Chi ha progettato il superbonus edilizio probabilmente pensava che l’Italia fosse il paese dei balocchi. Come si può immaginare di avviare una massiccia operazione sul patrimonio immobiliare finalizzata all’efficientamento energetico finanziata completamente dall’erario? All’interno di una finestra temporale ristrettissima, per i tempi dell’edilizia, e per di più in un periodo caratterizzato dalla pandemia con tutti i problemi produttivi che ciò ha comportato? Infatti, il numero di asseverazioni depositate finora supera di poco le 220 mila, su un patrimonio immobiliare di oltre 12 milioni di edifici. Vuol dire che meno del 2% degli edifici ha potuto beneficiare del bonus ideato dai 5Stelle. Ma per raggiungere questo obiettivo il prezzo pagato dalla collettività è stato enorme. Sono 33 i miliardi stanziati finora per coprire i crediti d’imposta. Ma a questa cifra bisogna aggiungere l’aumento folle dei costi dell’edilizia, che ha finito per pesare anche su tutti gli interventi diversi dal 110%.
Il 3 maggio di quest’anno il premier Mario Draghi, aveva denunciato davanti al parlamento europeo che “il costo di efficientamento è più che triplicato, grazie ai provvedimenti del 110%. I prezzi degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati perché il 110 toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. Questi sono i risultati”. Pura follia. Semplicemente chi l’ha ideata non ha tenuto conto che il mercato è governato dalla legge della domanda e dell’offerta. E che se lo stato ti offre di pagarti i lavori di ristrutturazione della tua casa, saranno in molti quelli che accetteranno la gentile offerta. Questo ha dato una scossa, certamente, al settore dell’edilizia, un settore da sempre trainante per l’intero sistema economico. Ma è stato un elettroshock, che ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti: l’improvviso venir meno della contrapposizione di interessi tra l’impresa edile e il proprietario, oltre all’aumento dei prezzi ha portato all’esplosione delle truffe e alla necessaria rincorsa del legislatore per arginarle (si sono contati ben 15 interventi legislativi in un paio di anni), con la conseguenza che ora i crediti d’imposta sono diventati molto difficili da spendere e questo ha messo in sofferenza tutto il settore, inoltre ora si scopre che i fondi stanziati non sono sufficienti a coprire tutti gli interventi ammessi e molti proprietari e molte imprese edili rischiano di trovarsi a metà del guado e di accorgersi che i crediti d’imposta non arriveranno. Qualcuno prevede infatti un tracollo del settore edilizio, il quale potrebbe uscire dall’operazione superbonus in condizioni peggiori di come ci era entrato.
Ance Sicilia ha fatto notare qualche giorno fa che la situazione è potenzialmente esplosiva, perché chi ha iniziato i lavori e si ritrova col cantiere bloccato per l’impossibilità di cedere il credito rischia non solo di essere costretto a lasciare l’opera incompiuta, ma anche di dover restituire le somme ricevute con l’aggiunta di sanzioni. Problema aggravato dal fatto che le banche hanno deciso, come riportato da ItaliaOggi di giovedì scorso, di rendere più incisivi i propri controlli (anche per allontanare lo spettro della responsabilità solidale), con ispezioni mirate, sia on line, sia nei cantieri.
Chissà se l’ideatore del superbonus pensava veramente di vivere nel paese dei balocchi oppure, più prosaicamente, ha messo in atto una gigantesca operazione di distribuzione di risorse pubbliche con l’obiettivo, molto concreto, di aumentare il proprio consenso elettorale. Obiettivo, comunque, fallito.
Source: italiaoggi.it
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