I l sottosegretario al Ministero per la Transizione Ecologica, Vanna Gavia, in risposta ad una interrogazione parlamentare della scorsa settimana, conferma che le intenzioni del Governo sono quelle di rivisitare lo strumento del Superbonus 110% modificando l’aliquota di detrazione da un lato e semplificando gli adempimenti burocratici dall’altro. La misura, che assieme al pacchetto di incentivi alla cessione del diritto alla detrazione fiscale contenuti nel D.L. 34 del 2020, sta contribuendo ad un nuovo boom del settore edilizio attraverso una intensa attività di ripresa dei lavori di ristrutturazione, vedrà probabilmente un restyling nei prossimi mesi tenuto conto delle esigenze di tenuta del Bilancio dello Stato.
L’aliquota di detrazione dovrebbe passare dal 110% al 75% e allo stesso tempo l’intero settore delle misure di ristrutturazione che oggi hanno aliquote diverse e variabili comprese tra il 50% e il 90% verranno messe a sistema con la unica aliquota del 75%. E quindi anche le semplici ristrutturazioni edilizie vedranno innalzarsi la soglia di detraibili di almeno il 25%. Intanto sia alla Camera che al Senato è passato l’emendamento contenuto nel decreto Sostegni e volto a spostare al 2023 il termine di utilizzo degli incentivi fiscali per il settore. Ad approvazione definitiva del Decreto Legge ci sarà un anno in più per effettuare i lavori e godere della detrazione.
Ad oggi le scadenze sono le seguenti: al 30 giugno 2022 per tutti i lavori; al 31 dicembre 2022 per i condomìni che a giugno 2022 abbiano concluso almeno il 60% dei lavori; al 30 giugno 2023 per gli ex-IACP che al 31 dicembre 2022 abbiano concluso almeno il 60% dei lavori. Ma anche queste date non sono formalmente confermate perché manca ancora a oggi il decreto di attuazione previsto e approvato da Bruxelles che ne dia ampia e piena legittimità. L’armonizzazione delle aliquote non è la unica misura prevista. Dovrebbe ridursi sensibilmente il tempo di fruizione della detrazione che passerebbe, per tutte le forme di ristrutturazione, da 10 anni a 5 (oggi a 5 anni è consentita solo la detrazione da Superbonus 110%).
Ulteriore novità riguarda i soggetti che possono fruire della agevolazione. Il superbonus, credito fiscale riservato in esclusiva ai privati, dovrebbe essere esteso a nuovi soggetti come le strutture ricettive, alberghi, imprese agricole e aziende agrituristiche. C’è poi un ulteriore suggerimento da parte del Parlamento e riguarda l’ulteriore estensione del nuovo regime anche per gli interventi di riqualificazione e messa in sicurezza dell’intero patrimonio immobiliare pubblico, in particolare quello dalle scuole e all’edilizia residenziale pubblica, sanitario, della giustizia e delle strutture sportive. Si tratta quindi di un importante mercato che si apre nei prossimi mesi e dovrebbe trarre continuità almeno sino al 2023. Sul tema della cartolarizzazione dei crediti fiscali, che è il vero perno intorno al quale ruota il successo di questa iniziativa, si va strutturando una modifica alla piattaforma di cessione e si dovrà prima o poi considerare che esiste un limite naturale alla capacità di assorbimento di questi crediti da parte dei grandi istituti finanziari del Paese che al momento ne stanno acquisendo i diritti.
Per coloro i quali non fossero completamente al corrente della questione è opportuno sapere che la spinta ai lavori di ristrutturazione che sta investendo il paese si deve anche e soprattutto alla possibilità di cedere il proprio credito fiscale a determinati istituti che ne accolgono il valore in cambio di uno sconto che funge da corrispettivo della operazione. Se per esempio il contribuente, effettuata una ristrutturazione, si trova a disporre di un credito di 40.000 euro, ha la possibilità, di cederlo a istituti finanziari candidatisi per l’operazione invece che distribuirlo in 5 anni nella propria dichiarazione dei redditi. In cambio di questa cessione, l’istituto finanziario interessato sconta una percentuale piuttosto variabile (ormai in quasi tutti i casi osservati superiore al 10%) e restituisce la differenza al contribuente in forma immediata. Il contribuente ha anche facoltà di cedere il credito alla impresa edile, attraverso la formula dello “sconto in fattura” e in questo caso si troverebbe a versare a questa solo la metà dell’importo dei lavori – nel caso delle ristrutturazioni edilizie – in luogo del totale, accettando di cedere la propria detrazione decennale all’impresa, la quale a sua volta, molto probabilmente, procederà a rivendere il credito ad un istituto finanziario. E’ chiaro che solo grandi istituti finanziari che ogni anno versano all’erario ingenti somme di denaro hanno interesse ad acquistare questi crediti perché possono usarli in compensazione con le imposte che pagano tradizionalmente.
Ma evidentemente c’è un limite naturale alla capacità di assorbimento da parte di questi soggetti rispetto a tutta questa mole di operazioni messa in campo nel Paese e che si prevede verrà realizzata nei prossimi 2 anni. Questo significa tendenzialmente che il prezzo di cessione di questi crediti tenderà ad alzarsi nel corso degli anni irrimediabilmente superando, nelle stime, il valore del 20% rispetto alle attuali tariffe. È anche vero che non tutti gli istituti finanziari operanti sul mercato italiano hanno attivato forme di acquisto dei crediti fiscali e che c’è la ragionevole speranza che si allarghi la platea degli stessi per favorire una riduzione generale del prezzo.
Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista – Revisore Legale
Source: tarantobuonasera.it
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