, della Luiss e del Centro Studi CNI, che raccontano tutta un’altra storia?”.
Manca l’analisi dei costi-benefici
E la storia racconta di attività stimolante dagli incentivi che generano materia imponibile e imposte dirette e indirette su tutto il valore aggiunto; di ulteriori attività indotte dalle risorse reimmesse nel sistema economico e nel circuito fiscale da tutti gli attori della catena del valore; di risorse pubbliche risparmiate grazie agli effetti degli incentivi sull’occupazione, sulla salubrità degli ambienti riqualificati, sulla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. I risultati di un’analisi costi-benefici, che oggi è del tutto assente dal dibattito politico, getterebbero una luce diversa sulla sostenibilità degli incentivi e sul loro livello ottimale in funzione dei risultati ecologici attesi.
a cura di Ennio Braicovich
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