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Il “Superbonus 110” è una beffa per il Sud – ROMA on line

Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 6 maggio del decreto legge 59/21 si è deciso, fra l’altro, di prorogare i limiti temporali per la realizzazione delle opere ammesse al beneficio fiscale del cosiddetto “Superbonus 110”. Infatti sono state previste alcune modifiche all’articolo 119 del Decreto Rilancio che allungano i tempi per alcune casistiche di interventi che, per varie complicazioni procedurali, non sarebbero riusciti ad ottenere i benefici richiesti. Si tratta di proroghe condizionate dall’avvio concreto dei lavori e relative solo ad alcuni casi riferiti a edilizia dell’Iacp o a proprietari di più unità abitative. È un ulteriore intervento legislativo che mira a rendere praticabile una normativa che si è dimostrata di difficile applicazione nella realtà della edilizia pubblica e privata nazionale. Nata con il lodevole scopo di favorire da un lato il miglioramento del patrimonio edilizio, sotto il profilo efficientemente energetico e della mitigazione del rischio sismico, e dall’altro di favorire la ripresa del settore edilizio in crisi da un decennio, si è rivelata di difficilissima attuazione e, nella pratica, capace di conseguire risultati, sempre utili, ma assolutamente minimali e marginali rispetto all’impatto auspicato sulla edilizia di generale, pubblica e privata. Infatti, anche se la misura era stata pensata soprattutto per i condominii, ad un anno dalla sua istituzione, non solo sono state presentate appena 12milabpratiche asseverate, ma queste per il 90% sono relative ad edifici unifamiliari o ad unità immobiliari indipendenti, mentre appena il 8% sono progetti condominiali e solo il 2% riguardano le case dell’Iacp. Come è noto la maggiore difficoltà, che frena molto l’entusiasmo iniziale, è relativa al quadro normativo italiano che con l’art 49 del DPR 380/2001 vieta qualsiasi beneficio fiscale o contributo pubblico per fabbricati che rechino interventi abusivi dal punto di vista delle norme urbanistiche. Questa condizione, unita alla complicazione della procedura della messa a sistema della filiera operativa, dalla assemblea condominiale alla redazione ed asseverazione del progetto, alla impresa fino all’ente cessionario del credito d’imposta, certamente ha reso difficile il percorso per la attivazione del Superbonus. Ma ad un ulteriore approfondimento dei dati, pubblicati da Eneabad inizio maggio, si evidenzia in maniera lampante che non solo il beneficio fiscale si sta orientando verso le unità immobiliari unifamiliari, o comunque indipendenti, ma l’analisi territoriale dimostra che, forse proprio per la incidenza di fattispecie diffuse di abusivismo, al sud risultano presentate non più del 20% delle richieste, mentre più del 50% delle pratiche in cantiere sono situate in tre regioni del Nord, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna. È più che evidente che in questo quadro normativo l’applicazione del “Superbonus 110” si risolverà in un beneficio quasi esclusivo, o comunque maggiore, per il Nord del Paese ed in una autentica beffa per le regioni del Meridione, dove sarà molto difficile per i condomini, specialmente nei centri storici, riuscire a superare i divieti relativi ad abusivismi anche di minima entità. E la beffa può diventare anche un danno se, come è stato richiesto dai Cinque Stelle e come Draghi ha promesso, si dovesse decidere di finanziare una ulteriore proroga generale fino al dicembre 2023, mettendo la spesa a carico, oltre che del Pnrr, anche del Bilancio Statale del 2022, caricando cioè un beneficio per il patrimonio edilizio del settentrione sulle spalle della fiscalità nazionale e dunque anche del Sud. Sarà quindi necessario che il provvedimento di semplificazione, preannunciato per fine maggio, contempli non solo procedure più veloci ma anche e soprattutto una modifica ragionata dell’art.49 del DPR 380/2001 che consenta al condominio di poter usufruire del Superbonus per il risparmio energetico e per la riduzione del rischio sismico a prescindere dalla conformità urbanistica delle singole unità abitative. Altrimenti si finanzieranno le ristrutturazioni di villini e baite di montagna, ma si fallirà l’obiettivo di riqualificare il più vasto patrimonio immobiliare sotto l’aspetto dell’ambiente e del rischio sismico. 

Source: ilroma.net

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