di Claudio Maria Maffei
14 FEB – Gentile Direttore,
il prossimo 28 febbraio 2022 scadranno i termini per la presentazione da parte delle Regioni dei progetti per l’utilizzo della prima tranche di finanziamenti del PNRR. I lettori di QS hanno ben chiari tutti gli elementi di criticità e tutte le potenzialità del PNRR.
Ma mentre il dibattito sulle tante questioni sospese proseguono (che vanno ad esempio dall’inquadramento contrattuale della Medicina Generale, alla natura delle Case della Salute ed a quella degli Ospedali di Comunità passando attraverso l’analisi ruolo degli infermieri di famiglia e di comunità e delle Centrali Operative Territoriali), intanto le progettualità regionali vanno avanti in un contraddittorio con il livello centrale finalizzato a verificare la coerenza “formale” (in senso alto ovviamente) tra l’impianto delle schede progettuali regionali con quanto concordato con l’Unione Europea. Insomma, si sta facendo in modo di rispettare gli impegni presi nei tempi previsti.
Proviamo adesso a leggere questa delicata fase della Mission 6 del PNRR alla luce di ciò che sta concretamente avvenendo nelle Regioni. Io proverò a farlo dando un minimo di metodo a questa verifica e applicandolo alla situazione della Regione Marche.
Il rischio era e continua ad essere che i fondi del PNRR vengano gestiti dalle Regioni come una sorta di superbonus in cui si fa una manutenzione straordinaria dei servizi sanitari e socio-sanitari senza alcun rapporto di fatto con la visione di politica sanitaria fortemente innovativa che ha ispirato il PNRR e che ha esplicitamente orientato i suoi interventi ed i suoi finanziamenti.
Pur con tutti i suoi limiti il PNRR fa una scelta chiarissima di potenziamento ed evoluzione dei servizi territoriali in linea col vecchio e poco applicato Piano della Cronicità e coerente con il cosiddetto DM 71 con gli standard “territoriali” che è una sorta di Manuale Operativo per il buon funzionamento della sanità che il PNRR vuole trasformare.
Se l’uso dei fondi del PNRR deve accompagnare questa trasformazione davvero epocale (specie in alcune Regioni) occorre che il processo di gestione regionale e di monitoraggio centrale del PNRR tenga conto di almeno questi quattro aspetti:
• innovazione: intesa come capacità della progettualità regionale di includere nei suoi programmi tutti i sottoprocessi culturali e organizzativi necessari per dare un senso al superbonus (accordi con i Medici di Medicina Generale, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico, funzione di supporto epidemiologico, formazione e utilizzo di infermieri di famiglia e di comunità, ecc.);
• coerenza: intesa come coerenza con le esperienze già fatte, ad esempio in tema di Case della Salute e di Ospedali di Comunità, e soprattutto di coerenza della rete ospedaliera con le indicazioni del DM 70;
• trasparenza: intesa come capacità di rendere tracciabili i criteri di scelta degli interventi, documentati i dati utilizzati, chiare le possibili opzioni e leggibile l’impianto complessivo della nuova rete di servizi che si intende costruire;
• partecipazione: intesa come capacità di coinvolgere gli stakeholder (sindacati, comitati di tutela dei cittadini, professionisti, comunità locali, ecc.) nella formulazione delle scelte e ancor prima nella condivisione della proposta complessiva.
Cosa sta succedendo nelle Marche a distanza di due settimane dalla scadenza della presentazione dei progetti? Da una Agenzia di stampa sappiamo che “Le misure relative alle Marche per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sanità territoriale verranno esaminate dalla Giunta regionale il 14 febbraio prossimo.” Si chiarisce inoltre che “in merito alle notizie stampa sull’attuazione del Pnrr, relativo a Sanità territoriale (case e ospedali di comunità) uscite a seguito degli incontri svolti, le informazioni riportate non sono ufficiali. Il piano andrà all’esame della Giunta regionale lunedì 14 febbraio e successivamente all’adozione verrà presentato nel corso di una conferenza stampa”.
Quindi il processo per la gestione dei primi fondi del PNRR nelle Marche è in pratica concluso. Sì, ma come?
Rispondiamo in base ai quattro criteri di lettura suggeriti:
• innovazione: non valutabile perché non c’è alcun documento ufficiale a supporto complessivo della declinazione dei progetti, ma hanno avuto circolazione solo elenchi non ufficiali di dove realizzare le strutture finanziate (29 Case della Comunità, 9 Ospedali di Comunità, 15 Centrali Operative). E’ ragionevole presumere che il DM 71 non sia stato proprio preso in considerazione;
• coerenza: la Regione Marche più che sulla coerenza col DM 70 sembra contare su una sua revisione in senso meno restrittivo visto che di fatto conferma una rete ospedaliera che non lo rispetta (con a regime tredici ospedali con DEA di primo e secondo livello contro i 10 da DM 70) e visto che fa circolare ipotesi di riapertura di piccoli ospedali riconvertiti. Inoltre, non circola alcuna analisi sulla fine fatta dalle oltre 40 Case della Salute deliberate anni fa e dai 13 Ospedali di Comunità pubblici già attivati;
• trasparenza: non valutabile. E’ stato sostanzialmente un processo sotto traccia per quanto riguarda la possibilità per gli stakeholder di farsene solo una idea;
• partecipazione: di fatto non prevista. Se non c’è condivisione tempestiva e documentata di un progetto complessivo non c’è partecipazione. L’idea di partecipazione della Regione Marche sta tutto in questo Comunicato Stampa della Regione Marchedel 9 febbraio 2022: “Si terranno tra domani e venerdì le Assemblee con i sindaci delle cinque Aree Vaste delle Marche per la presentazione e la discussione della bozza definitiva del PNRR relativo alla Sanità Marchigiana. Il Piano è pronto ma vogliamo ulteriormente condividerlo con i territori prima della approvazione definitiva. Nei prossimi giorni la bozza verrà presentata anche alle parti sociali, agli ordini professionali e ai comitati dei cittadini. La bozza del PNRR Sanità infine verrà discussa in Consiglio Regionale per il confronto con le opposizioni prima della approvazione definitiva in Giunta. Nei fatti con questi metodi e con questi tempi la partecipazione “seria” è stata nulla.
Queste dimensioni del PNRR vanno recuperate per evitare che passi il messaggio che i tempi sono stretti e che per ora è meglio non disturbare il conducente. Messaggio che tutto l’assetto funzionariale che presiede il PNRR a livello centrale e regionale sicuramente e comprensibilmente ha in testa. Ma se il conducente va in direzione sbagliata rispettando i limiti di velocità ci basta?
Claudio Maria Maffei
14 febbraio 2022
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