Non sarà facile per il governo cercare un accordo con la maggioranza in vista della redazione del disegno di legge di Bilancio. In una settimana, il premier Mario Draghi e la squadra dei ministri dovranno trovare gli argomenti giusti per dirimere le numerose controversie sorte nel momento dell’approvazione del Documento programmatico di bilancio (Dpb), inviato al Parlamento e alla commissione dell’Unione europea. La prossima manovra economica, di 23,4 miliardi di euro, nasconde una serie di insidie difficili da superare. Se c’è una condivisione di massima sulla spesa da adottare per la riduzione delle tasse, ben 8 miliardi di euro, che saranno utilizzati per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, non si riesce a trovare la quadra sulle pensioni.
L’unico punto di convergenza tra le diverse forze politiche è dettato dalla necessità di intervenire in maniera tempestiva per evitare il ritorno allo scalone della legge Fornero. Su come farlo è scontro. Come riporta il Corriere della Sera, a far discutere sono, innanzitutto, le scarse risorse messe a disposizione: 600 milioni di euro il primo anno, 450 il secondo e 500 il terzo per trovare una soluzione post Quota 100 che scade il prossimo 31 dicembre. L’ipotesi avanzata dal ministro dell’Economia Daniele Franco, ossia Quota 102 nel 2022 e successivamente, dal 2023, passare alla Quota 104 non piace alla Lega. In termini pratici, scegliendo questa misura, si andrebbe in pensione l’anno prossimo a 64 anni di età, con 38 anni di contributi versati. Dal 2023, invece, per ricevere il vitalizio si dovrà aver compiuto 66 anni, quindi due anni in più dalla misura di partenza.
Rischia di alimentare nuove polemiche anche la decisione di prolungare o meno altri provvedimenti, come Opzione donna, che resta ancora in bilico per il prossimo anno. Anche i sindacati non hanno apprezzato questi tentennamenti e minacciano di mobilitare i lavoratori qualora, nella manovra economica, non vengano assunte le decisioni più vantaggiose per i futuri pensionati. In questo quadro composito si inserisce la questione dei bonus edilizi, per i quali è prevista la proroga, ma all’orizzonte ci sono gli inevitabili tagli, anche consistenti. In particolare, già da subito, il Superbonus 110% avrà delle limitazioni, con l’esclusione delle abitazioni unifamiliari; negli anni a seguire, quindi dal 2024 in poi, l’incentivo dovrebbe scendere al 70%. Anche questo indirizzo è stato completamente disapprovato dai partiti di maggioranza, i quali pretendono che la misura venga conservata per intero.
Source: ilgiornale.it
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