Demiurgo invisibile tra le pieghe della burocrazia, il RUP non è
solo un tecnico ma l’architetto di visioni che trascendono il
presente, unendo la saggezza antica dell’arte costruttiva con le
sfide digitali del futuro. Custode di un sapere che spazia tra
norme e intuizioni, dirige il progetto pubblico come una sinfonia
di precisione e audacia, plasmando l’essenza stessa dell’opera con
metodo e innovazione.
I. Prologo: La Genesi del RUP
A. Excursus storico: dalla legge 241/1990 al D.Lgs.
36/2023
L’evoluzione del RUP, da protos heuretes nella Legge
241/1990 a Deus ex machina dei lavori pubblici, segna il
passaggio dall’approccio burocratico al manageriale. Il “Codice De
Lise” (D.Lgs. 163/2006) lo eleva a dominus del
procedimento. Il D.Lgs. 50/2016 lo trasforma in project
manager ante litteram. Il D.Lgs. 36/2023, rinominandolo
“Responsabile Unico di Progetto”, lo consacra demiurgo del
progetto, completando l’odissea normativa da figura procedurale a
progettuale.
B. Il RUP come “primus inter pares” nell’orchestrazione
progettuale
Nel complesso ecosistema dei lavori pubblici, il RUP emerge come
un vero e proprio primus inter pares
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