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Il Superbonus rinnovato divide ancora: “Venti miliardi per lo 0,9% dei palazzi” – La Repubblica

ROMA – Ancora scintille sul Superbonus. Gli artigiani della Cgia di Mestre accusano: “Ci è costato 20 miliardi per lo 0,9% appena degli edifici del Paese, quanto il Reddito di cittadinanza, ma aiutando molte meno persone”. Rispondono i costruttori dell’Ance: “Parallelo azzardato: un conto essere pagati per lavorare, un altro per non lavorare”. Ironico l’ex ministro M5S Riccardo Fraccaro: “Visto che l’obiettivo Ue è ristrutturare il 3% degli edifici all’anno, allora dobbiamo prorogarlo. Poco lo 0,9? Sempre meglio dello zero di prima”.

Ieri è entrato in vigore il secondo decreto anti-frode del governo Draghi: il primo di novembre era poi confluito in manovra e questo diventerà un emendamento al decreto Sostegni-ter in discussione al Senato. Ma le polemiche non si placano. Anzi, a Palazzo Madama i Cinque Stelle sono pronti a spingere per ripristinare la cessione multipla dei crediti (ridotta prima a una e ora portata a tre volte) tra soggetti vigilati da Bankitalia e Consob.

Superare il 30% di avanzamento dello stato dei lavori per le villette o unifamiliari entro il 30 giugno (considerato il quasi blocco di gennaio e febbraio). Allentare la stretta sui professionisti che se asseverano il falso rischiano il carcere da due a cinque anni e la supermulta da 50 mila a 100 mila euro: “Ma c’è l’errore in buona fede, tutti possono sbagliare”.

Le procure di mezza Italia, grazie alla Guardia di Finanza su segnalazione dell’Agenzia delle entrate, hanno scoperto 4,4 miliardi di crediti farlocchi su 38 miliardi totali, di cui 1,5 già incassati e forse spariti e 2,3 sequestrati. Il Superbonus è il meno coinvolto (solo il 3% delle truffe), più gettonato il bonus facciate e gli altri bonus edilizi che fino a novembre godevano di un regime quasi privo di paletti e controlli. “In assenza di limiti, la frode è dietro l’angolo”, dice Filippo Delle Piane, vicepresidente Ance. “Attenzione però, perché pochi furbi alla fine fanno male a tanti onesti”.

Il Superbonus “si può aggiustare, come tutte le cose, anche ripensando l’aliquota del 110% dopo il 2024”. Ma “il nostro settore ha bisogno di tempi lunghi per programmare: ricordiamo che la velocità va a scapito della sicurezza”. Bene quindi per Ance la norma che vincola le imprese ad applicare (dal 27 maggio) il contratto collettivo nazionale dell’edilizia per vedersi riconosciuti i bonus, se i lavori sono di importo superiore a 70 mila euro. “Il contratto dell’edilizia è più oneroso perché ha forme di tutela maggiori, tiene cioè conto che facciamo un mestiere più pericoloso di altri”, dice Delle Piane. “È negativo che si possa aggirare”.

Ma insomma il Superbonus funziona: “Lo scopo è giusto, corretto che lo Stato ci investa perché c’è ritorno diretto e indiretto, sul Pil, sull’occupazione, in termini di minori emissioni, di qualità dell’abitare, di risparmio energetico”. Lo 0,9% di edifici fin qui ristrutturati, calcolato dalla Cgia, fa impressione: “C’è molta demagogia, non è vero che si favoriscono solo le villette. Teniamo conto che in Italia le case uni-bi-tri familiari sono una realtà diffusa e non certo riconducibile ai soli ricchi”. Cgia dice anche che il Superbonus ha “drogato il mercato edilizio, innescando una bolla inflattiva preoccupante” e facendo spuntare come funghi nuove imprese edili: quasi 11 mila nel 2021. “Un fenomeno che va contrastato, non c’è dubbio”, dice Delle Piane. “I prezzi in rialzo? Sì, ma dopo dieci anni di crisi nera ci sta”.
 

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