Brutta doccia fredda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza trasmesso dal governo Draghi al Parlamento: gli investimenti per il futuro del paese in mobilità sostenibile sono stati fortemente ridimensionati rispetto al piano di Conte.
Il PNRR, il documento con cui l’Italia giustifica come spenderà i 191 miliardi di Euro provenienti dall’Europa per riprendersi dallo shock del Covid, non sembra voler apportare grandi cambiamenti al mondo in cui l’Italia ha gestito fino a questo momento il tema dei trasporti, della mobilità e della vita nelle città. Alla voce “infrastrutture per una mobilità sostenibile” sono stati allocati 31,4 miliardi di Euro.
A far capire come il principio del piano è indicativo osservare la cura del ferro presentata prevede investimenti per 940 milioni per le reti ferroviarie regionali a fronte dei 13 miliardi per l’alta velocità (8,6 al nord e 4,6 al sud) e così il numero di treni regionali da acquistare è passato dagli 80 del piano Conte ai 53 di Draghi. Nel futuro sarà ancora più rapido andare da Torino a Lecce, ma andare da Mantova a Monza o da Trapani a Catania continuerà a essere la solita odissea.
Anche il trasporto pubblico locale (grande imputato per la riapertura delle scuole) non ha ricevuto grande attenzione: nel prossimo quinquennio, l’Italia nel suo complesso realizzerà 11 km di metropolitane, 120 km di filobus, 85 km di reti tramviarie e 15 km di funivie. Che è quello di cui avrebbe bisogno da sola Roma.
Ridimensionate anche le aspettative sulla mobilità ciclistica: rispetto ai 2 miliardi necessari per rilanciare la mobilità nelle nostre città, il PNRR ne concede 200 milioni (Il 50% degli investimenti andranno al Sud Italia) che serviranno a realizzare 570 km di reti ciclabili urbane (1000 km nel piano Conte), più 400 milioni per 1.200 km di percorsi ciclabili cicloturistici (1626 km nel piano di Conte).
Quest’ultima allocazione di risorse dimostra che nei palazzi romani ancora si considera la bicicletta più come strumento da passeggiata che non come soluzione di mobilità in grado di migliorare la qualità della vita e le condizioni economiche delle comunità. Peccato.
Diventa difficile credere che, nonostante il nome resiliente, il PNRR possa attuare nel paese quel Green New Deal richiesto dall’Europa, soprattutto a causa del generale disinteresse che il piano dimostra nei confronti delle città che sembrano lasciate a sé stesse ad affrontare traffico, inquinamento e spopolamento.
Dopo la presentazione in Parlamento, il Piano di Draghi sarà inviato alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo che faranno le proprie osservazioni. Incrociamo le dita.
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