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Il Superbonus edilizia vale 1 miliardo, ma i cantieri restano chiusi – Repubblica Roma

Il boom c’è stato: dal gennaio 2021 ad oggi, a Roma e nel Lazio le imprese edili hanno portato a termine 5.654 cantieri con il Superbonus al 110%, un incentivo del governo previsto per lavori condominiali di efficientamento energetico e antisismico, o installazione di impianti fotovoltaici e cappotti termici. Cantieri che hanno generato in meno di 12 mesi un volume d’affari di quasi 1 miliardo, per la precisione 942 milioni: il settore edile ha agganciato la ripresa dopo il Covid.

Eppure la ripartenza rischia già di frenare bruscamente perché se la domanda corre, l’offerta annaspa. In mezzo ci sono le imprese edili romane. Che rischiano il blocco a causa della mancanza e del rincaro delle materie prime – a partire da gas e petrolio – e della scarsità di manodopera specializzata per i cantieri.

Tutto il settore è strozzato. Scarseggiano anche il petrolio e il materiale di risulta a causa delle forti richieste di paesi come Turchia e Cina, mentre dal 1 gennaio il calcestruzzo costerà di più perché le aziende produttrici dovranno superare le quote consentite di Co2. Mancano ponteggi in acciaio, cemento armato, materiali isolanti o per costruire gli infissi tra cui stiferite e lane derivate dal petrolio. Tutto questo si traduce in un blocco per l’ultimo anello della filiera, quello delle imprese edili di piccola e media dimensione che svolgono lavori di ristrutturazione interna nei condomini o nelle villette.

Nicolò Rebecchini 

L’allarme arriva dall’Ance Roma-Acer, associazione costruttori edili di Roma: «A oggi, le imprese non riescono a sostenere i contratti già conclusi e non partecipano a nuove gare – spiega il presidente Nicolò Rebecchini – di conseguenza non potrà esserci nessuna ripresa e nessuna attuazione del Pnrr: si profilano danni irreparabili per le imprese e l’occupazione».

La mancanza di materie prime si traduce per le imprese romane in un aumento di almeno il 60% del costo dei materiali, che si riflette poi sul prezzo finale al cliente. E questo sta bloccando il mercato capitolino: al momento, secondo l’Ance-Acer, non c’è azienda edile che non sia costretta a ritardare o a bloccare i cantieri a causa della mancanza di materie prime basilari come la stiferite.

Un esempio? In un cantiere di 50 operai con 100 appartamenti da riqualificare, un ritardo di un mese nel rifornimento di stiferite – imprevisto da 15mila euro – comporta un costo di 70mila euro solo di spese indirette, a cui si aggiungono i danni per la mancata produzione. Altro paradosso è che il 59% delle imprese romane sta perdendo o non trova personale qualificato come geometri o artigiani.

A dirlo è una indagine della Cna capitolina, l’associazione delle piccole e medie imprese: più di 8 su dieci, secondo il dossier, hanno registrato un aumento delle commesse a cui non posso fare fronte perchè mancano le materie prime di base. L’88% delle imprese edili romane trova grandi difficoltà a reperire le materie prime semilavorate: ciò vuol dire che per l’84% delle imprese aumentà i prezzi, il 72% ritarderà la consegna e ben il 54% delle imprese sarà costretto a rinunciare a commesse importanti.

«Siamo di fronte alla ripresa economica più vigorosa degli ultimi decenni, ma le imprese romane rischiano di rimanerne escluse», spiega Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma. L’associazione vorebbe ridurre il carico fiscale, dalla Tari alla Cosap. Tutto questo mentre i costruttori chiedevano al governo di tutelare le imprese calmierando i prezzi delle materie prime di base e semilavorate, in primis gas e petrolio.

Richiesta non esaudita. «Esprimiamo profonda insoddisfazione per il decreto sul caro materiali, che nei termini approvati rappresenta una misura inadeguata per la salvaguardia del settore delle costruzioni – conclude Nicolò Rebecchini – risulta evidente che, se l’intento era quello di aiutare le imprese, si è scelta la strada sbagliata. Il governo non può ritenere di aver fatto tutto il possibile e chiedere alle nostre imprese di essere la forza motrice per il Pnrr».

Source: roma.repubblica.it

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